La donna nella letteratura

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DANTE
 

Attraverso la sofferenza l’amore di Dante si rafforza e si sublima. L’amore per la bella fanciulla involta di drappo sanguigno "involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente"- che egli chiama Beatrice, ha tutt’i caratteri di un primo amore giovanile, nella sua purezza e verginità, più nell’immaginazione che nel cuore. Beatrice è più simile a sogno, a fantasma, a ideale celeste, che a realtà distinta e che procura effetti proprii. Uno sguardo, un saluto è tutta la storia di questo amore. Beatrice morì angelo, prima che fosse donna, e l’amore non ebbe tempo di divenire una passione, rimase un sogno ed un sospiro. Appunto perchè Beatrice ha così poca realtà e personalità, esiste più nella mente di Dante che fuori di quella. Non si ha l’amante, ma il poeta, che per qualsiasi incidente anche minimo del suo amore si sente mosso a scrivere sè stesso in un sonetto o in una canzone. Quando l’animo di Dante è profondamente commosso, allora è Beatrice, solo Beatrice, che occupa la sua mente, e le sue impressioni, appunto perchè immediate e sincere, sono quasi pure di ogni mescolanza. Il suo amore si rivela schietto come lo sente, più adorazione e ammirazione che appassionato amore di donna. Tale è il sonetto:

 

TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE

E tale è la ballata, ove colla grazia e l’ingenuità di una fanciulla appena scesa dal cielo così parla Beatrice:

Io mi son pargoletta bella e nova,
e son venuta per mostrarmi a vui
delle bellezze e loco, dond’io fui.
Io fui del cielo e tornerovvi ancora,
per dar della mia luce altrui diletto;
e chi mi vede e non se ne innamora,
d’amor non averà mai intelletto.
Ciascuna stella negli occhi mi piove
della sua luce e della sua virtute:
le mie bellezze sono al mondo nove,

perocchè di lassù mi son venute.

Dante Alighieri

In questa creatura non vi è solo allegoria o concetto scientifico, ma è profondo e radicato, perfettamente realizzato quel primo ideale della donna che appare all’immaginazione giovanile. L’amore non è più un sentimento individuale, ma è il principio della vita divina e umana. Beatrice diviene un simbolo, il dolce nome che il poeta dà al suo nuovo amore.

 

 

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Nasce nel 1265 a Firenze. A nove anni vede per la prima volta Beatrice, a diciotto comincia a poetare intorno a lei. Con la morte di lei nel 1290 ha inizio per Dante un periodo complesso e travagliato che segna il suo inserimento in una problematica culturale più ampia, e nella vita politica del Comune Fiorentino. Come sappiamo da lui stesso la morte di Beatrice lo gettò in un’angoscia profonda che culminò in una vera e propria crisi. Per alcuni anni Dante s’immerse negli studi di filosofia frequentando le "scuole dei religiosi" e le "disputazioni dei filosofanti", mentre componeva, nella Vita nuova, la storia del suo amore per Beatrice.

  

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