Grande vittoria del fronte laico in Canton Ticino: i cittadini della Svizzera
italiana hanno respinto le due proposte di buono scuola poste in votazione domenica
18 febbraio con il 74% e 72% di no.
La prima proposta era quella di iniziativa popolare promossa dal fronte cattolico
e prevedeva per le famiglie i cui figli frequentano le scuole private elementari,
medie e superiori un contributo che andava da un massimo del 50% ad un minimo
del 20% del costo medio per allievo della scuola pubblica di pari grado. L'entità
del contributo era legato al reddito: 50% sino ad un reddito annuo di 48 milioni,
20% per un reddito di 84 milioni e oltre.
La seconda proposta (controprogetto) era quella promossa dal Governo ticinese
e approvata a maggioranza dal Parlamento e prevedeva rimborsi solo agli alunni
delle scuole private elementari e medie.
I contributi andavano per le elementari da 1 milione ottocentomila per le famiglie
con reddito oltre i 108 milioni annui a 3 milioni per un reddito sotto i 54
milioni, per le medie gli importi erano raddoppiati (da 3 milioni e seicentomila
a 6 milioni annui).
A favore del buono erano schierati il Partito popolare, La lega, la destra UDC
e i Verdi, contro i socialisti. Il maggioritario Partito liberal radicale si
era spaccato al suo interno fra favorevoli e contrari.
Il successo del no è andato oltre le previsioni più ottimistiche
del fronte laico riunito nell'Associazione per la scuola pubblica (ASP). Hanno
votato il 43% degli elettori, quando normalmente partecipano alle consultazioni
referendarie fra il 25 e il 30% dei cittadini.
Tre le osservazioni di fondo:
1) tutte le volte che il buono scuola è stato sottoposto al giudizio
popolare è stato sonoramente sconfitto, dalla California al Michigan
per finire al Canton Ticino. Ciò è di buon augurio anche per il
referendum in Emilia Romagna, che dovrebbe svolgersi nel prossimo autunno.
Dopo l'abbandono dell'idea anche da parte della nuova amministrazione Bush in
tutto il mondo occidentale restano solo le regioni del Nord Italia a sostenere
questo provvedimento.
2) determinante nel successo ottenuto avendo contro Governo e maggioranza del
Parlamento è stata l'Associazione per la scuola pubblica ticinese e la
mobilitazione dei docenti e degli studenti.
3) in un paese realmente democratico il governo si è sentito in obbligo
di sottoporre il provvedimento al giudizio dei cittadini; non come in Emilia
Romagna dove stiamo aspettando lo svolgimento del referendum abrogativo da un
anno dopo aver depositato 60.000 firme autenticate di cittadini che chiedono
di esprimersi sul buono scuola emiliano.
Speriamo che anche nelle altre regioni coinvolte: Lombardia, Veneto e Piemonte
si sviluppi una mobilitazione per dare fiato alla voglia di referendum contro
il processo di privatizzazione della scuola pubblica in atto nel nostro paese.
Bruno Moretto
Allego copia del comunicato dell'Associazione per la scuola pubblica del Ticino
Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni in Ticino
Comunicato stampa 18 febbraio 2001
Nella votazione del 18 febbraio 2001 il popolo ticinese ha respinto l'iniziativa
denominata "Per un'effettiva libertà di scelta nella scuola",
nonché il controprogetto che l'accompagnava.
L'Associazione per la scuola pubblica e il Comitato per la scuola pubblica che
hanno animato una delle campagne più difficili e dispendiose, esprimono
pubblicamente la loro soddisfazione e ringraziano vivamente i tanti cittadini
che, grazie al loro impegno e al loro voto, hanno determinato la vittoria del
doppio NO.
Questa vittoria ha molti significati e molte conseguenze che si preciseranno
col tempo.
Evidenziamo per ora:
· L'attaccamento dimostrato dal popolo ticinese alla scuola pubblica
di derivazione fransciniana e ai valori di competenza scientifica e didattica,
pluralismo, libertà e democrazia sui quali è fondata.
· Il rinnovo della fiducia nel corpo insegnante cantonale e comunale
che vi troverà motivo per rinsaldare la propria dedizione al servizio
della gioventù.
· La volontà che la politica scolastica del Cantone e dei Comuni
prosegua su una linea di continuità dinamica per mantenere efficiente
e aggiornata la scuola pubblica, senza cedere ad avventure improvvisate.
· La conferma di voler vivere in una società coesa e solidale,
dove la pluralità delle componenti trovi dentro e intorno alla scuola
pubblica dei punti d'incontro, di conoscenza reciproca e di integrazione, nel
rispetto di tutti.
L'Associazione per la scuola pubblica continuerà a lavorare, per mantenere
vivo l'interesse intorno alla scuola, stimolare i politici responsabili, Gran
Consiglio in primo luogo, a un rinnovato impegno in politica scolastica. Occorrono
in particolare immediate indagini per censire i nuovi bisogni scolastici e parascolastici
degli allievi e delle famiglie.
Se i riflettori puntati sulla scuola in questi tre anni rimarranno accesi per
migliorare la conoscenza di tutti e l'opera degli addetti, la campagna trascorsa
non sarà passata invano e il paese ne trarrà beneficio.