Giovanni Matteoli, Emanuele Macaluso (a cura di), "Giorgio Amendola, comunista riformista", Soveria Mannelli, Rubbettino, 2001, pp. 185, L. 25.000

Nel giugno 2000, in occasione del ventesimo anniversario della morte di Giorgio Amendola, la rivista "Le ragioni del socialismo", diretta da Emanuele Macaluso, ha organizzato un convegno per ricordare la sua figura e riflettere sulla sua attualità.
Amendola, nato nel 1907, si iscrive al PCI nel 1929. Il padre, grande dirigente liberale, era morto a Cannes tre anni prima, per le conseguenze di una aggressione fascista.
Espatria nel 1931, l’anno dopo è condannato dal Tribunale speciale, nel ’39 è in Tunisia, poi in Francia e quindi partecipa alla Resistenza con ruoli di primo piano.
Dall’iscrizione, la sua vita segue tutta la storia del PCI, dagli anni del “socialfascismo” ai Fronti popolari, dal dopoguerra agli anni ‘60- 70, quando la sua posizione, nel partito, assume una connotazione particolare. Amendola è spesso identificato con la “destra” interna, in contrapposizione alla “sinistra” di Pietro Ingrao. Famose le sue provocazioni: dalla proposta di partito unico della sinistra nel ’64 alla polemica frontale con il movimento studentesco nel ’68, dalla teorizzazione del “PCI partito di governo” nel ’69 alle tante “spallate al partito” nell’ultimo decennio della sua vita. Sempre nella totale convinzione dell’unità antifascista e con un apparentemente contraddittoria “fedeltà” all’URSS e al campo socialista.
Forte in lui la formazione storicista e innegabili l’influenza di Croce e dei grandi meridionalisti.
Il convegno ha visto numerosi interventi, fra gli altri quelli di Natta, Napolitano, Salvadori, Petruccioli, Cafagna, Amato, Tamburrano. Elemento comune nelle, tante e ovvie, differenze, la valorizzazione del riformismo amendoliano, della sua atipicità in un partito legato per anni a dogmi e analisi “ortodosse”. Ovvia l’impostazione politica della rivista e del convegno: la richiesta alla sinistra italiana di accelerare il processo riformista di cui Amendola è stato precursore.

Sergio Dalmasso