Questa settimana, oltre che per la composizione del nuovo
governo, potrebbe essere ricordata come la "settimana nera" delle
statistiche sull'istruzione.
Istruzione: la "settimana nera" delle statistiche
11-05-2008
L'ha
aperta lunedì 5 maggio la pubblicazione dell'indagine sulla dispersione
scolastica nella scuola secondaria di I° e II° grado - Indicatori di
base - Anno scolastico 2006/2007, a cura del servizio statistico del
Ministero della Pubblica Istruzione.
L'indagine
di viale Trastevere esamina due linee di dati. La prima "che fa coincidere il fenomeno della dispersione
scolastica con il numero di drop-outs rilevati nel
corso di un anno scolastico", e che a questo fine esamina 4
indicatori: numero di ripetenti; promossi con debito; ritardi accumulati nei
vari anni di corso; passaggi ad altro indirizzo. La
seconda che "analizza il fenomeno dell'abbandono in base all'indicatore
degli early school leavers, costruito utilizzando l'Indagine 'Forze di Lavoro' dell'Istat.
Tale indicatore fa riferimento alla quota dei giovani dai 18 ai 24 anni d'età
che posseggono la sola licenza media e sono fuori dal
sistema di istruzione-formazione".
In base a
questa seconda chiave di lettura, l'Italia fa dei progressi, ma, ancora nel
2006, il 20,8% dei ragazzi era fermo alla licenza media senza frequentare alcun
corso di formazione, contro una media europea del 15,3% (per Germania, Francia
e Gran Bretagna, questa quota si ferma addirittura al disotto del 14%). A
questo riguardo la percentuale degli early school leavers è particolarmente grave in alcune regioni,
quali la Valle d'Aosta (29,5%), la Campania (28,8%), la Sicilia (26%) e la
Puglia (23,9%).
Per
quello che riguarda la prima linea di dati, lo studio quantifica "un
numero di dispersi pari a 2.791 nella scuola secondaria di primo grado e di
44.664 nella secondaria di secondo grado; in termini di iscritti
si tratta dello 0,1% nel primo caso e dell'1,6% per le superiori". Il
fenomeno della dispersione interessa per lo più il primo anno di corso (16.046
abbandoni) ed è monopolizzato da istituti tecnici e professionali (che
primeggiano in questa classifica in negativo rispettivamente con 19.223 e
20.168 abbandoni).
Dallo
studio, si apprende che i ripetenti sono in tutto 172.035 (il 23,1% del
totale), anche qui con una prevalenza degli istituti tecnici e professionali.
Spiccano i ripetenti di 2 anni (4,4% del totale) e quelli di più di 2 anni (4%
del totale). Complessivamente, solo il 72,7% degli studenti arriva alla
conclusione senza aver mai ripetuto una classe.
A
commento di questi dati (la cui lettura integrale è possibile a partire da questo link), La Repubblica
ipotizza una stima dei costi della dispersione scolastica: se ogni triennio
650mila studenti accumulano un ritardo e ognuno di essi costa 7.666 euro, la
scuola italiana brucia 8 miliardi di euro ogni tra anni.
Istruzione:
la "settimana nera" delle statistiche/2
La
"settimana nera" delle statistiche sull'istruzione è stata chiusa
mercoledì 7 maggio dall'indagine Istat "100
statistiche per il Paese. Indicatori per conoscere e
valutare", che contiene una sezione
dedicata all'istruzione, che offre una fotografia assai simile a quella proposta
da Tuttoscuola nel suo ultimo Dossier per la scuola (scaricabile
gratuitamente).
In
Italia si spende poco in istruzione e formazione: solo il 4,4 per cento del Pil, ampiamente al di sotto della
media dell'Ue27 (5,1 per cento nel 2004).
Solo
un italiano su due (nel 2007 il il
48,2 per cento della popolazione) in età compresa tra i 25 e i 64 anni ha
conseguito come titolo di studio più elevato la licenza della scuola media inferiore,
valore che - nel contesto europeo - colloca il nostro paese distante dalla
media Ue27 (30 per cento nel 2006), e nelle ultime posizioni insieme a Spagna,
Portogallo e Malta.
Nell'anno
scolastico 2005/06, la quota di giovani che abbandona al primo anno gli studi
superiori, senza completare dunque l'obbligo formativo, è del 11,1 per cento.
Anche
la quota di giovani in età 20-24 anni che ha conseguito almeno il diploma di
scuola secondaria superiore è inferiore alla media
europea (che si attesta al 77,8 per cento): nel 2007 il 75,7 per cento dei
giovani italiani.
Infine,
dall'indagine (visibile a partire da questo link, pagg. 32-37) risulta che
in Italia il 41,4 per cento dei giovani in età 19-25 anni è iscritto a un corso
universitario nell'anno accademico 2006/07.