Francesca Piccioli, "Virgilia D'Andrea. Storia di un'anarchica", edizioni del Centro Studi Libertari Camillo Di Sciullo, Chieti 2002, pp.190, euro 10

Ecco un volume di impianto scientifico e di piacevole lettura, esordio delle nuove edizioni CSL Camillo Di Sciullo (cas. post. 86, 66100 Chieti; <fab.pal@libero.it>). L'autrice ci propone una documentata biografia di Virgilia D'Andrea (1888-1933), poetessa, giornalista e militante. Sul piano metodologico le questioni che sempre si pongono ad ogni narratore di storie di vita, quelle della sequenza e dell'integrazione efficace tra parte événementielle e descrizione dei contesti ("il problema dell'attore"), sono qui risolte in modo originale e brillante. Vicissitudini personali a forte valenza formativa per una "maestrina" abruzzese nel primo novecento, passioni sociali che certo sono alimentate e segnate da sofferenze per le ferite mai rimarginate, dalle tragedie familiari patite nell'infanzia, dalla solitudine, male oscuro e inguaribile, ma anche dalla felicità in età adulta per la lotta e per la condivisione di amore e ideali di redenzione umana: è il filo di un racconto che attraversa la prima metà del XX secolo, fra Europa e America. Orfana di entrambi i genitori, il padre vittima di un delitto passionale, a sei anni Virgilia è già rinchiusa in un collegio gestito da religiose, un'istituzione insopportabilmente rigida verso la quale maturerà presto la sua avversione. Il conseguimento del diploma magistrale le consente almeno di rifugiarsi nello studio e di affinare le sensibilità. Le letture di Leopardi, Ada Negri, Mario Rapisardi e Carducci sono il suo primo rifugio, il suo aprirsi ad un mondo che teme ma che vuol conoscere. L'"incontro" con gli anarchici avviene in occasione del regicidio di Monza, all'età di dodici anni e... in convento, ossia dalla percezione del fatto che le suore le trasmettono. Il distacco definitivo da quel luogo e dalla natia Sulmona, siamo ormai nel 1909, suscita nella giovane sentimenti contrastanti: gioia per l'affrancamento, ma anche paura per il futuro. E un'intensa malinconia. "..Allorché mi avvicinai timidamente a Suor Giulia, - ne scriverà nel suo 'Torce nella notte'- ella mi pose le mani sulle spalle. Pareva tremasse... E non fu capace di pronunciare una parola. Restò a guardarmi alcuni istanti con una espressione di umiltà e di dolore quasi volesse chiedermi perdono se per colpa d'un regolamento rigido e severo, non aveva potuto darmi un poco della tenerezza d'una madre..." .
Insegna per alcuni anni in varie scuole elementari dell'Abruzzo, poi conosce Armando Borghi con cui condividerà il resto della vita ed un'attiva militanza nei ranghi del movimento. Le conferenze di propaganda e gli articoli nei giornali di lotta, momenti topici dell'acculturazione proletaria novecentesca, sono ragioni della sua esistenza, grido di amore e di altruismo. E c'è una spinta etica che la spinge inesorabilmente verso l'azione febbrile, a ribellarsi alle ingiustizie sociali, per il riscatto umano degli ultimi. Poetessa della rivolta e agitatrice indomita, vive a pieno le stagioni esaltanti dell'antimilitarismo e dell'impegno sindacale come attivista e dirigente dell'USI. Rimane fortemente impressionata dai moti spartachisti in Germania. Nel 1920, dopo il tragico "Natale di sangue" a Fiume e la fine di ogni speranza per la velleitaria repubblica sindacalista dei consigli, scrive a D'Annunzio: "Ma sotto le rovine del vostro sogno crollato cinquecentomila morti, o poeta, sono rimasti sepolti per la seconda volta". Incarcerata per cospirazione contro i poteri dello Stato e per incitamento all'insurrezione oppone all'ottusità dei ferri e delle catene la sua lirica, anelito di libertà che non può essere contenuto dalle sbarre della cella (Non sono vinta!). E la rivoluzione sociale è concepita nei termini di liberazione di tutte le energie compresse.
L'analisi sul fenomeno fascista - violenza contro civiltà - e sul rivoluzionarismo mussoliniano delle origini, è ben delineata in un manoscritto inedito della D'Andrea (reperito presso l'Archivio Berneri di Reggio Emilia). Diverse pagine del libro sono dedicate alle pregnanti questioni del terrorismo rivoluzionario, del tirannicidio. Per la poetessa i bombardieri del Diana altro non sono che "proiettili caricati dalla ingiustizia della società e dal cinismo e dalla viltà della reazione". Il sacrificio di Anteo Zamboni e quello di Michele Schirru, angeli vendicatori del popolo oppresso, ci appaiono in tutto il loro significato simbolico. Vim vi repellere!, ossia respingere la violenza con la violenza, e quindi spezzare le catene è la scelta obbligata per ritrovare il "libero cammino". Contro la dittatura dunque, sempre e senza tregua. Per lei "attaccare il fascismo significa difendere il presente e l'avvenire dell'umanità". Le sorti tragiche di Sacco e Vanzetti, e le battaglie per salvare i due anarchici innocenti dalla sedia elettrica, da "una morte legalmente eseguita", saranno poi un altro fronte del variegato impegno militante della D'Andrea.
L'esilio, in Germania e Olanda, in Francia e negli Stati Uniti, costituisce la sua esperienza formativa in età matura. A Parigi (Nel covo dei profughi), città che ama moltissimo, conosce da vicino il mondo dei perseguitati e degli sradicati d'Europa. Attraverso i suoi scritti, i testi delle innumerevoli conferenze e le collaborazioni alla stampa anarchica internazionale è facile notare - come sottolinea anche la stessa Piccioli - che le emozioni non possono essere considerate irrilevanti per la storia, oppure relegate, aggiungiamo noi, a certi ambiti della storia di genere. E il parallelo con Emma Goldman, proposto a margine del volume, assume una certa rilevanza.
Virgilia muore di cancro a New York, accanto a lei c'è Armando Borghi, amore della sua vita e inseparabile compagno di lotta.
"L'apostolato di Virgilia D'Andrea è stato breve, - ne scrive Auro D'Arcola sull'Adunata - perché breve è stata la sua vita: ma è stato intenso. Vi ha portato il senso squisito di un'arte bellissima; il coraggio di tutte le temerarietà; la tenacia dell'eroismo; e un pensiero profondamente umano che tutto comprendeva e tutto abbelliva".

Giorgio Sacchetti

P.S. Avanziamo un lieve dissenso sulla visione pessimistica della Piccioli, esposta nell'introduzione al libro, rispetto allo stato della storiografia sull'anarchismo. Sulle storie a dimensione regionale, per fare un esempio, i primi studi risalgono agli anni ottanta e non a oggi. Ugualmente, nel decennio successivo, un'importante casa editrice ha pubblicato una voluminosa ricerca a carattere scientifico sul Sindacato Ferrovieri Italiani (dando spazio consono al ruolo degli anarchici all'interno dello stesso).
 

da "Umanità Nova", N. 2, 19 gennaio 2003