Ricorre quest’anno il centenario dello storico sindacato americano degli
Industrial Workers of the World.
Se ne può ripercorrere la storia, ricca di fatti ed aneddoti,
attraverso la biografia di uno dei suoi fondatori: William "Bill" Haywood
1869 – 1928 (tratto da "Big Bill" edizioni Manifesto-Libri).
Sin da giovane si sposta attraverso vari stati della frontiera occidentale
degli States, prima al seguito della sua famiglia, poi egli stesso per
lavoro. Ragazzino, ha occasione di conoscere alcuni vecchi pellerossa che
gli narrano le vicende del loro popolo ed il relativo genocidio compiuto
dai bianchi, inoltre assiste al linciaggio ed impiccagione di alcuni neri,
ad opera dei "bravi cittadini bianchi", perché accusati di reati
comuni o perché avevano osato reclamare quei diritti elementari
che la legge americana aveva appena riconosciuto loro da pochi anni (abolizione
della schiavitù).
Va quindi a lavorare in miniera dove gli giungono gli echi dei fatti
di Haymarket -- il 1 maggio del 1886 e la successiva esecuzione dei "martiri
di Chicago"; in lui nasce e si sviluppa un’embrionale coscienza di classe
anarchica e socialista anche grazie all’influenza di vecchi minatori membri
dei Knights of Labor (Cavalieri del Lavoro – la prima organizzazione di
classe americana).
Entra a far parte della Western Federation of Miners, un combattivo
sindacato (che non nasconde le sue idee socialiste) di minatori di cui
dal 1901 è segretario-tesoriere e leader principale grazie alle
sue doti di organizzatore e brillante oratore.
In questi anni vi sono molti scioperi nello stato del Colorado ed in
quelli limitrofi: i lavoratori chiedono il rispetto delle 8 ore di lavoro,
aumenti salariali, condizioni di lavoro più sicure – le compagnie
minerarie, riunite in cartelli e fondazioni, rispondono con una strategia
duplice; da una parte, intervento dello Stato sotto forma di sceriffi,
legge marziale e milizia statale (che secondo una prassi allora non infrequente
deporta letteralmente lavoratori e sindacalisti in sciopero in città
lontane od addirittura in altri Stati dell’Unione all’interno di quelli
che oggi sarebbero dei Centri di Permanenza Temporanea – il tutto a tempo
indeterminato, in spregio delle stesse leggi e Costituzioni borghesi).
Dall’altra, fanno largo uso di spie e detectives privati per provocare
incidenti e danni nelle miniere, attriti tra i lavoratori ed infiltrare
e schedare il movimento operaio.
Si noti, ad esempio, che durante un lungo sciopero nella città
di Denver (Colorado) la Citizen Alliance (una fondazione che riuniva i
proprietari di miniere e notabili locali) aveva stabilito di servirsi dei
famigerati detectives privati Pinkerton (e si erano già accordati
sul prezzo di tale "servizio") per far deragliare un treno di pendolari
nell’ora di punta, così da poter incolpare del gesto i minatori,
i quali, esasperati dalla lunghezza dello sciopero e dall’intransigenza
padronale, avevano dichiarato ai giornali di esser pronti a "gesti estremi"
nella lotta (intendendo con ciò l’espropriazione e la relativa socializzazione
delle miniere) e scatenare la relativa pesante ondata repressiva. (N.B:
ciò ben un secolo prima dell’attacco alle Torri Gemelle dell’11
settembre…).
La risposta operaia, con Haywood in testa, pur se arrestato e deportato
più volte, è la seguente: azione legale, tramite avvocati
d’ispirazione socialista, per veder riconosciuti almeno gli elementari
diritti borghesi -- lo stesso Haywood spesso in tribunale usava retoricamente
questo espediente per dimostrare tutta l’ipocrisia del sistema borghese
-- e promozione della solidarietà operaia in tutto lo Stato e negli
Stati limitrofi tramite scioperi, picchettaggi e raccolte di fondi per
le spese legali e le famiglie degli scioperanti.
Matura in lui l’idea che la classe operaia può vincere solo
generalizzando la lotta ossia, come diceva nei suoi comizi, far scioperare
i tessili insieme ai minatori e poi i ferrovieri e se non basta tutte le
categorie possibili ed immaginabili in solidarietà le une delle
altre -- più tardi egli organizzò sindacalmente anche cow-boys
e musicisti delle orchestre teatrali di Hollywood….
Da qui la necessità di un unico grande sindacato che andasse
oltre le divisioni di mestiere e che organizzasse tutti i lavoratori –
si ricordi che allora l’AFL, il principale sindacato "concertativo", organizzava
solo i lavoratori meglio pagati e rifiutava l’iscrizione a neri e immigrati.
