L'Associazione Per la Scuola della Repubblica riflette sul referendum del 7 ottobre denunciando la regionalizzazione dell'istruzione.
Il giorno 7 Ottobre avrà luogo il referendum confermativo sulla riforma
costituzionale approvata nella precedente legislatura dalla maggioranza di centro
- sinistra (c.d. riforma federalista).
· Che cosa prevede la riforma?
Per quanto riguarda l'istruzione, la riforma dopo avere mantenuto all'art. 3
allo Stato la competenza sulle "norme generali dell'istruzione", al
3° comma del medesimo art. 3 stabilisce: "Sono materie di legislazione
concorrente quelle relative a: "...... istruzione, salvo l'autonomia delle
istituzioni scolastiche e con esclusione dell'istruzione e della formazione
professionale".
Nel comma 6 lo stesso art. 3 stabilisce inoltre: "La potestà regolamentare
spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salvo delega alle
regioni. La potestà regolamentare spetta alle regioni in ogni altra materia."
"Legislazione concorrente" significa che, "nell'ambito delle
norme generali definite dallo Stato", l'ulteriore attività legislativa
è di competenza delle Regioni; quindi l'ordinamento scolastico sarà
diversificato da Regione a Regione.
L'art. 4 infine all'ultimo comma stabilisce inoltre: "Stato, Regioni, Città
metropolitane, Province, Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini,
singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale,
sulla base del principio di sussidiarietà".
· Questa forma di regionalizzazione scolastica è opportuna? Corrisponde
all'esigenza di una formazione per la cittadinanza? Come si concilia con l'autonomia
delle istituzioni scolastiche?
In primo luogo si deve rilevare che con l'affermazione del federalismo scolastico,
al di là degli effettivi poteri attribuiti alle Regioni, si introduce
il principio secondo cui l'istruzione non è una funzione esclusiva dello
Stato, come la giustizia, la difesa, ecc.; l'istruzione non sarebbe più
una funzione statale come condizione necessaria per la democrazia, ma sarebbe
un servizio pubblico alle persone, che pertanto, nell'ambito di alcuni principi
generali, può essere differenziato a seconda delle specifiche esigenze
territoriali.
In tale modo, oltre ad una flessibilità a livello di ciascuna istituzione
scolastica per effetto dell'autonomia, si avrà un'ulteriore differenziazione
a livello territoriale con grave pregiudizio dell'esigenza sempre più
avvertita del carattere nazionale dell'istruzione e della sostanziale omogeneità
formativa che deve essere realizzata in tutto il territorio nazionale. Peraltro,
una volta affermato il principio secondo cui l'istruzione non è una funzione
esclusiva dello Stato, la nuova maggioranza di centro destra potrà ora
più facilmente caratterizzare in senso localistico l'istruzione pubblica
tanto più che la maggioranza di centro sinistra con un comportamento,
a dir poco, irresponsabile ha infranto la prassi costituzionale secondo cui
le riforme costituzionali si realizzano con larghe maggioranze.
Ancora una volta il tatticismo del centro-sinistra mette in discussione i principi
fondamentali ed apre pericolosi varchi alle incursioni della destra.
Con tale riforma però non solo si mette in discussione il ruolo istituzionale
dell'istruzione, ma per effetto della formulazione contraddittoria ed incomprensibile
della stessa normativa si crea una situazione di incertezza e di conflittualità
tra Stato, Regioni e privati ( la cui autonoma iniziativa dovrà, secondo
la riforma, essere "favorita"!); quale è difatti il confine
delle "norme generali"? quale è l'ambito dell'autonomia, sottratto
alla legislazione regionale? che cosa significa che lo Stato, Regioni, ed Enti
locali devono favorire l'autonoma iniziativa dei privati? significa che devono
sostenere l'istruzione privata? Le risposte possono essere le più diverse.
· La riforma e' un cedimento rispetto alle proposte eversive dalla Lega
oppure può impedirle?
Alcuni sostengono che la riforma sarebbe alternativa alle proposte delle destre
e quindi impedirebbe la devoluzione richiesta soprattutto dalla Lega; l'esperienza
ci ha però dimostrato che quando si accetta il principio degli avversari,
in realtà non si tratta del "meno peggio", ma dell' "inizio
del peggio". In occasione dell'approvazione della legge di parità
la maggioranza di centro sinistra ha sostenuto la tesi del "meno peggio"
e il nuovo governo ha sviluppato il peggio facendolo diventare pessimo.
E' ovvio che la soluzione adottata con la riforma non soddisfi la destra, soprattutto
la Lega; ma, come hanno fatto rilevare molti "governatori" della destra,
la riforma e' "un primo passo" che precede e non preclude "ulteriori
passi". Chi ritiene che oggi più che mai sia necessario garantire
l'assetto nazionale e pubblico dell'istruzione deve quindi impedire il "primo
passo".
L'Associazione "Per la scuola della Repubblica" ha denunciato la gravità di tale riforma; ma l'allarme lanciato dal Comitato non è stato raccolto, nemmeno dal mondo della scuola, ancora una volta poco attento agli aspetti istituzionali; alla vigilia di un referendum, ignorato dall'opinione pubblica, l'Associazione non puo' che ribadire il proprio NO ad una riforma confusa e pericolosa che mette in discussione il ruolo istituzionale dell'istruzione pubblica.
L'Associazione
"Per la scuola della Repubblica"