La proposta di legge popolare per una buona scuola della Repubblica ha raggiunto
le 50.000 firme necessarie alla presentazione. Dalla proposta l'esigenza di
una nuova stagione per la scuola pubblica. Io credo che il prossimo Governo
funzionerà se si libererà dalla sindrome Berlusconi, se riuscirà
ad esercitare il suo ruolo e se avrà dietro di sé il consenso
e lo stimolo della società reale, dei cittadini che vivono ogni giorno
le contraddizioni del presente.
Le preferenze di voto risentono di una molteplicità di influssi, la recente
campagna elettorale è stata certamente condizionata da quelli ideologici.
La scuola è una delle questioni che può fare uscire il prossimo
Governo dalle secche della contrapposizione degli apparati di potere.
Le riforme Moratti hanno visto svilupparsi un'ampia opposizione sociale sicuramente
maggioritaria nel paese. La sirena delle tre I si è scontrata con la
realtà del calo delle risorse e della decadenza della scuola pubblica.
Gli ultimi 5 anni sono stati devastanti: gli interventi del precedente Governo
hanno avuto come risultato quello di ridimensionare il compito che la Costituzione
assegna alla scuola statale di formare le nuove generazioni in un luogo formativo
laico e pluralista.
La politica indiscriminata di tagli alla scuola pubblica statale e l'aumento
dei finanziamenti alla scuola privata, l'introduzione di una riforma che tende
a ridurre l'istituzione scuola ad un servizio minimo di diretta emanazione famigliare,
hanno messo in gravi difficoltà le scuole e le famiglie.
Genitori, insegnanti e studenti hanno manifestato in piazza e resistito dentro
le scuole. Ma hanno fatto molto di più: in questi mesi si è sviluppata
una proposta di riforma che ha lo scopo di rilanciare la scuola statale come
motore dello sviluppo sociale del paese. Sono sorti in tutta Italia oltre 80
Comitati promotori di una legge di iniziativa popolare per una buona scuola
per la Repubblica. Tale legge si propone i seguenti obiettivi: prima di tutto
abrogare la controriforma Moratti per rimettere al centro del sistema scolastico
la scuola della Repubblica, statale, laica e pluralista, con l'obbligo scolastico
a 18 anni, con non più di 22 alunni per classe, basata sull'integrazione
e educazione interculturale, su programmi moderni e condivisi, sull'unicità
e pari dignità delle funzione docente, sulla partecipazione alla gestione
della scuola, sull'autovalutazione.
Perno della legge è il rispetto dell'art. 33 che vieta il finanziamento
pubblico alle scuole private onde garantire alla scuola statale risorse certe
e adeguate pari al 6% del Pil. La legge, inoltre, si propone di garantire nidi
d'infanzia e scuola dell'infanzia statale per tutti con l'ultimo anno obbligatorio,
il soddisfacimento delle richieste di tempo pieno elementare con due insegnanti
contitolari, il tempo prolungato nella scuola media, un biennio superiore unitario
con un triennio di indirizzo e attività di laboratorio in tutte le discipline.
Solo una scuola riformata, che sappia tenere uniti il sapere e il saper fare
può affrontare il problema della dispersione scolastica che pone l'Italia
agli ultimi posti fra i paesi sviluppati per numero di diplomati e risultati
del processo di apprendimento.
E' quindi fondamentale l'abrogazione della legge 53 e l'avvio di una nuova stagione
di risorse condivise.
I Comitati promotori hanno già raccolto in un mese e mezzo le 50.000
firme necessarie per presentare la proposta di legge, di cui oltre 10.000 a
Bologna.
Ma non si fermeranno consapevoli che solo la dimostrazione della grande partecipazione
e attenzione che hanno i cittadini per il futuro di una scuola pubblica per
tutti e di tutti può invertire la tendenza che si è evidenziata
negli ultimi 10 anni.
Il mondo della scuola ha preso in mano il suo futuro e non delegherà
più a nessuno il potere di intervenire dall'alto.
Sta nelle potenzialità di questo movimento superare le 100.000 firme.
Il movimento si aspetta molto dal nuovo Governo nazionale. Per esempio che si
volti pagina e che si rimetta al centro dell'azione pubblica i diritti dei cittadini
ad avere la disponibilità di una scuola statale di qualità, laica
e pluralista, basata sulla libertà di insegnamento, diffusa ed omogenea
su tutto il territorio nazionale.
Solo una scuola con queste caratteristiche potrà sviluppare una politica
di reale integrazione della nuova immigrazione, solo la scuola della Repubblica
potrà impedire lo sviluppo dei ghetti e delle barriere culturali fra
i cittadini.
Solo la scuola pubblica statale reinvestita del compito costituzionale di formare
le nuove generazioni perché siano in grado di diventare cittadini consapevoli
della società globale della conoscenza potrà permettere al nostro
paese di mantenere il ruolo che compete alla nostra storia e alla nostra tradizione
culturale.
*(segretario del Comitato bolognese Scuola e Costituzione)