Comunicato stampa
La legge Rivola favorisce le scuole private.
Nel merito delle dichiarazioni e dei dati riferiti dal Presidente Errani
e dall’Assessore Rivola sull’applicazione della legge n. 10/99, riteniamo
opportuno fare le seguenti considerazioni:
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non è vero che la legge riguardi solo il diritto allo studio; basti
ricordare che oltre ai 6 miliardi erogati per gli assegni di studio, ne
sono stati già stanziati quest’anno altri 5 miliardi e 200 milioni
a favore di tutte le scuole materne private della regione (portando i finanziamenti
pubblici a loro favore alla cifra di 31 miliardi) e verrà stanziato
un altro miliardo a favore delle scuole private di ogni ordine e grado
per finanziare i loro progetti educativi.
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Non è vero che la legge favorisce tutte le famiglie con redditi
bassi; secondo i dati forniti ricevono gli assegni l’8,2% del totale degli
alunni delle private e solo il 4,7% di quelli della pubblica. A meno che
non si dimostri che la maggioranza delle famiglie bisognose manda i figli
alle scuole private (sic !) è evidente che la legge ha favorito
l’utenza delle private.
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Ciò è confermato dal fatto che gli alunni delle private,
che sono solo il 3,7% del totale ricevono un contributo medio più
che doppio (1.800.000) di quello degli alunni pubblici (860.000), pari
al 12% della cifra complessiva erogata, cioè pari a 800 milioni
contro 5,6 miliardi.
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Non si capisce come un assegno che viene erogato dopo aver speso possa
spingere le famiglie a basso reddito a sostenere preliminarmente spese
aggiuntive per corsi di lingue o computer, quando spesso queste non hanno
neppure i soldi per comprare i libri di testo. Ma poi i corsi di lingue
o computer li deve fornire la scuola, altrimenti si finisce per incentivare
l’ingresso di enti privati nel campo dell’istruzione.
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Non è affatto vero che gli aiuti alle famiglie a basso reddito vengano
erogati per la prima volta in Italia grazie alla legge Rivola: dal 1983
era in vigore in Emilia Romagna e in tutte le regioni una buona legge sul
diritto allo studio, che si è voluto cambiare, che prevedeva fornitura
di libri di testo, di servizi mensa e trasporti e anche contributi a tutte
le famiglie bisognose, sia della scuola pubblica che privata, ma non il
rimborso delle spese delle rette.
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Per finire è veramente stupefacente che l’Assessore Rivola, che
non dovrebbe neppure conoscere i nomi di chi usufruisce degli assegni,
visto che i bandi sono gestiti dalle Provincie, dopo aver chiesto la sola
autocertificazione delle spese, senza la documentazione relativa, adesso
minacci le famiglie di visite ispettive della Guardia di Finanza. Ma secondo
lui davvero le famiglie hanno tenuto gli scontrini delle spese per libri
di testo o altro dell’anno scorso ? Gli unici che sono sicuramente in regola
sono gli utenti delle scuole private, ai quali bastava segnalare le spese
delle rette per ricevere il massimo importo possibile dell’assegno.
C’è un solo modo per correggere le distorsioni della legge: eliminare
dal testo i rimborsi delle rette, in modo che gli assegni siano uguali
per tutti a parità di reddito e di grado di scuola.
Occorre poi abrogare oltre ai finanziamenti diretti ogni finanziamento
diretto alle scuole private.
Questi risultati si possono ottenere se il referendum verrà approvato
dalla maggioranza dei cittadini.
Invitiamo quindi tutti a sottoscrivere (c’è tempo fino al 26
Febbraio) il quesito e a rendere possibile che siano i cittadini a decidere
sul futuro della scuola.
Noi avanziamo fin d’ora la proposta che i soldi non spesi vengano erogati
a favore delle scuole pubbliche e in particolare vengano stanziati ai Comuni
per incentivare l’apertura di nuove sezioni di scuola dell’infanzia in
tutti i Comuni dove c’è lista d’attesa e in quelli in cui non esiste
neppure una sezione di scuola pubblica (oltre 50 in regione).
Bologna 28/1/2000
Comitato bolognese Scuola e Costituzione
Comitato per il referendum abrogativo della legge n. 10/99.