Luigi Carletti, "Alla larga dai comunisti", Baldini Castoldi Dalai editore, pp. 380, Euro 15

I comunisti non mangiano i bambini

Questo libro me lo sono fatto durare. Ho centellinato pagina dopo pagina facendo attenzione a non finirlo troppo presto. Luigi Carletti racconta le vicissitudini di Cristiano, un ragazzino che studia al liceo classico, frequenta amici strani - ma tipici della provincia toscana - come il Montagna e il Pippia, conosce il sesso, consuma i primi rapporti con donne più grandi di lui e anche con alcune coetanee. Cristiano è un ragazzo poco socievole, non è molto bravo a scuola, vive in una famiglia con il padre socialista (diventerà addirittura craxiano) e la madre democristiana e baciapile. Il suo sogno è quello di sfondare nel mondo del calcio e di vestire la maglia granata del Torino. La sua passione calcistica è valorizzata da quei tre comunisti dei fratelli Semplici, che hanno messo su la Polisportiva Ginestra per togliere tanti ragazzini dalla strada. Tutto questo nonostante la madre gli raccomandi di stare alla larga dai comunisti, cerchi di spingerlo a giocare nella squadra dei preti e a frequentare orribili lezioni di piano.
Ma non posso raccontarvi un romanzo di formazione così bello e intenso come quello che ha scritto Carletti, una storia ambientata in modo magistrale in una città marinara sferzata dai venti di libeccio e di scirocco. Un romanzo commovente, lirico, spietato e soprattutto vero. Carletti ci racconta la nostra generazione di quarantenni che ha vissuto lo scontro epocale DC - PCI, l’avvento di Craxi, le Brigate Rosse dei compagni che sbagliano, i sogni infranti e la vita di provincia, così uguale a se stessa, giorno dopo giorno.
Ma non basta.
Alla larga dei comunisti prova a spiegare la disgregazione delle famiglie, le amicizie che si perdono, le piccole e grandi tragedie della vita e le decisioni sbagliate. Ci sono storie di calcio e di droga, di sesso e di amore, rapporti fallimentari senza speranza e uomini che nella vita saranno sempre sconfitti. I personaggi sono così credibili che ci si affeziona a Cristiano e si freme per ogni sua disavventura, fino a un doppio finale a sorpresa che ci lascia con l’amaro in bocca solo perché il libro è terminato. Quando ho chiuso l’ultimo capitolo mi sono addirittura commosso, ché in mezzo a quelle pagine che profumavano di passato e di rimpianto ho ritrovato un po’ di me stesso e della mia adolescenza.
 

Gordiano Lupi, da http://www.ilpungolo.com/