Museo Indiano

Il Museo Indiano o Museo d'Etnografia Indiana e Orientale, fu aperto a Bologna nel 1907 per il felice concorso di Comune e Università, grazie alla collezione di oggetti raccolti dal professore di Filologia Indoeuropea e Sanscrito Francesco Lorenzo Pullé.

Il Museo Indiano o Museo d'Etnografia Indiana e Orientale, fu aperto a Bologna nel 1907 per il felice concorso di Comune e Università, grazie alla collezione di oggetti raccolti dal professore di Filologia Indoeuropea e Sanscrito Francesco Lorenzo Pullé (Modena, 1850 – Erbusco, 1934), che curò l'attività del Museo fino all'anno del suo pensionamento dall'Alma Mater, nel 1925. Ebbe la sua sede in alcuni locali del Palazzo dell'Archiginnasio, oggi assegnati alla biblioteca. Al momento della chiusura, nel 1935, la collezione originale del Museo Indiano era stata ampiamente arricchita: intorno agli anni Venti del Novecento, infatti, alcuni oggetti giapponesi e cinesi furono uniti alla galleria del Museo, grazie all'acquisizione da parte del Comune di lasciti voluti da illustri cittadini bolognesi: fra tutti ricordiamo le eredità di Agostino Sieri Pepoli e di Carlo Alberto Pizzardi. Il Museo Indiano incrementò così le sue raccolte, specialmente di manufatti in ceramica. Ancora prima, anzi, subito dopo l'inaugurazione delle sale, e probabilmente anche in altri momenti, si registrarono prestiti e doni di privati cittadini, il più importante dei quali sembra oggi essere la raccolta di statue asiatiche di Pellegrinelli, che documenti dell'Archivio del Comune di Bologna fanno risalire al 1908.
La complessa storia amministrativa del Museo Indiano ha contribuito a rendere difficoltosa la persistenza nel tempo dell'istituzione, mentre le collezioni che ha ospitato dimostrano la validità dell'esperienza maturata durante la breve apertura al pubblico, interrotta anche dalla Grande Guerra. Le raccolte, infatti, esprimono interessanti varietà per le diverse ragioni che mossero l'attenzione dei collezionisti ad acquisire oggetti: un professore universitario per dar vita a un museo specchio della sua attività scientifica, due nobiluomini appartenenti all'aristocrazia cittadina per rendere esclusive le proprie abitazioni, altri privati che si sommano a costoro, spinti forse da motivazioni estranee alle precedenti. Il concorso di questi eventi indussero, nel corso del tempo, ma sulla base di un disegno prefigurato fin dall'inizio da Pullé, a tramutare il nome in Museo d'Etnografia Indiana e Orientale: motivato, a giusta ragione, dalle differenti origini geografiche dei materiali e legittimato anche dai paradigmi scientifici seguiti durante l'epoca in cui si svolse la vicenda.I diversi manufatti appartenuti alla collezione del Museo sono ancor oggi assai importanti per descrivere aspetti della passione per il collezionismo di oggetti asiatici in epoca moderna e, più ancora, la significativa presenza di riproduzioni fotografiche atte a illustrare architetture ed elementi artistici all'interno delle stanze e nella galleria del Museo, permettono di considerarlo un esempio a cui rivolgere grande attenzione nello studio delle dinamiche espositive novecentesche, grazie al consapevole utilizzo della fotografia nel contesto dell'allestimento, deciso fin dal principio dal suo creatore e mutato nel corso del tempo secondo le sue direttive. D'altra parte, dai documenti è evidente che l'attività del Museo, ridotta all'apertura pomeridiana due soli giorni la settimana, si reggeva totalmente sulla buona volontà di Pullé e dei suoi assistenti all'Istituto di Glottologia dell'Università. La bibliografia riferita ai primi anni del Novecento riporta lo sfortunato destino accademico del professore di Filologia Indoeuropea che, giunto a Bologna dopo una carriera quasi trentennale di insegnamento nelle università di Padova e Pisa, in anni di poco successivi all'apertura del Museo Indiano fu coinvolto in polemiche sorte in ambienti accademici e partecipate anche da docenti dello stesso ateneo bolognese.Il professore di origini modenesi fu dunque capace di preservare la sua creatura più in ragione della sua fervente attività politica, svolta in seno al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, nel Consiglio Comunale di Bologna e in Senato, piuttosto che per l'appoggio da parte dell'Università di Bologna. Indicazioni a riguardo sono arguibili dall'attento coinvolgimento da parte delle autorità cittadine, disponibili a collocare e a mantenere il Museo Indiano nel Palazzo dell'Archiginnasio, non senza controversie, vista la ferma opposizione di Albano Sorbelli e l'attigua presenza del Museo Civico. Vari riscontri archivistici dimostrano che, eccezion fatta per qualche polemica sorta in seguito alla vendita della collezione di Pullé allo Stato e alla successiva distribuzione della raccolta tra Comune e Università, fin dal 1903 l'amministrazione comunale operò per dotare il Museo Indiano dello spazio e del mobilio necessario a promuoverne l'apertura, che coincise con le Celebrazioni Aldrovandiane del 1907. Il Comune si impegnò anche ad accrescere la collezione, grazie a estemporanee raccolte pervenute tramite i lasciti alla Città di privati cittadini che sono stati menzionati. In proposito occorre aggiungere che pure l'acquisto Pellegrinelli è registrato in un documento d'archivio redatto nell'Università e firmato dal rettore Vittorio Puntoni, dove si precisa che gli oggetti sono di esclusiva proprietà del Comune.L'eredità del Museo di Etnografia Indiana e Orientale è ancor oggi condivisa e visibile in città. Le Collezioni Comunali, infatti, ospitano alcune coppie di vasi passate dalle stanze di Palazzo Pepoli e in seguito disposte nelle sale dell'Archiginnasio per volontà di Pullé; il Museo Civico Medievale dedica un'intera vetrina a oggetti appartenuti alla raccolta originale del professore di Sanscrito, come l'antico frammento scultoreo buddhista, e altre statue dell'acquisto Pellegrinelli provenienti dal Giappone, anch'esse raffiguranti soggetti del pantheon buddhista; insieme alle due istituzioni, anche il Museo di Palazzo Poggi conserva parte dei manufatti della collezione Pullé, mentre i manoscritti indiani, parte della collezione originale, sono rimasti alla Biblioteca dell'Archiginnasio, dove possono essere tuttora consultati nella Sala Manoscritti.

