Daniele La Corte, "Alessandro Natta, il semplice frate", Genova, Privitera editore, 2001, pp. 201, euro 14,75

Daniele la Corte, giornalista del “Secolo XIX” di Genova, offre in un testo agile e sintetico, una sorta di biografia di Alessandro Natta, per tanti l’”ultimo segretario del PCI”.
Natta nasce ad Oneglia nel 1918, dopo gli studi superiori frequenta la Scuola normale di Pisa dove ha, come maestri, Guido Calogero e Luigi Russo e come compagno di scuola, tra gli altri, l’attuale Presidente della repubblica Ciampi.
Durante la guerra mondiale è militare nelle isole dell’Egeo e viene ferito in uno scontro con i tedeschi. Subisce quindi la deportazione in Germania. Rientrato in Italia si iscrive al PCI, lascia l’insegnamento per diventarne funzionario, è eletto deputato nel 1948. Resterà alla Camera sino alle dimissioni nel 1991. Nel partito assume incarichi nazionali, sino, dopo la morte di Berlinguer, alla nomina a segretario, carica che manterrà per quattro anni, sino al 1988. Abbandonata la militanza attiva, ritorna alla sua Oneglia. Muore il 23 maggio 2001.
Il testo di La Corte ripercorre questa lunga vita, a flash, intercalando nel racconto le testimonianze dirette di Natta, della moglie o di altri protagonisti dei fatti.
Emergono dal racconto l’ambiente di una Oneglia popolare in cui sono penetrate le idee socialiste, una famiglia in cui queste trovano posto (divertente l’aneddoto su Mussolini, allora socialista, insegnante nella città), la figura di Giacinto Menotti Serrati, su cui tornerà negli ultimi anni di vita, l’interesse, già dall’università, per la figura del rivoluzionario francese Buonarroti e per l’esperienza, proprio ad Oneglia, in una repubblica giacobina.
Quindi la guerra, il ferimento, la deportazione, raccontati in un libro, L’altra resistenza, scritto nel 1954, ma uscito a distanza di decenni, nel 1997. Quindi la difficile scelta, dopo il matrimonio, per il funzionariato politico con i gravi problemi di insicurezza economica, l’elezione alla Camera e la lunga esperienza romana. I rapporti politici e le amicizie: Togliatti, Longo, Amendola, Berlinguer…si intrecciano con la storia del PCI e, conseguentemente, del paese.
Natta è deputato (il primo dei comunisti imperiesi) nel 1948 e resta segretario di federazione con impegni pressanti fra Roma e l’imperiese (la moglie ricorda che non esistevano neppure i fine settimana). L’ascesa nel partito è continua (dal comitato centrale alla direzione alla segreteria) e lo vede anche direttore dell’Istituto Gramsci, capogruppo alla Camera, responsabile dell’ufficio di segreteria. Il racconto ripercorre le varie stagioni: il centrismo, il centro-sinistra, l’unità nazionale, il declino del partito e le sue divisioni interne anche nei quattro anni in cui Natta ne è leader.
Su quest’ultima fase maggiore è la tristezza dell’”ultimo segretario”. Dopo la sostituzione con Occhetto (1998), la sua attività politica si modifica profondamente. Vi è il ritorno definitivo in Liguria (la cosa che più di altre mi mancava era il vento, questo nostro vento forte di riviera), l’abbandono della attività di partito a favore dello studio, soprattutto all’opera su Giacinto Menotti Serrati, biografia del dirigente socialista in cui Natta sembra riconoscersi, ricostruita soprattutto sulle sue lettere familiari. Dal libro si può ricavare il pensiero di Natta sul partito politico, sul ruolo nella storia della personalità e delle masse, sul rigore politico e la coerenza morale, sul valore dell’unità.
L’”ultimo segretario”, ritornato “semplice frate” muore il 23 maggio 2001 a causa di un infarto, dopo l’ennesima crisi polmonare, dieci giorni dopo le elezioni che hanno riportato al governo le destre.
L’amarezza nei suoi ultimi scritti è profonda, come l’estraneità ad una politica profondamente deteriorata. Nelle sue ultime volontà, la speranza di restare fino all’estremo quello che sono stato, illuminista, giacobino e comunista.
Un testo che non ha la pretesa di essere una biografia (che manca e sarebbe di non piccolo interesse) né di fornire chiavi interpretative, ma che riesce a far parlare il protagonista, a rivivere momenti lontani, ma anche prossimi a noi, a mediare, nella storia di una lunga vita, gli aspetti politici e quelli personali.

Sergio Dalmasso