Il 29 aprile 2001 sono state consegnate alla segreteria generale del Comune
600 firme per presentare il quesito. Il 5 maggio la richiesta è stata
trasmessa al Comitato dei garanti per il previsto parere di conformità
del testo del quesito, che doveva essere dato entro 30 giorni.
Si è allora scoperto che il Consiglio comunale in carica dal 1999, in
contrasto con quanto previsto dallo Statuto e dal Regolamento, non aveva provveduto
al rinnovo dei componenti di tale Comitato.
In base al Regolamento era in finzione il vecchio Comitato, che però
nel frattempo aveva perduto 2 dei suoi 5 membri, senza che il Consiglio si fosse
preoccupato di ciò.
I 3 rimanenti Ghezzi, Alleva e Medini, riunitisi l'11 aprile, dichiaravano di
non ritenere, in tale situazione, di procedere al dovuto parere.
La Commissione affari istituzionali del Consiglio comunale da metà aprile
ha affrontato la questione delle nuove nomine, ma non è riuscito a trovare
un accordo per nominare i nuovi membri.
Lunedì 7 maggio il Consiglio comunale non ha proceduto al rinnovo del
Comitato, che pure era inscritto all'o.d.g..
A questo punto è necessario ricorrere al Giudice per chiedere il rispetto
della scadenza prevista di 30 giorni entro i quali il Comitato si doveva pronunciare.
Senza tale parere il segretario comunale si rifiuta di vidimare i moduli per
poter procedere alla raccolta delle 9.000 firme necessarie per poter chiedere
l'indizione della consultazione.
Quello che sta succedendo è una gravissima lesione dei diritti civili
dei cittadini bolognesi.
Fra garanti che non decidono e Consiglio che non nomina si è creata una
situazione che tende a vanificare l'esercizio del diritto costituzionale degli
elettori di potersi pronunciare direttamente sulle scelte più rilevanti
di chi governa.
L'effetto di tali manovre è infatti quello di spostare l'inizio della
raccolta delle firme, che deve svolgersi entro 3 mesi dal momento del parere
di conformità, a cavallo dell'estate.
Se ripercorrete la storia del referendum regionale troverete lo stesso atteggiamento
dilatorio.
Ciò è molto preoccupante per chi credeva di vivere in uno Stato
di diritto.
Comunque ci daremo da fare, come al solito, per imporre il rispetto delle regole
e cercare di sbloccare la situazione.