La scuola pubblica ha una funzione primaria nella nostra società : la Repubblica la deve istituire per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.
Scuola pubblica e privata rispondono a diverse finalità: se la prima si fonda sulla libertà di insegnamento, per promuovere la crescita della personalità dei giovani in piena libertà e attraverso il confronto fra una pluralità di posizioni culturali, le scuole private che reclutino i docenti in base ad una tendenza ideologica o religiosa, rispondono in larga parte ad esigenze educative specifiche, legittime, ma non di tutti: così si esprime la nostra Costituzione, questo noi condividiamo.
Ringraziamo tutti
i cittadini che si sono impegnati per impedire l’istituzione di un sistema
scolastico regionale integrato, che avrebbe comportato l’abbandono dell’obbligo
costituzionale di istituire scuole pubbliche di ogni ordine e grado.
Il testo approvato
definitivamente dal Consiglio regionale conferma però l’ambizione
di fare da “apripista” per la legge nazionale sulla parità: esso
prevede un sistema di interventi regionali, in cui si riconosce alle scuole
private una parità istituzionale, si forniscono attrezzature didattiche
alle scuole private di ogni ordine e grado, si finanziano direttamente
le scuole materne private e le loro associazioni, si erogano assegni di
studio a rimborso di tutte le spese sostenute, fra cui le rette. Tale legge
apre un irrimediabile vulnus alla legalità costituzionale.
Occorre ribadire che solo la scuola pubblica è scuola di tutti e per tutti: ogni risorsa finanziaria va impiegata prioritariamente per il suo sviluppo e la sua riforma, i contributi per il diritto allo studio, a cui possono accedere legittimamente anche gli alunni delle scuole private, debbono essere finalizzati alla prosecuzione degli studi degli alunni bisognosi e meritevoli.
Un sistema formativo
che si fonda sul sostegno pubblico di scuole cattoliche o musulmane, emiliane
o lombarde, per élites o per diseredati, annuncia un tempo in cui
non è la libertà di ciascuno ad essere esaltata, ma nel quale
il riconoscimento reciproco è sostituito dall’esasperazione della
propria identità, il confronto dalla distanza dall’altro.
Solo la scuola pubblica
o “comune” può trasformare la “diversità” in ricchezza di
tutti.
Per contrastare ogni tentativo di aggiramento o stravolgimento del dettato costituzionale, per evitare che la legge dell’Emilia Romagna diventi punto di riferimento per quella nazionale, per una politica del diritto allo studio, che garantisca davvero a tutti i cittadini, a partire dai più disagiati, il diritto all’accesso e al successo scolastico, per dare a tutti i cittadini la possibilità di decidere sul futuro della scuola pubblica, garanzia di libertà, uguaglianza, pluralismo, promuoviamo il referendum abrogativo delle parti della Legge che prevedono contributi diretti alle scuole private e assegni di studio a rimborso delle rette.
Chiediamo l’adesione di tutti i cittadini, del mondo della scuola, della cultura, degli esponenti delle forze sociali e politiche.