Luca Villa

Per un approfondimento sulla storia del Museo Indiano, è disponibile il blog, https://museoindianobologna.wordpress.com/

Archivio Storico Comunale, Carteggio amministrativo, 1904, titolo XIV, rubrica 6, sezione 3.

Questa storia attraversa i seguenti mandati elettorali

  • 1902 (29.7.1903) vedi
  • 1905 (11.6.1907) vedi
  • 1923 (14.1.1923) vedi
  • 1936 (14.3.1939) vedi

Persone

Pullé, Francesco

Francesco Lorenzo Pullé fu professore di Filologia Indoeuropea e Sanscrito dell'Università di Bologna tra il 1900 e il 1925. Attivo protagonista della vita culturale cittadina, a lui si deve la creazione…

Fatti/Avvenimenti

Mostra Indianistica

29.7.1903

La prima occasione in cui Francesco Lorenzo Pullé espone a Bologna alcuni oggetti della sua collezione, frutto del viaggio in India, Ceylon e Vietnam compiuto da Pullé nel 1902, si presenta nel 1903,…

Inaugurazione Museo Indiano

11.6.1907

Il Museo Indiano apre nel Palazzo dell'Archiginnasio, in locali che avevano precedentemente ospitato gli appartamenti del direttore della Biblioteca. Il Museo, che nei documenti universitari sarà sempre…

Collezione Pellegrinelli

27.3.1908

La raccolta di statue in metallo raffiguranti soggetti buddhisti, di proprietà della Signora Pellegrinelli, è acquistata dal Comune di Bologna in data 27 marzo per arricchire la collezione del Museo…

Lascito Pepoli

14.1.1923

Nel 1923 troviamo un preciso inventario degli oggetti del Museo di Etnografia Indiana e Orientale che riferisce dell'acquisto Pellegrinelli già menzionato ed elenca gli oggetti provenienti dalla residenza…

Lascito Pepoli

14.3.1939

Nel 1939, in previsione di attacchi aerei, molti oggetti appartenenti alle Collezioni Comunali d'Arte Antica furono trasferiti a Villa Aria di Marzabotto. Tra questi troviamo alcuni vasi appartenuti ad Agostino…