Museo Civico del Risorgimento

Forti di un anno di esperienza, l'Associazione Amici della Certosa e il Museo civico del Risorgimento, intendono presentare alla città quanto realizzato finora e rilanciare l'iniziativa, confidando che ai volontari già coinvolti se ne aggiungano altri, in modo da estendere l'opera a un secondo gruppo di monumenti che, come i primi, attendono “letteralmente” di riemergere dalla polvere.

Ingresso libero, non è richiesta la prenotazione.

Grazie ad una convenzione con l'Istituzione Bologna Musei | Museo civico del Risorgimento, nel 2014 un gruppo di una trentina di volontari dell'Associazione Amici della Certosa, dopo aver seguito alcuni incontri, durante i quali due restauratrici hanno indicato quali dovevano essere le uniche operazioni ammesse, motivando quelle che non erano consentite, si è cimentato in un'opera di spolveratura di oltre 30 monumenti del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, dando azione ad un progetto chiamato “Laboratori sperimentali di manutenzione ordinaria in Certosa”. Armati di pochi strumenti, ma di tanta buona volontà (e non minore attenzione), i volontari dell'Associazione hanno compiuto semplici operazioni di spolveratura, consentite a approvate dagli organi di tutela competenti, restituendo, ad alcuni monumenti, maggior dignità oltre che una migliore visibilità degli ornati. Durante le operazioni di spolveratura i volontari hanno avuto la possibilità di conoscere meglio la storia del monumento di cui si stavano prendendo cura. Attraverso la compilazione di schede, appositamente preparate per questa iniziativa, e di fotografie scattate per documentare i momenti salienti del lavoro, i volontari hanno potuto verificare, anche se superficialmente, lo stato di conservazione del monumento e dello spazio ad essi circostante, animando e vigilando anche ambienti che difficilmente possono essere presidiati.

La tutela del patrimonio, monumentale e paesaggistico, la consapevolezza dell'importanza di tramandare l'eredità culturale lasciata da chi ci ha preceduto si conquista attraverso la conoscenza e la partecipazione attiva alla salvaguardia del patrimonio stesso. Non si è trattato di un restauro (compito che è e deve restare dei professionisti) ma di quell'opera di manutenzione ordinaria che da sempre viene riconosciuta come il miglior sistema per garantire la conservazione del patrimonio artistico e che si dovrebbe praticare costantemente, per ridurre le progressive occasioni di degrado e i conseguenti, costosi, interventi. D'altra parte, da molto tempo ormai le ristrettezze dei bilanci pubblici costringono a correre dietro alle emergenze, impedendo di mettere in atto grandi progetti di manutenzione ordinaria.

I volontari hanno operato nella consapevolezza che l'opera realizzata (e quel che seguirà) non ha soltanto un innegabile valore economico, storico-artistico, estetico, ma anche un elevato valore civile; si tratta di uno di quei fatti che mostra quanto e come la nostra città (cittadini e istituzioni, insieme) abbia iniziato a percorrere una strada per rispondere alla crisi e al degrado: mettendosi in prima persona per cambiare in meglio le cose che non funzionano.