Clamorosa protesta in sette istituti: l’attività didattica non sarà bloccata
E da domani tocca ai prof occupare
Marco Trabucco in "La Repubblica" del 2 giugno 2003
Per gli studenti sarà in pratica l’ultima settimana di scuola, prima delle vacanze o degli esami. Non sarà così invece per molti docenti: professori e maestri da oltre un mese sono infatti "sul piede di guerra" per combattere quello che hanno definito "decreto sfascia cattedre" e per il timore delle conseguenze della nascente riforma Moratti.
E la loro protesta avrà, a Torino, questa settimana il suo clou: domani e mercoledì infatti i docenti di sette istituti cittadini o della prima cintura, occuperanno le loro scuole: a guidarli è il coordinamento che da qualche settimana mette insieme le RSU (rappresentanze sindacali unitarie) di una cinquantina di istituti torinesi e in cui sono rappresentati sia i sindacati di base (la CUB soprattutto) che quelli confederali.
Le scuole che hanno già annunciato l’occupazione sono l’ITIS Amaldi e l’ITC Sraffa di Orbassano, l’ITC Luxemburg, l’ITIS Bodoni, il LA Cottini, il LS Copernico e l’ITC Russel di Torino. Ma altre scuole potranno aggiungersi all’ultimo momento all’occupazione.
L’occupazione dei docenti, un fatto clamoroso che ha un solo precedente nella scuola italiana (un liceo romano una decina di anni fa) non comporterà però l’interruzione delle lezioni che potrebbe portare a una denuncia degli insegnanti per interruzione di pubblico servizio.
Nelle due mattinate insomma tutto si svolgerà regolarmente, mentre al pomeriggio e alla sera sono annunciati dibattiti, assemblee permanenti aperte, spettacoli nonché ovviamente l’occupazione nella notte fra il 3 e il 4 di giugno.
"Con un gesto di questa gravità – spiegano i docenti – vogliamo segnalare all’opinione pubblica la gravità della situazione in cui versa la scuola italiana".
A scatenare la protesta è stato prima di tutto il decreto che impone l’orario a 18 ore piene in cattedra per i docenti delle superiori, una norma che rischia di avere pesanti conseguenze sulla didattica. Ma la protesta riguarda anche la riforma Moratti, la difesa della scuola pubblica, della sua qualità e dei livelli occupazionali, dalla materna alle superiori.