La legge nazionale di parità entra nella fase di realizzazione. Si stanno
completando gli elenchi delle scuole "pubbliche paritarie", che faranno
parte a tutti gli effetti del sistema scolastico nazionale con pesanti conseguenze
sulla libertà di insegnamento.
L'aspetto più preoccupante sarà quello legato all'ulteriore inevitabile
dirottamento di risorse pubbliche verso scuole, che, denominate formalmente
pubbliche, in realtà continueranno a mantenere proprie finalità
educative di tendenza religiosa, ideologica o commerciale e ad assumere gli
insegnanti su chiamata diretta.
E' notizia delle ultime settimane che gli stanziamenti per complessivi 900 miliardi
all'anno a favore delle materne ed elementari non statali, previsti dalla legge
52/2000, sono stati sbloccati in seguito a difficoltà applicative relative
alla copertura ( sarebbe interessante sapere dove sono stati reperiti).
Se i contributi a favore del settore elementare sono consistenti: 38 milioni
per classe, quelli a favore delle scuole materne non statali sono ancora maggiori:
lo stanziamento statale raggiunge i 686 miliardi, cioè per classe circa
30 milioni. Ma a questi occorre aggiungere i finanziamenti locali.
Ad esempio in Emilia Romagna i Comuni versano una media di 13 milioni per classe
e la Regione ne versa altri 4. Il totale regionale è pertanto di circa
47 milioni per anno per ogni classe, una cifra di tutto rispetto. Cifre analoghe
si hanno nelle altre regioni: in Lombardia il contributo regionale è
di 6 milioni per classe.
Considerato che i contratti del personale dipendente dalle scuole private prevedono
emolumenti più bassi di quelli delle pubbliche e che utilizzano in larga
misura personale volontario (la legge riconosce questo diritto fino ad un terzo
del totale del personale), la cifra permette non solo di coprire le spese di
funzionamento di dette scuole, ma anche di concorrere in modo significativo
alle spese del personale.
Il finanziamento diretto alle scuole private si realizza pertanto proprio nel
settore più delicato del sistema scolastico.
Da una parte con la legge di riordino dei cicli si rafforza il ruolo della scuola
dell'infanzia come indispensabile momento formativo del bambino, in preparazione
all'ingresso nella scuola primaria, dall'altra il Parlamento viene meno all'obbligo
previsto dal comma 2 dell'art. 33 della Costituzione di istituire scuole statali
per ogni ordine e grado.
La formazione e l'educazione scolastica dei bambini nel momento più importante
della loro crescita intellettuale, nel periodo decisivo per lo sviluppo delle
capacità di apprendimento, viene di fatto appaltato ad un sistema misto,
nel quale forte è la presenza di scuole private finalizzate alla pura
assistenza (certamente maggiore del 30%) .
Pesante è inoltre la violazione esplicita del divieto di oneri per lo
Stato a favore delle scuole private.
Con i 900 miliardi disponibili si sarebbe potuto intervenire sul salario dei
docenti delle scuole pubbliche, che restano nettamente sotto la media europea.
Penso che sia necessario affrontare la questione e verificare l'impugnabilità
di questi provvedimenti davanti alla Corte Costituzionale.
Nei prossimi mesi verrà discussa dalla Corte la legittimità dei
finanziamenti della Regione Emilia Romagna a dette scuole, dopo che il TAR dell'Emilia
Romagna ha sollevato il dubbio di incostituzionalità della legge in seguito
al ricorso presentato dal Comitato bolognese Scuola e Costituzione, Chiesa evangelica
metodista, Comunità ebraica, Chiesa cristiana avventista.
A Novembre 2001 si svolgerà il referendum regionale tendente ad abrogare
i finanziamenti regionali diretti ed indiretti alle scuole private, per ottenere
il quale sono state raccolte 60.000 firme autenticate.
La battaglia continua ed è lungi dall'essere finita.
Bruno Moretto, responsabile del Comitato promotore del referendum regionale abrogativo della L.R. n. 10/99.