Si arriva dunque al 2-1-1905, quando nella città simbolo di Chicago
si tiene il Congresso di Fondazione degli Industrial Workers of the World
– con centinaia di delegati di vari sindacati di tutto il paese; Haywood
è estensore del preambolo, per alcuni aspetti attualissimo, che
recita così:
la classe dei lavoratori e quella dei capitalisti non hanno nulla in
comune. Non vi può essere pace finché la fame e l’indigenza
sono il retaggio di milioni di lavoratori, finché lo scarso numero
di persone che compongono la classe capitalistica gode di tutte le buone
cose che valgono ad allietare l’esistenza. Fra queste due classi la lotta
deve continuare finché i lavoratori di tutto il mondo non si organizzino
e non diventino una unità che pigli possesso della terra e delle
macchine produttrici, finché non venga abolito il lavoro salariato.
Noi crediamo che il concentramento delle industrie nelle mani di persone
che diventano sempre più esigue metta le unioni di mestiere nell’impossibilità
di tener fronte alla sempre crescente potenza della classe dei padroni.Invece
del motto reazionario 'una paga equa, per una equa giornata di lavoro'
noi dobbiamo iscrivere sul nostro vessillo l’ammonimento rivoluzionario
'Abolizione del sistema del salario'.
Missione storica della classe operaia è quella di sottrarsi
completamente alla servitù del capitale. L’esercito dei produttori
deve essere organizzato, non solo per la lotta giornaliera contro il capitalista
ma anche per continuare a produrre quando il capitalismo sarà rovesciato.
Organizzandoci industrialmente noi prepariamo la società nell’alveo
stesso di quella vecchia.
Il sindacato ossia era visto come la base della futura società
comunista cui non si faceva mistero di tendere; si ricordi, tra parentesi,
che le pubblicazioni degli IWW erano stampate a decine di migliaia in oltre
venti lingue. La lotta salariale era inscindibile da quella per una società
senza classi. Tra i numerosi fondatori va ricordata la presenza di Lucy
Parsons, vedova di quell’Albert Parsons "martire di Chicago" del 1887,
che fu attiva negli IWW fino alla sua morte.
Haywood rifiuta l’offerta del Partito Socialista, cui era iscritto,
della candidatura al Congresso – e, in precedenza, alla carica di governatore
dello Stato – perché sostiene che il socialismo si ottiene con la
lotta di classe e non coi voti o i parlamenti. Si attira perciò
una certa ostilità da parte dei socialisti (Debs, De Leon). Nel
1910 partecipa al Congresso dell’Internazionale a Copenhaghen dove conosce
molti esponenti dei partiti socialisti europei tra cui anche Lenin -- seppur
presente sotto falso nome per ragioni di sicurezza.
Gli anni prima della Grande Guerra vedono grandi scioperi della classe
operaia americana come quello dei setaioli di Paterson nel New Jersey,
poi sconfitti, od i minatori di Ludlow in Colorado, che saranno attaccati
e massacrati a decine dalla milizia statale, e gli IWW sono in prima fila
come organizzatori, pagando prezzi alti in termini di repressione (Haywood
ed altri dirigenti trascorrono circa un anno in carcere).Nei comizi che
egli tiene è il primo a meravigliarsi del fatto che gli IWW fossero
in grado di riempire stadi di baseball od il Madison Square Garden di New
York – stimando che all’apice della popolarità gli IWW organizzassero
qualcosa come 200 mila lavoratori in tutti gli States.
Con la prima guerra mondiale e la partecipazione al massacro imperialistico,
il governo americano fa votare una legge sul "sindacalismo criminale" --
che passa anche grazie ai socialisti -- volta a stroncare ogni organizzazione
operaia che non collaborasse allo sforzo bellico nell’ambito dell’unità
nazionale, in primis gli IWW: non si contano i militanti condannati a lunghe
pene, ed a volte all’ergastolo, nei famigerati penitenziari di Folsom,
San Quintino ed Alcatraz, dove molti persero la salute fisica ed anche
psichica. Molti lavoratori, alla lettura delle sentenze di condanna, intonano
l’Internazionale in segno di spregio ed estraneità alla corte ed
a tutto il sistema borghese. Gli IWW però proseguono nella loro
risoluta campagna internazionalista e disfattista denunciando come imperialista
la guerra su entrambi i fronti e propagandando la necessità dell’unione
internazionale tra i lavoratori.
La Rivoluzione d’Ottobre dà nuovo impulso all’azione degli IWW
e dei lavoratori americani; a Seattle v’è uno sciopero generale
indetto dagli IWW per sabotare l’invio di soldati ed armi americane nella
penisola russa di Sobciak contro i bolscevichi – anche John Reed, allora
in America a far propaganda per i bolscevichi, plaude all’azione degli
IWW.
Alla inevitabile repressione statale si aggiunge ora quella delle squadracce
e dei sicari assoldati dalle associazioni padronali -- anche qui si vede
come fascisti e nazisti europei non abbiano inventato nulla….; in tutto
il paese non si contano le aggressioni ed i linciaggi a militanti e semplici
lavoratori sospettati d’essere membri degli IWW, nonché gli assalti
alle sedi sindacali in cui, va detto, i lavoratori spesso resistono armi
in pugno infliggendo anche perdite agli attaccanti. La situazione è
critica; molti militanti sono in carcere, quelli in libertà sono
sotto continui attacchi, Haywood stesso, che nel frattempo ha aderito al
neonato Partito Comunista (sezione americana dell’Internazionale), ed altri
dirigenti sono liberi su cauzione ma con una condanna pendente sulla testa
a 20 anni di carcere per attività anti-americane – ciò nonostante
intraprende una campagna in tutto il paese per cercare di tenere unita
l’organizzazione e raccogliere fondi.
