«Educato in una famiglia di operai antifascisti  […] aderii alla Resistenza come un fatto naturale. Subito dopo l’8 settembre mi trovai insieme al gruppo del Pontevecchio, che era numeroso, bene organizzato e politicamente collegato con la direzione del movimento antifascista grazie all’attività di compagni molto attivi e qualificati come Brando, Olindo, Flavio, Gianni e anche mio fratello Elio, che erano tutti comunisti e che molto si diedero da fare per reclutare giovani alla Resistenza attiva, per creare le prime basi, per mettere assieme delle armi e per fare della propaganda antifascista e antitedesca […]. Ricordo che tutte le sere c’era qualcosa da fare: stampavamo manifestini ciclostilati e poi andavamo a distribuirli nei caffè, davanti alle fabbriche, nei cinema, oppure li attacavamo ai muri o li spargevamo davanti alle porte di casa».
Questo brano tratto da una testimonianza di Carlo Cicchetti, partigiano bolognese che combatté nella divisione Belluno sulle Alpi venete, restituisce un’immagine nitida di quello che doveva essere il clima del rione Pontevecchio nelle fasi iniziali della Resistenza a Bologna.

Il rione, oggi inserito al centro del Quartiere Savena, era racchiuso fra le attuali vie Pontevecchio, Oretti, Felsina, Parisio, Toscana, Due Madonne, comprendeva l’area della Cricca, e si estendeva verso la Ponticella di San Lazzaro di Savena. Era collegato alla città pur costituendo quasi un piccolo nucleo abitato a sé stante dove si trovavano poche case e ancora diversi campi coltivati e dove vivevano principalmente operai e braccianti.
Fra il 1943 e il 1945 le famiglie del Pontevecchio diedero un contributo importante alla Resistenza bolognese in termini di donne e uomini attivi nelle formazioni partigiane della città, della provincia e di altre province italiane – in primo luogo nelle brigate cittadine 1ª Irma Bandiera e 7ª Gap Gianni e nelle unità di resistenti del Veneto – e nel rione si costituitì una fitta rete di basi e punti di riferimento e di incontro per lo sviluppo dell’attività clandestina dei partiti, dei Gruppi di difesa della donna e del Fronte della Gioventù.
Questa mappa, elaborata su quella dell’attuale Quartiere Savena, mostra alcuni dei luoghi significativi per il movimento partigiano della zona ancora oggi visibili e i luoghi della memoria rappresentati dai monumenti e dalle lapidi dedicati ai partigiani e ai caduti. Fra questi spicca il cippo collocato in Piazza Caduti di San Ruffillo per ricordare una delle più grandi stragi di detenuti politici avvenute in Italia durante l’occupazione nazista: le fucilazioni di massa di antifascisti e partigiani di Bologna e di altri centri della provincia e non, reclusi a San Giovanni in Monte che a partire dal febbraio 1945 ebbero come teatro la piccola stazione di San Ruffillo.
Nel quartiere sono presenti anche un museo dedicato alla guerra a Bologna e sulla Linea Gotica e due cimiteri di guerra alleati, quello polacco e quello del Commonwealth.