INCONTRO SULL’ISTRUZIONE PROFESSIONALE
Molto problematiche le soluzioni per l’istruzione professionale
secondo i nuovi assetti previsti per conseguire i tagli di Tremonti. Tempi comunque impraticabili entro il 2009, ma il Ministero non
sente ragioni.
Si è svolto ieri, 11 novembre, il
preannunciato incontro sull’istruzione professionale che fa
seguito all’incontro sull’istruzione
tecnica e professionale http://www.flcgil.it/notizie/news/2008/settembre/incontro_su_istruzione_tecnica_e_professionale
tenutosi il 23 settembre scorso.
In quella sede il Ministero aveva di fatto dato informazioni sull’istruzione tecnica, mentre per l’istruzione professionale si era limitato prevedere:
Solo dopo le insistenze dei
sindacati, compresa quella della
L’esito di questo lavoro è stato presentato ieri e per l’istruzione professionale se ne deducono le seguenti prospettive:
· produzioni industriali e artigianali
· servizi commerciali
· servizi di manutenzione e assistenza tecnica
· servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera
· servizi socio-sanitari
· servizi per l’agricoltura e sviluppo rurale
Il progetto delineato presenta molti elementi di vaghezza sia intrinseci che estrinseci.
Quelli estrinseci sono giustificati sia dall’intreccio con le competenze degli enti locali in materia che dal fatto che non sono ancora stati emanati (e dovranno esserlo quanto prima) :
Quelli intrinseci sono piuttosto
legati alla formulazione degli indirizzi, i quali come
La vaghezza rischia di diventare equivoco se intrecciata alla flessibilità, più ampia che nei tecnici.
Da un lato, infatti, l’indirizzo vero e proprio (quello definibile in termini disciplinari) potrebbe essere determinato proprio dall’uso della flessibilità, cosa che alcuni rappresentanti del Ministero hanno lasciato intendere sottolineando il ruolo “ creativo” dell’autonomia scolastica in merito. Bisogna tener presente nessun quadro orario ci è stato finora dato, forse ancora neppure è stato elaborato.
Dall’altro lato la stessa flessibilità, comprensiva, come è stato detto, di stage, tirocini, terza area, potrebbe finire col ridurre la “parte scolastica” dell’orario a 17-20 ore, non molto diverse da quelle 15-20 ore di scuola che si paventavano nell’istruzione-formazione professionale secondo il modello Moratti.
Infine i punti da
Va riconosciuto agli estensori del progetto lo sforzo di sottrarsi ai rischi, seppur non per tutti gli attuali indirizzi, delle sovrapposizioni e dei “doppioni” da passare all’istruzione tecnica, ma la piega che l’istruzione professionale viene a prendere costituisce una inversione di tendenza rispetto allo sviluppo impressole con il Progetto 92 e con le riforme del 1992-94. Quel processo avvicinava sicuramente i due settori tecnico e professionale, tanto che, col precedente governo, era stata ventilata anche l’ipotesi di una fusione in un unico settore tecnico-professionale. Il mancato perseguimento di questa prospettiva, sembra aver rilanciato una prospettiva opposta, di separazione di fatto, fondata sovente su argomentazioni da conservazione dello status quo (il 54% degli universitari proviene dagli istituti tecnici, solo l’8,4% dai professionali) o su sofismi francamente capziosi ( differenze: tecnologie/filiere, innovazione/ applicazione, input/output, hi-tech/hi-touch ecc.).
Si corre il rischio di fare dell’Istruzione professionale di Stato un surrogato della formazione professionale regionale e convenzionata, anche alla luce di dati, comunicatici durante la riunione, per cui quest’ultima, che attualmente coprirebbe poco più di 100.000 “obbligati” tra i 14 ei 17 anni, sarebbe in crescita al Nord (+ 3, 6% rispetto al 2002) ma in calo al Centro (- 2,6%) e al Sud ( -1%). In altre parole tra pochi anni potremmo rischiare di avere una istruzione professionale di stato, in regime di sussidiarietà, al Centro-Sud e una formazione professionale regionale e convenzionata al Nord.
Né ci tranquillizza l’osservazione secondo cui il 21,4% degli alunni dell’istruzione professionale sono alunni diversamente abili e il 40% alunni stranieri (nell’insieme il 60% degli alunni diversamente abili e stranieri di tutto il sistema secondario superiore), quasi questo potesse giustificare un percorso di livello più basso, anziché richiedere invece un potenziamento delle garanzie formative.
Sull’argomento, come tutti i sindacati, presenteremo al Ministero i nostri rilievi scritti e, come già fatto per l’istruzione tecnica, non mancheremo di pubblicarli sul sito. Ma va sé che tutta questa partita, sia per i tecnici che per i professionali, ed anche per i licei, pone, al di à di qualsiasi giudizio di merito, un problema sui tempi. Questa obiezione è stata sollevata da tutti i sindacati ieri presenti all’incontro, ANP compresa. Tra 45 giorni inizieranno le iscrizioni, in questi giorni numerosi insegnanti delle superiori “girano” per le scuole medie a fare orientamento, sui vecchi indirizzi e senza sapere nulla dei nuovi, la stessa modificazione degli indirizzi richiede una mappatura nuova della loro dislocazione, pena il rischio di creare contemporaneamente buche e doppioni.
Ferme restando tutte le nostre critiche, a partire dal fatto che non ci scordiamo che tutto ciò parte da un problema di tagli, quelli di tremonti, e non di riforma, buon senso, se ancora esiste, vorrebbe che tutto fosse rinviato di almeno un anno.