E’ un pomeriggio calmo.

Dalla finestra dello studio osservo il contrasto tra il rosso delle tegole e degli intonaci e l’azzurro sereno e limpido di un cielo già primaverile. Ho appena ‘chiuso sessione’ e il monitor del mio computer è muto.

Un momento di pausa. Sorseggio un thè alla menta. Un fascicolo color lillà posa sul mio tavolo; un’etichetta gialla reca scritto: Ipertesto "Il viaggio", anno scolastico 1999/2001. E’ vero, amo i colori; e le parole; e il silenzio.

La cartella ne contiene tutto il percorso, dalla prima idea, abbozzata in mappa, agli scritti, in varie copie corretti, degli alunni che hanno partecipato a una sessione lunga quasi un anno e mezzo. E’ ‘il cartaceo’ del nostro viaggio dì ideazione e composizione di un ipertesto in linguaggio html.

Le nuove tecnologie, che sono entrate prepotentemente e di necessità tra i tavoli bianchi dei nuovi arredi scolastici, ci hanno chiamato all’appello: anche per noi un turno di prova. Eh già, se non si prova non si impara.

Il passaggio dalla penna al mouse non è stato facile, soprattutto per me, ancora un po’ in rodaggio con queste nuove tecniche di composizione. E non poca è stata la fatica di affidare compiti diversificati e organizzare il lavoro di una quarantina di alunni, motivandoli a sviluppare un contenuto che, lo confesso, avevo pensato io prima di loro, con una motivazione didattica facilmente intuibile. Mi pareva che il tema fosse allettante; in fondo, siamo viaggiatori tutti in questa vita.

E cosi in questi mesi abbiamo imparato a costruire insieme la logica della composizione: la struttura della pagina, con il suo sfondo, le immagini, i rimandi interni, i link delle parole calde, la composizione non in sequenza lineare, ma associativa, utilizzando quello che in un certo senso si potrebbe definire ‘un pensiero laterale’. Abbiamo imparato che anche un ipertesto ha una sintassi ed è rigorosa, altrimenti non si riuscirebbe a realizzare l’idea.

Abbiamo imparato che è proprio dal dialogo, spesso acceso, che nascono le soluzioni più simpatiche, più convincenti; e che non c’è nessuno che sia privo dì idee. Ma abbiamo, tuttavia, anche potuto notare come non sia sufficiente da un punto di vista didattico cambiare ‘il sistema’ per avvicinare ai contenuti, di qualsiasi genere siano, gli alunni dal temperamento un po’ svogliato e superficiale. In ultima analisi, anche in un’aula multimediale si può vedere chi si dà da fare e cerca di imparare e chi resta passivo e apprende quantitativamente e qualitativamente meno.

Ma siamo arrivati alla fine e, se il prodotto ha i caratteri un po’ grossier della ‘opera prima’, è tuttavia, ci pare, un prodotto gradevole che porta il marchio della esuberanza un po’ disordinata di alcuni, dell’impegno intelligente di altri, della pigrizia un po’ incerta che andava continuamente sollecitata di altri ancora, e della nostra buona volontà di insegnanti che amano lavorare con i ragazzi.

Molti altri argomenti si sarebbero potuti trattare e ancora tempo ci sarebbe voluto per rendere più omogeneo l’ipertesto nelle sue varie parti. Ma non dobbiamo dimenticare che i ragazzi che lo hanno realizzato hanno quattordici o quindici anni e che ciò che conta è l’aver provato.

Abbiamo pensato di concludere l’ipertesto con i "titoli di coda", cioè: una indicazione delle musiche scelte come sottofondo, una fotografia di gruppo degli alunni delle classi IV S1 e IV S2 che hanno partecipato.

Paola Marabini

Bologna, febbraio 2001

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