Considerazioni generali
La delibera applica la legge in piena coerenza. Viene riconfermata la filosofia complessiva della stessa, vengono ribaditi i finanziamenti diretti alle scuole materne e alla loro Associazione, la fornitura paritaria di attrezzature alle scuole private e pubbliche, gli assegni di studio a rimborso delle spese sostenute, fra cui le rette. Le modalità di applicazione vengono considerate sperimentali per un anno. In specifico:
Filosofia generale
La delibera riconferma la logica di completa integrazione fra scuola pubblica e privata.
La legge continua ad avere l’ambizione di intervenire complessivamente sul sistema scolastico, invadendo le competenze statali.
Le finalità della scuola vengono intese non come formazione del cittadino, ma come formazione per il lavoro. Conseguentemente gli interventi per il diritto allo studio vengono "curvati" come interventi per favorire "l’innovazione e la trasformazione della scuola".
I progetti che verranno finanziati avranno come finalità la fornitura di tecnologie multimediali, l’incentivazione della produzione di strumenti didattici multimediali, la "diffusione della cultura di impresa" nella scuola, la messa in rete di "scambi reciproci fra scuole e imprese, pubbliche e private". E’ evidente che l’attenzione maggiore viene rivolta alla scuola superiore, in particolare tecnica e professionale e alla formazione professionale e cambia completamente l’ottica e il significato delle politiche per il diritto allo studio.
Gli interventi sull’integrazione, sul disagio e di prevenzione dell’abbandono assumono carattere individuale, non sono più centrali, non poggiano più sulle scuole come soggetti progettuali e di intervento prioritario.
Finanziamento delle scuole materne private
La delibera applicativa è stata fatta a Luglio (avevano fretta di dare i soldi) e riconferma l’erogazione diretta di contributi regionali alle scuole convenzionate e il finanziamento alla FISM per l’assunzione di pedagogisti. Tutte le scuole convenzionate, se rispettano i criteri della legge, ricevono i contributi. Il contributo è stato aumentato di 500 milioni e raggiunge i 5 miliardi e 200 milioni, da considerarsi aggiuntivi ai contributi statali e comunali ( in tutto più di 30 miliardi all’anno)
Finanziamenti dei progetti
La legge è rimasta volutamente ambigua sui progetti da finanziare e parla di generici "progetti educativi" con lo scopo di far rientrare le scuole private nei contributi.
La delibera stanzia 7 miliardi e contiene fra le priorità gli interventi a favore dell’integrazione di persone con handicap e in condizione di disagio psicosociale, fornendo contributi per personale aggiuntivo, strumenti didattici e trasporti, attività per la promozione del successo formativo (fra le quali vengono inserite le visite didattiche e gli scambi internazionali), diffusione delle tecnologie informatiche, promozione delle tematiche inerenti il lavoro, l’ambiente, la sicurezza stradale…
Questa parte contiene sicuramente anche elementi positivi. Non a caso il referendum si propone di abrogare solo la possibilità di fornire attrezzature paritariamente alle scuole private.
In ogni caso il problema è quello dei finanziamenti dei progetti: la cifra è ulteriormente ridotta rispetto agli anni passati ed è da spartire fra scuole pubbliche e private. I contributi al pubblico si ridurranno sensibilmente Per di più sono previsti progetti provinciali, che assorbiranno la maggioranza dei contributi. Sono previsti altri 7 miliardi per mense, trasporti, trasporti per handicap, libri di testo, senza particolari specificazioni.
Assegni di studio
Le novità sono due: gli assegni sono riservati agli alunni delle scuole superiori e viene introdotto per quest’anno il tetto di 2 milioni. Gli assegni sono finanziati con 12 miliardi. Lo stanziamento è destinato alla totalità degli aventi diritto. La gestione delle domande è delegata alle Provincie che hanno in questi giorni emesso i bandi. Le domande dovrebbero essere presentate entro il 30 Ottobre; in realtà molte Provincie hanno allungato i termini (Bologna 12 Novembre).
Le scuole sono pertanto tagliate fuori dalla gestione dei fondi individuali.
Le voci di spesa rimborsabili sono: iscrizione, frequenza, comprese le attività extrascolastiche obbligatorie, acquisto libri di testo, trasporto, sussidi didattici individuali, compresi quelli informatici, attività riconosciute dalla scuola come crediti formativi.
Gli alunni che hanno diritto all’assegno devono avere un reddito famigliare netto, compreso il 20% dell’indicatore di consistenza patrimoniale (il meccanismo è simile a quello delle borse di studio universitario) entro i 51 milioni per un nucleo di 3 persone e aver ottenuto la media del sette l’anno precedente o essere stati considerati a rischio dal Consiglio di classe (unico ruolo delle scuole).
L’entità del rimborso è del 90% sotto i 30 milioni, del 50% sotto i 45, del 35% sotto i 51.
Il fatto che gli assegni siano riservati alle superiori è dovuto da una parte al fatto che la Regione si è resa conto che l’esborso poteva essere enorme e dall’altra dalla presenza di una cultura degli interventi sul disagio a valle e non a monte. Tutta la moderna sociologia e pedagogia sa che gli abbandoni si verificano nel corso degli studi superiori, ma sono stati causati da una emarginazione scolastica e sociale, che inizia fin dalla scuola dell’infanzia. Mentre in Francia si aumenta la scolarità verso il basso, facendo iniziare la scuola dell’infanzia a due anni, qui si attua un intervento demagogico basato sul "fai da te", ovvero chi più spende più prende".
Discriminazione sugli assegni
La Giunta regionale ha affermato di aver allargato le voci di spesa rimborsabili al fine di ridurre le disparità fra studenti del pubblico e del privato. In tal modo si ammette tale disparità.
Nel merito occorre rilevare che:
Risulta di dubbia legittimità e di impossibile controllo la dichiarazione delle spese sostenute senza presentare la documentazione necessaria od averla a disposizione