L'assemblea dell'Associazione nazionale "Per la Scuola della repubblica",
svoltasi il 9 settembre 2001 a Bologna, nel merito del referendum promosso da
una serie di Comitati dell'Emilia Romagna aderenti all'Associazione stessa esprime
la seguente valutazione:
Ritiene un importante successo del movimento referendario aver imposto l'abrogazione
della L. E.R. n. 10, che è stata nella volontà e nei fatti l'"apripista"
della Legge nazionale di parità e di tutte le leggi regionali approvate
negli ultimi tempi.
Tale legge è stato il tentativo di costruzione di un sistema integrato
regionale delle scuole pubbliche e private, nel quale l'offerta di istruzione
potesse essere erogata indifferentemente da tali strutture, con i conseguenti
finanziamenti diretti ed indiretti.
I 60.000 cittadini che hanno sottoscritto il testo referendario hanno manifestato
l'intenzione di mettere fine alle politiche scolastiche regionali inaugurate
nel 1995 con gli interventi di finanziamento delle scuole materne private per
rimettere al centro degli interventi pubblici il ruolo essenziale della scuola
di tutti e per tutti.
Il risultato ottenibile con il pronunciamento popolare è oggi messo in
discussione dal tentativo posto in essere dalla maggioranza consigliare di evitare
la consultazione degli elettori attraverso l'approvazione di una nuova legge
(n.41/01) che abroga la precedente, ma ne mantiene le finalità.
La Regione conferma l'ambizione di un interventismo regionale non solo sulle
materie di propria competenza (interventi verso gli alunni per favorirne la
prosecuzione negli studi), ma anche direttamente sulle scuole nella stessa logica
di "devolution", che caratterizza i progetti politici di consistenti
parti della attuale maggioranza di governo.
La legge n. 41 ripropone la parità fra scuole statali e "paritarie
private", la fornitura di attrezzature e computer a tutte le scuole private,
i finanziamenti ai progetti di qualificazione delle scuole materne non statali
e del proprio personale.
L'assemblea auspica che la Commissione di nomina consigliare, che deve giudicare
la congruità della nuova legge con il quesito referendario, dia via libera
al referendum onde permettere ai cittadini di dire una parola fondamentale sul
futuro della scuola pubblica.
Invita tutte le forze che ritengono essenziale per lo sviluppo sociale e democratico
del nostro paese rafforzare il ruolo di garante dell'uguaglianza e della libertà
dei cittadini, che ha la Scuola della Repubblica, a mobilitarsi per il raggiungimento
del risultato elettorale.
Il voto popolare in Emilia Romagna, certamente contrario ai finanziamenti regionali
diretti ed indiretti alle scuole private, avrebbe un valore emblematico rispetto
alle analoghe iniziative delle altre Regioni e alle intenzioni del nuovo Governo
e darebbe una formidabile spinta alla raccolta delle firme attualmente in corso
nel Veneto per svolgere il referendum regionale abrogativo dei "buoni scuola"
a favore delle scuole private.
Segnaliamo agli organi di informazione le recenti prese di posizione di "Cambiare rotta" area di sinistra della CGIL Scuola nazionale e dei Cobas Scuola dell'Emilia Romagna, che, partendo da un giudizio nettamente negativo della legge, auspicano lo svolgimento del referendum al più presto.
Bologna 10 settembre 2001