No non si tratta dell’ennesima edizione filmica del romanzo di Lja Ilf e Eugeni Petrov, già portato sullo schermo da Lucignani ( Una su 13) e da Mel Brooks (Il mistero delle 12 sedie). Anche perché con 14.000 sedie ci si potrebbe fare un serial interminabile stile “Sentieri”, non solo un film.
Sto invece parlando dei 14.000 posti da tagliare che sono comparsi all’improvviso, il giorno prima dello sciopero negli emendamenti alla finanziaria, di cui il Ministro dell’istruzione ha ammesso candidamente di non sapere niente, e poi ritirati il giorno dopo quando ci si è accorti che fare un annuncio simile il giorno prima dello sciopero della scuola poteva essere una gaffe. Ma intanto la frittata era bella e che fatta!
La vicenda può essere letta da molti punti di vista.
Il primo. Quando uscì il testo della finanziaria il Ministero dell’istruzione si affannò dire che non erano previsti tagli sulla scuola. Bello sforzo! - aggiunse la Cgil - dal momento che la riforma prevede da sé dei tagli non c’è bisogno di metterli in finanziaria, basta applicare la riforma.
Se non che la chiave di volta della finanziaria doveva essere l’abbassamento delle tasse, tanto decantato dal nostro Presidente del Consiglio, ma la cui dubbia praticabilità impensieriva gli alleati di governo sui rischi di una bancarotta. Sicché sappiamo come è finita: le riduzioni ci saranno ma solo per le imprese, però in cambio di garanzie sulla riduzione della spesa. Ed ecco allora la necessità di esplicitare dove stanno, anche per quel che riguarda la scuola, queste garanzie e questi tagli.
Grazie tante! Adesso sappiamo quanto, in questa tratta annuale del percorso di attuazione della riforma, il Ministero presume che questa comporti come riduzione di organico, confermando, se non superando, le più fosche previsioni.
Il secondo. Il Ministro Moratti prende in giro i cittadini italiani e i lavoratori della scuola quando dice che non ci saranno tagli per la scuola in finanziaria, ben sapendo ci sono. Oppure si fa prendere giro dai suoi colleghi del governo, che neppure la avvertono che devono tagliare a “ casa sua”. Questo fatto già da solo la direbbe lunga sul prestigio del MIUR nel Consiglio dei Ministri! Ma vi è anche una terza ipotesi, ed è la più probabile: i tagli c’erano, il MIUR ne era a conoscenza o comunque vi confidava (senza escludere quei soliti tira e molla tra organico di diritto e organico di fatto che chi conosce le faccende ministeriali conosce bene), ma appunto perché praticati sotto le finte spoglie della riforma, non dovevano essere esplicitati. Se non che gli equilibri interni alla “Casa delle Libertà” hanno reso necessario esplicitarli, e ognuno, in perfetto stile “dandiniano”, si è preso le sue “libertà di casa”.
Il terzo. La cosa è stata fatta alla vigilia dello sciopero generale della scuola, forse il più grosso sciopero nella storia della scuola italiana, sicuramente il più carico di implicazioni politiche. Un vero e proprio autogol. Ora, i casi sono due: o nel governo si annida un doppiogiochista così abile da far impallidire Kim Philby, la spia russa che divenne capo del controspionaggio britannico, o il governo se ne frega talmente della scuola tanto da disprezzare apertamente un milione di lavoratori che la mandano avanti e che proprio quel giorno dovevano marcare i loro dissensi dalle scelte del governo stesso. Secondo voi quale è l’ipotesi più probabile?
Pino Patroncini