Il Consiglio comunale di Bologna ha deliberato a settembre 2000 di erogare un "buono scuola" di 2 milioni alle famiglie che preferiscono iscrivere il proprio bambino alle scuole materne private, stanziando allo scopo 400 milioni.
Il tetto di reddito famigliare per avere i contributi è di 120 milioni.
Da 5 anni centinaia di bambini non riescono ad accedere alle scuole dell’infanzia comunali e statali per carenza di posti.
Stato, Comune e Regione erogano 50 milioni all’anno per classe alle scuole materne private. Il Governo non autorizza l’apertura di nuove classi.
Lo scorso 29 marzo 2001 il Comitato per la Scuola pubblica, composto di 600 cittadini, ha richiesto di poter svolgere un referendum consultivo sull’uso delle risorse comunali in campo scolastico.
Il 31 agosto 2001 sono state consegnate al Sindaco di Bologna circa 11.000 firme autenticate di cittadini bolognesi, sottoscritte su moduli vistati dal Segretario comunale.
La maggioranza comunale ha dall’inizio ostacolato l’iter del referendum:
non ha provveduto a nominare, fin dal suo insediamento nel 1999, come dovuto, il nuovo Comitato dei garanti, che per Statuto, deve valutare la chiarezza del quesito;
ha dilatato nel tempo tale nomina fino al 4 giugno 2001.
Il Sindaco ha rifiutato di indire il referendum in base al parere negativo di 3 dei 5 componenti del nuovo Comitato.
Lo Statuto comunale prevede che il Comitato dei garanti debba dare il suo parere entro 30 giorni dalla presentazione del quesito.
Nel nostro caso entro il 5 maggio 2001.
Il Comitato ha dato il parere solo il 16 ottobre.
Il Sindaco e la sua maggioranza vogliono impedire ai cittadini di Bologna di poter esprimere il loro parere sul futuro della scuola pubblica dell’infanzia.
Hanno paura del referendum perché sanno che le famiglie bolognesi continuano ad iscrivere i loro bambini alla scuola comunale e statale e voterebbero contro la politica comunale.
Il comitato per la Scuola pubblica presenterà a giorni un ricorso al Giudice per ottenere l’indizione della consultazione e denunciare il Sindaco per ostacolo all’esercizio dei diritti civili dei cittadini.
Imponiamo al Sindaco di indire il referendum, che, in base al principio del silenzio assenso ha tutte le carte in regola per poter essere svolto.
Firma la petizione al Sindaco per chiedere lo svolgimento del referendum.