Gianni Alasia, "Nostra Spagna", Novara, Emmelibri, 2002, pg. 125, euro 8

Gianni Alasia (classe 1927) è stato giovanissimo partigiano nelle Brigate Matteotti con cui ha preso parte alla liberazione di Torino. Operaio, licenziato per rappresaglia antisindacale, è stato segretario della Camera del lavoro di Torino per quindici anni (1959-1974) e, militante della sinistra socialista, ha partecipato alla fondazione del Psiup, confluendo, quindi, allo scioglimento di questo, nel Pci. Assessore regionale e parlamentare, ha scritto numerosi testi che sempre intrecciano la testimonianza, le esperienze sindacale, politica, umana con grande documentazione e capacità di analisi sull’oggi. Di fondamentale importanza, scritto in collaborazione con altri, "I lavoratori studenti" (Torino, Einaudi, 1969).
L’ultimo suo lavoro verte sulla Spagna, dalla guerra civile del 1936-1939 al declino e crollo del franchismo negli anni settanta.
Sulla prima parte, non potendo per motivi anagrafici, parlare in prima persona del dramma della guerra civile e del suo significato sul movimento operaio spagnolo ed italiano, Alasia si affida alle testimonianze. La vittoria elettorale del Fronte popolare, la tensione sociale che la Spagna vive negli anni trenta, l’immediato “alzamiento” delle forze reazionarie e di gran parte dell’esercito sono narrati da Giovanni Pesce, medaglia d’oro della Resistenza, che, giovanissimo, a diciotto anni (era fuggito in Francia, nel 1923 con i genitori, dopo la vittoria del fascismo in Italia), combatte con le forze repubblicane. E’ l’epopea delle Brigate internazionali, di una delle più grandi espressioni di internazionalismo che il Novecento ricordi. Migliaia di volontari accorrono in Spagna dal mondo intero e tra questi molti italiani che vedono nella lotta contro Franco la prima tappa di uno scontro a livello europeo se non mondiale. Il racconto di Pesce prosegue raccontando il primo scontro a fuoco, quindi le battaglie di Guadalajara e dell’Ebro. Dalla guerra civile passa, quindi,  alla tremenda repressione che la segue (è enorme il numero dei fucilati e dei carcerati) sino alle forme di solidarietà che il nostro paese metterà in atto, dopo il 1945, per gli antifascisti spagnoli.
Dagli anni trenta ai settanta, alle difficoltà del franchismo, alle modificazioni della società spagnola. Parla di questi Bianca Guidetti Serra, avvocata torinese, inviata dai sindacati italiani, come membro della Associazione giuristi democratici ad assistere al processo contro i “dieci di Carbanchel”, attivisti sindacali oppositori del regime (fra questi Camacho). Le condanne saranno durissime, sino a venti anni, in un clima reso ancora più teso dall’attentato a Carrero Blanco, delfino di Franco, avvenuto per coincidenza proprio in quei giorni.
Il testo prosegue analizzando l’intreccio di iniziative operaie tra Italia e Spagna, soprattutto a causa della presenza, nei due paesi, della Fiat. Alasia, come sempre, fornisce dati, analisi della struttura economica e della multinazionale, documenti.
Su questa fase è di grande interesse ancora una testimonianza, quella di Alberto Tridente, dirigente della Cisl; i legami, non solo di solidarietà, fra lavoratori, si esprimono nel rapporto, reso certo difficile dalla illegalità tra  fabbriche e categorie sindacali dei due paesi, Michelin, Italsider, cantieri navali, alimentaristi, edili, bancari.
Oltre ai documenti e ai giornali, Alasia riporta il resoconto di un convegno svoltosi nel 1974, a Candia, presso Ivrea e del seminario (marzo 1975) dell’Istituto Gramsci di Torino.
Nel primo, ospiti del vescovado di Ivrea (mons. Bettazzi), sindacati italiani e lavoratori spagnoli, ancora nella clandestinità, lavorano congiuntamente. Nel secondo, operai, studiosi e sindacalisti italiani e spagnoli discutono della congiuntura economica, della crisi dell’industria automobilistica, delle politiche rivendicative. Il testo riporta gli interventi di due operai spagnoli, di Gastone Cottino, Lucio Libertini, Paolo Franco, segretario della Flm torinese, ma soprattutto studi attenti sulla realtà della Fiat e della Seat, analisi non contingenti sulle prospettive dell’auto.
Ancora, convegni avvenuti in Spagna nel delicato periodo di transizione seguito alla morte di Franco, giornali di fabbrica in cui si cerca un rapporto fra due realtà in cui la somiglianza delle tematiche inizia a prevalere sulle diversità.
Per ultimo, il resoconto dell’incontro, a Barcellona, tra il Partito socialista unitario catalano e il Pci sui problemi dell’economia. E’ il giugno 1980. Sono alle porte le 35 giornate di agitazione alla Fiat italiana, la marcia dei 40.000, i 23.000 espulsi dalla produzione.
Il libro di Gianni Alasia, ancora una volta, è utile strumento per conoscere una stagione che è appena alle nostre spalle, per riscoprire una documentazione dimenticata, per rivivere una pagina di vero internazionalismo che ha percorso gran parte del secolo che abbiamo alle spalle.

Sergio Dalmasso