Nel ’21, all’esecutività della condanna alla prigione, Haywood
ed altri 250 dirigenti con le loro famiglie emigrano clandestinamente in
Urss su invito dell’Internazionale e di Lenin in particolare per collaborare
col governo bolscevico. Egli muore nel 1928 per un ictus e per sua espressa
volontà le sue ceneri vennero sepolte per metà nel cimitero
di Waldheim a Chicago, accanto a quelle di Parsons e degli altri "martiri",
e per metà a Mosca sotto al Cremlino – unico straniero, oltre John
Reed, ad aver avuto questo privilegio. A proposito dei bolscevichi egli
era solito dire nelle interviste ai giornali operai stranieri – tra l’altro
fu intervistato anche dall’anarchico italiano Nicola Vecchi dell’Unione
Sindacale Italiana – che si meravigliava del fatto che essi passassero
così tanto tempo a discutere di questioni teoriche, temendo che
questo potesse essere deleterio alla lunga, mentre loro IWW erano sempre
stati più "pratici".
L’emigrazione/esilio in URSS provocò un certo smarrimento e
fu visto – o presentato -- in seguito come una sorta di "fuga", contribuendo
allo spostamento dell’organizzazione su posizioni più classicamente
anarchiche (anti-partito) che del resto erano sempre state presenti sin
dalla sua fondazione.
Gli IWW sopravvissero nei decenni successivi tra alti e bassi, ma la
loro stagione eroica terminò praticamente negli anni ’20, quando
vennero schiacciati dalla durissima repressione statale e uno dei loro
principi distintivi, l’organizzazione d’industria, venne fatto proprio
dal riformismo. I grandi scioperi degli anni ’30 non sfociarono nell’abbattimento
del sistema capitalistico, ma nel nuovo sindacato CIO, più moderno
strumento di integrazione della forza lavoro nei meccanismi della società
borghese.
Anche questo evidenzia i limiti teorico-politici degli IWW che, facendo
proprie molte parole d’ordine dell’anarco-sindacalismo, svalutavano il
ruolo del partito rivoluzionario in quanto indispensabile strumento politico
per il superamento del capitalismo. La giustissima esigenza di ricomporre
le divisioni di categoria imposte alla classe operaia dall’organizzazione
capitalistica del lavoro, può concretizzarsi solo sul terreno politico,
quindi del partito, non su quello sindacale, per sua natura espressione
di quelle divisioni ed irrimediabilmente legato al rapporto contrattualistico
con la "controparte" padronale. Gli scioperi, anche quelli più determinati,
mirano, nella sostanza, a migliori condizioni di vendita della forza-lavoro,
a un obiettivo, cioè, che può trovare consensi e generosa
partecipazione in strati anche molto ampi della forza-lavoro, che però,
con la chiusura o il rifluire della lotta, rientrano nei binari della quotidianità.
E’ un errore metodologico gigantesco credere che tutta o gran parte
della classe pervenga in maniera omogenea su posizioni radicalmente anticapitaliste
e vi rimanga anche in assenza di momenti alti di lotta, a meno di non ritenere
che in tempi "normali" l’ideologia dominante non sia quella della classe
dominante. Solo pochi individui, dentro e fuori il proletariato, arrivano
a percepire l’esigenza di andare oltre la singola lotta, percezione che
trova la sua forma cosciente e coerente nel partito rivoluzionario, il
quale permane al di là degli alti e bassi della lotta di classe,
dalla quale però è dialetticamente alimentato sia sul piano
teorico che numerico.
Negli IWW il problema della conquista del potere e della sue gestione
attraverso la dittatura proletaria è risolto o, meglio, non risolto
con il ricorso allo sciopero generale, che avrebbe fatto crollare l’impalcatura
del potere borghese, consegnando ai lavoratori la gestione diretta dei
mezzi di produzione. E’ una visione non solo molto semplicistica, ma venata
di quello stesso evoluzionismo che animava il riformismo della Seconda
Internazionale, perché presupponeva una progressiva maturazione
di massa della coscienza anticapitalista dentro la società borghese.
Anche per questo, negli anni infuocati del primo dopoguerra mancò
così al generosissimo proletariato multinazionale statunitense –
e del resto del mondo, esclusa la Russia – un partito rivoluzionario sufficientemente
radicato per guidare l’assalto al cielo del capitale, sebbene una parte
dei veramente eroici militanti degli IWW aderisse ai due partiti comunisti
nati nel 1919; fu un mancanza di cui stiamo ancora scontando le conseguenze.
Damiano Signorini, "Prometeo", dicembre 2005