L’ANNO DELLA SOSPENSIONE
Pino Patroncini
Questo anno scolastico in Spagna sarà un po’ particolare. Il cambio di governo che lo scorso anno ha portato al potere i socialisti ha avuto come effetto la sospensione della Ley de Calidad, la contestata legge di riforma del sistema scolastico varata dal precedente ministero di destra. Ma sospensione non ha significato né abrogazione in toto né ritorno alla precedente legge, la LOGSE, varata dai socialisti stessi una quindicina di anni fa e, di fatto, solo da pochi anni arrivata a regime. Anche se di fatto sono ancora gli ordinamenti di quest’ultima a funzionare il governo preferisce introdurre modifiche alla Ley de Calidad, piuttosto che parlare di azzeramento.
L’anno che inizia ora si configura perciò come un anno di sospensione. E infatti è stata sospesa l’attuazione dei passi più contestati della legge, come quello che riguardava la separazione rigida dei percorsi scolastici in base al rendimento scolastico nella scuola media, mentre sono stati mantenuti quelli, già praticati lo scorso anno, sulla bocciatura con più di due insufficienze e sui recuperi a giugno e settembre.
La formula di sospensione di una legge già approvata dal parlamento non è semplice ma la Costituzione spagnola sembrerebbe consentire una via di uscita per decreto se entro un certo limite di tempo si ripresenta una legge nuove. E il nuovo governo vorrebbe presentare una legge che ridefinisca tutte le norme e che funga anche da testo unico delle diverse norme che regolano il sistema: alcune risalgono alla legge sul diritto allo studio ( LODE ) del 1985, altre alla LOGSE, del 1990, a altre ancora alla legge su partecipazione valutazione (LOPEG) e alla Ley de Calidad (LOCE) del 2001
Un dibattito sulla scuola
Il nuovo ministero ha promesso anche di avviare un ampio dibattito, come quello che c’è stato in Francia, per sentire proposte e umori di docenti e famiglie.
Questi gli argomenti, che saranno sottoposti alla discussione nazionale:
Le organizzazioni sindacali degli insegnanti e le associazioni dei genitori hanno già fatto sentire la loro voce. Comisiones Obreras, UGT e STES propongono al posto dei percorsi separati in base al profitto nelle medie l’istituzione di corsi di sostegno di matematica, spagnolo e lingue straniere, i genitori laici della CEAPA propendono per percorsi personalizzati, i genitori cattolici della CONCAPA e le scuole cattoliche della FERE-CECA preferiscono i percorsi separati, le scuole private della ACADE puntano invece sull’autonomia scolastica..
Sul problema degli alunni immigrati UGT e CCOO propendono per una distribuzione tra le scuole, STES e CEAPA ritengono che ognuno debba andare nella scuola più vicina anche se ciò può produrre casi di concentrazione, mentre la FERE-CECA fa sapere che le scuole cattoliche sono in grado di rispondere solo alla metà delle iscrizioni di immigrati avanzate.
Sui finanziamenti la UGT reclama borse di studio per gli studenti, le CCOO finanziamenti alla scuola pubblica, e tutti sindcati chiedono una memoria economica annessa alle riforme che si progettano. La FERE_CECA sostiene che un alunno nella scuola privata costa il 60% di un alunno nella scuola pubblica e l’ACADE chiede il buono scuola.
Sulla prova finale sono quali tutti d’accordo su una prova terminale alla fine del liceo, tranne il sindacato STES. Ma sulla prova e sul suo valore ci sono pareri diversi: mentre sindacati e genitori laici chiedono prove realiste e valutazioni misurate per non favorire le scuole private nell’accesso alle università, le scuole e i genitori cattolici vorrebbero mantener il sistema previsto dalle Ley de Calidad.
Altra questione spinosa è quella dell’insegnamento della religione con i sindacati e i genitori laici contrari a mantenerla in orario e i genitori cattolici che invece propongono la scelta tra un insegnamento confessionale uno aconfessionale.
Infine CCOO, STES e UGT reclamano uno statuto dei docenti, un doppio canale di reclutamento (in stile italiano), una carriera professionale, il passaggio dal ruolo della secondaria a quello universitario e il pensionamento volontario anticipato all’età di 60 anni.
Il dibattito comunque dovrebbe terminare agli inizi del 2005, la nuova riforma uscire nel 2006 e i primi cambiamenti (prima elementare, prima media e terza media) essere introdotti nello stesso anno, nel 2007 dovrebbe cambiare il resto delle elementari e la seconda e quarta media ( la secondaria inferiore in Spagna è quadriennale e obbligatoria e termina a 16 anni). Mentre le superiori e la FP dovrebbero cambiare a partire dal 2008.
L’anno che comincia perciò promette di essere decisivo per definire la posta in gioco su questioni come la forma dell’accesso alle Università, la questione delle bocciature, la distribuzione tra le varie scuole di studenti immigrati o di studenti, la revisione della carriera dei docenti, della nomina dei presidi e della rappresentanza dei genitori.
Immigrati e prima infanzia
Intanto, data la struttura federale dello stato l’anno scolastico è iniziato e terminerà con date differenti a seconda delle regioni e anche dei gradi e ordini di scuola e i giorni di scuola avranno sull’arco annuo una banda di oscillazione nazionale di 16 giorni.
Nella scuola spagnola sono entrati quest’anno 6.900.000 studenti con un aumento nella scuola dell’infanzia (+62.000) e in quella primaria (+7.000) e una diminuzione nei licei. Il 6,24% di questi sono stranieri, figli di immigrati, che quest’anno aumentano di 90.000, mentre lo scorso anno erano aumentati di 100.000 ( in due anni la crescita del fenomeno è stata del 35%). Non è solo il frutto di nuovi arrivi, ma anche della natalità che tra gli spagnoli è cresciuta del 10% mentre tra gli immigrati è cresciuta del 350%. Sono soprattutto loro gli artefici della crescita della popolazione scolastica che fino a due anni fa era in calo verticale.
Anche se l’obbligo scolastico inizia a 6 anni la maggior parte dei bambini incomincia tra i 3 e i 5 anni e una delle misure della Ley de Calidad graziate dalla sospensione è per l’appunto quella che riguarda la gratuità generalizzata della scuola dell’infanzia, una norma con cui il governo di Aznar pensava di finanziare le scuole materne private e che invece il governo socialista vorrebbe declinata più sul pubblico. Ma siccome in Spagna le scuole dipendono dalle diverse comunità regionali sarà interessante vedere come si comporteranno queste. Sta di fatto che entro il settembre 2006 ogni comunità dovrà garantire un posto gratuito di scuola materna pubblica oppure privata convenzionata per ogni bambino che compirà 3 anni. Alcune regioni come il Paese Basco o la Navarra hanno già praticamente tutti i posti, ma hanno anche una prevalenza di scuole private convenzionate.