27/07/2022

Stop a nuovi insediamenti logistici nell’area metropolitana: accordo territoriale tra Città metropolitana e Regione

Economia e lavoro

Stop a nuovi insediamenti logistici, rispetto a quelli già autorizzati, per contenere il consumo di suolo e favorire una crescita sostenibile, preservando i margini residui previsti dalla legge regionale per insediamenti di carattere manifatturiero e produttivo ad alto valore aggiunto. Sono questi gli obiettivi principali dell’Accordo territoriale tra Città metropolitana di Bologna e Regione Emilia-Romagna approvato mercoledì 27 luglio dal Consiglio metropolitano e dalla Giunta regionale, un’intesa innovativa sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Dal 2018 infatti – come dimostrato dalle analisi effettuate dal tavolo interistituzionale di Città metropolitana di Bologna e Regione Emilia-Romagna che in questi mesi ha lavorato all’Accordo – l’entità della superficie territoriale già consumata e consumabile per funzioni logistiche, a seguito dell’attuazione dei procedimenti recentemente approvati e avviati, è molto elevata: circa 66 ettari all’anno di nuovo suolo agricolo sono stati consumati per la logistica, che corrispondono a quasi la metà di quello che il Piano Territoriale Metropolitano e la legge urbanistica regionale (la riforma approvata nel 2017 che punta al consumo di suolo a saldo zero, al recupero e alla riqualificazione dell’esistente) concedono per il consumo di suolo fino al 2050.
Con questo Accordo si vuole dunque, da un lato confermare che la priorità dello sviluppo economico nel territorio metropolitano bolognese è assegnata alle attività produttive e in particolare alla manifattura meccanica e ad alto valore aggiunto. Dall’altro – in piena coerenza con la Carta metropolitana per la logistica etica – si ribadisce il ruolo strategico dell’Interporto di Bologna come la più importante piattaforma logistica intermodale ferro/gomma di rilievo metropolitano, regionale e nazionale, prevedendo che i prossimi insediamenti siano qui localizzati.

L’Interporto è e sarà oggetto di investimenti strategici quali:

  • il potenziamento del terminal ferroviario con l’allungamento dei binari
  • una totale riorganizzazione dell’accesso sud fino al casello autostradale Bologna Interporto,
  • la realizzazione di un nuovo accesso nord (solo per trasporto pubblico e mezzi leggeri).

La piattaforma interportuale – stabilisce l’Accordo – potrà essere ampliata per superficie territoriale e utile, per funzioni logistiche. A tal fine è in corso la redazione di un apposito accordo territoriale che definirà la misura, le caratteristiche e le condizioni del suddetto ampliamento.
A partire dal 12 luglio (data della seduta conclusiva del tavolo interistituzionale) non sono dunque più attivabili altri procedimenti per funzioni logistiche, rispetto a quelli già avviati.
Questo significa che invece di esaurire in 4 anni la quantità di suolo solo per la logistica, avremo a disposizione 250 ettari per 30 anni, fino al 2050, da consumare parsimoniosamente per il nostro tessuto produttivo. Oltre al non aumentare il numero di ettari per nuova logistica, l’accordo produce
con effetto immediato per una riduzione di circa 60 ettari, che tornano alla loro originaria funzione agricola.
Nuovi insediamenti logistici saranno viceversa ammissibili solo se strettamente funzionali al processo di produzione di aziende appartenenti alla filiera produttiva metropolitana (realizzazione di propri magazzini, dedicati generalmente in parte al prodotto finito e in parte allo stoccaggio di materie prime e semilavorati) e potranno insediarsi esclusivamente all’interno del territorio urbanizzato degli ambiti produttivi, privilegiando il riuso e la rigenerazione del patrimonio edilizio produttivo dismesso laddove presente.