I sottopassaggi pedonali

Alla fine degli anni Cinquanta, in piena crescita e boom economico, la città di Bologna si trovò a fronteggiare uno dei problemi che tuttora sono al centro degli interventi della pubblica amministrazione: il traffico. I sottopassaggi furono l'espediente trovato per separare e convogliare il traffico pedonale e separarlo da quello veicolare; un prolungamento sotterraneo dei portici molto apprezzato dalla popolazione bolognese.

«La costruzione dei grandi sottopassaggi nel cuore del centro storico di Bologna ha influito in misura notevole sulla circolazione pedonale e veicolare. Il nodo viario all'incrocio degli assi Rizzoli-Indipendenza è stato decongestionato: le correnti di traffico scorrono ora in modo più fluido: la circolazione generale è bene ordinata anche nelle ore di punta. Si può dire che le abitudini dei pedoni si siano ormai sostanzialmente modificate, nel senso che la curiosità, prima, e la costatata comodità e sicurezza, poi, hanno fatto apprezzare i vantaggi dei nuovi percorsi. I sottopassaggi si presentano come un'opera che va oltre la semplice risoluzione di un problema locale di traffico. Essi costituiscono un vero e proprio sistema di strade sotterranee, con molti e comodi accessi, negozi, bar, servizi igienici, vetrine di esposizione, mostre di reperti archeologici: un complesso capace di favorire nel proprio interno attività permanenti e non solo di accogliere un transito frettoloso.»

I sottopassaggi pedonali nel centro di Bologna, "Bologna. Rivista del Comune" (supplemento: bollettino d'informazione dell'attività municipale), n. 15, dicembre 1960.

Il problema traffico, così attuale anche ai nostri giorni, cominciò ad interessare la città Bologna già negli anni cinquanta, quando il boom economico bussava alle porte di un paese in grande fermento e con una forte motivazione alla crescita. Il Piano Regolatore Generale cittadino adottato nel 1955, approvato nel 1958, ma successivamente modificato fino al settembre 1960, aveva tra le motivazioni principali "la salvaguardia dell'inconfondibile ambiente cittadino". All'interno di questa priorità, la costruzione dei sottopassaggi pedonali rientrava nella necessità di migliorare la circolazione negli incroci del centro storico, dove traffico veicolare e pedonale sovente si sovrapponevano. In particolare la zona interessata riguardava l'incrocio tra via Rizzoli e via Ugo Bassi, fulcro e cuore della città.
Nel 1958 venne inaugurato il primo sottopassaggio costruito all'incrocio tra piazza Re Enzo e via Rizzoli. Il secondo sottopassaggio, invece, inglobante il primo e di dimensioni decisamente maggiori, venne inaugurato il 21 aprile 1960 all'incrocio delle vie Indipendenza, Ugo Bassi, Rizzoli e piazza Re Enzo.

Nella costruzione del primo sottopassaggio si operò per la realizzazione di una L aperta che collegava tra loro le rampe di accesso ubicate all'angolo del Palazzo "Modernissimo", in piazza Re Enzo e all'imbocco di via Rizzoli e via Caduti di Cefalonia. Per quanto riguarda la costruzione del secondo sottopassaggio, invece, il progetto previde la costruzione di un ampio salone a forma di losanga allungata di m 30x26 circa, nel quale s'intersecarono le rampe d'accesso provenienti dai quattro angoli dell'incrocio: due sui due lati del Palazzo Comunale, due sui lati del Palazzo ex Vignoli, due verso via Indipendenza e verso via Rizzoli, sui due lati del Palazzo Stagni, mentre l'ultima rampa era quella ubicata sul lato di Palazzo Renzo. L'edificazione del secondo sottopassaggio comportò il sorgere di alcune complicazioni, come lo spostamento di alcune tubature principali di acqua e gas nonché lo spostamento di alcuni cavi ed elettrodotti di vari enti e società fornitrici. Anche la presenza delle fondamenta probabilmente di una torre antica, impegnarono gli operai nella rimozione per diversi giorni. Notevole fu anche l'impegno per la realizzazione di opere di consolidamento delle fondamenta di cui necessitavano tutti gli edifici confinanti con il sottopassaggio, da Palazzo Stagni (al confine tra via Rizzoli e via Indipendenza), a Palazzo Comunale, a Palazzo Re Enzo.
Durante l'edificazione di entrambi i sottopassaggi vennero alla luce importanti reperti archeologici come un selciato di decumano massimo nei pressi di via Caduti di Cefalonia e sotto via Ugo Bassi o il selciato del cardo completo di marciapiedi sotto piazza Nettuno. Il Comune, in accordo con la Soprintendenza delle Antichità di Emilia Romagna, decise di conservare, per quanto possibile, i siti creando alcuni locali dove rendere tali reperti visibili dalla galleria.

L'innovazione dell'opera e delle tecniche costruttive utilizzate non furono l'unica priorità del progetto che, primariamente, si prefiggeva la creazione di un ambiente esteticamente decoroso e piacevole per invogliare i cittadini bolognesi all'utilizzo. Per questo, grande importanza venne data alla scelta dei materiali di rifinitura, dal piano di calpestio in gomma di tipo pesante a scanalature strette in modo che risultasse "gradito al pedone", al marmo botticino proveniente dalla Sicilia ed impiegato per il rivestimento delle pareti verticali e delle alzate dei gradini. Il soffitto, poi, rivestito con tessere di grès ceramico con fondo di colore avorio chiaro venne scelto poiché s'intonava perfettamente con i colori di pavimento e pareti.


Nella volontà dell'Amministrazione, i Bolognesi dovevano vivere il sottopassaggio come un prolungamento dei portici cittadini, attraverso le vetrine da esposizione illuminate e gli esercizi commerciali. I sottopassaggi dovevano dare al cittadino la possibilità di riscoprire la città dal suo interno, attraverso la mostra permanente dei reperti archeologici ritrovati durante l'edificazione, ma fornendo anche un rafforzamento dei servizi già presenti al di fuori, come, ad esempio, quelli igienici. In effetti, il successo dei sottopassaggi fu immediato: turisti e Bolognesi vi si recavano non solo per attraversare l'incrocio cittadino, ma vi trascorrevano anche parte del tempo libero. Presto si sparse la voce che gettare una moneta attraverso le fessure delle teche che conservavano i resti del selciato di età romana di via Rizzoli, portasse fortuna. Già nel 1959 il Comitato per Bologna storica e artistica, incaricato di mantenerle pulite, interrogò il Gabinetto de Sindaco sull'utilizzo da farsi della somma raccolta in quella che era stata rinominata "la succursale della Fontana di Trevi". La scelta immediata dell'Amministrazione comunale fu di destinare il denaro offerto dai cittadini ad un altro ufficio sul quale stava investendo notevoli risorse, ovvero quello dell'Assistenza scolastica.

e.e.

Questa storia attraversa i seguenti mandati elettorali

  • 1951 (9.4.1956) vedi
  • 1956 (21.7.1958) vedi
  • 1960 (1.7.1964) vedi

Fatti/Avvenimenti

Sottopassaggio pedonale - Approvazione progetto

9.4.1956

Il Consiglio comunale approva il progetto per la realizzazione di un sottopassaggio pedonale, con annesso diurno,  all'incrocio di piazza Re Enzo con via Rizzoli, all'angolo col palazzo del Modernissimo…

Sottopassaggio pedonale - Approvazione prolungamento

21.7.1958

Il consiglio comunale approva all'unanimità il progetto per la realizzazione dei sottopassaggi pedonali all'incrocio tra via Ugo Bassi - via Rizzoli con via Indipendenza ed il collegamento con il sottopassaggio…

Sottopassaggio pedonale - Apertura secondo tratto

21.4.1960

Il 21 aprile 1960 viene inaugurato nel centro storico di Bologna il secondo passaggio pedonale all'incrocio delle vie Indipendenza - Ugo Bassi - Rizzoli - Piazza Re Enzo dopo circa due anni dalla costruzione…

Sottopassaggio pedonale - approvazione progetto

1.7.1964

La Giunta  approva il progetto di costruzione del sottopassagio pedonale con annesso diurno all'incrocio delle vie Marconi, Ugo Bassi, San Felie e con Piazza Malpighi.