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Intervista a Roberto Morgantini

Nel nostro Quartiere è aperta da ottobre 2017 la Cucina Popolare gestita dall'Associazione di volontariato Civibo onlus, presso il Centro sociale Saffi in via Ludovico Berti 2/10.
I pasti vengono somministrati dalle 12 alle 14 per quattro giorni consecutivi alla settimana, il martedì, il mercoledì, il giovedì e il venerdì.
Ce ne parla l'ideatore del progetto delle Cucine Popolari Roberto Morgantini, novello Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.


Le Cucine Popolari al Quartiere Porto-Saragozza: il bilancio del primo anno e mezzo.


Il bilancio ci sembra positivo. Abbiamo aperto anche il venerdì con una presenza consolidata di una cinquantina di ospiti, provenienti per lo più dal quartiere ma anche di paesi e storie diverse, ai quali si aggiungono persone che vengono a mangiare da noi lasciando un’offerta, per stare in compagnia, per condividere un’esperienza, e i volontari, per un totale di almeno una settantina di pasti al giorno. Ci sono ragazzi di scuole, centri di formazione professionale e dello studentato universitario Saffi che vengono a fare volontariato da noi, abbiamo avuto volontari richiedenti asilo e tirocinanti inviati dal Tribunale o dai Centri di salute mentale. Spesso, anche in collaborazione con il Centro sociale Saffi, abbiamo pranzi o cene/evento, alcune affidate a famosi chef, con la presenza dei nostri ospiti e di una folta schiera di amici e sostenitori delle Cucine popolari, abbiamo fatto feste per ricorrenze civili, per compleanni e anche per un “parimonio”. Crediamo che condividere incontri e belle situazioni – oltre che, ovviamente, mangiare assieme -  sia un modo per ricostruire una comunità e per stare meglio tutti. Un ragazzo di prima media nei suoi pensieri sulla giornata passata insieme ci ha fatto la migliore pubblicità possibile: “E’ un posto magico come la tana dei Wembly, dove ognuno può trovare rifugio. E dove si mangia benissimo!”.

La zona Saffi ha delle criticità e delle fragilità di tipo relazionale: tanti anziani soli. Che tipo di risposta può dare un’esperienza come la vostra?

Purtroppo non sono solo gli anziani. Anche le persone povere, senza casa, malate, depresse sono spesso sole, e sono tante. A mangiare assieme si diventa amici e ci si può frequentare anche fuori della Cucina popolare: a dare una mano ai volontari, ai pranzi “sospesi” presso ristoranti o iniziative della città, persino per alcuni a teatro. Avere un posto piacevole in cui potersi raccontare e dove passare un po’ di tempo in compagnia e magari sorridere un po’ è importante quasi quanto assicurarsi un buon pasto caldo.

Come può un cittadino interessato al vostro lavoro dare una mano?

Se è pensionato può venire a darci una mano in cucina a preparare i pranzi, o a servire in tavola, se invece di giorno è impegnato con il lavoro ci sono anche gli eventi serali o nei giorni festivi per poter fare il volontario. Specialmente d’estate sarebbe particolarmente gradito, anche perché noi non chiudiamo mai... Ma anche solo preparare delle torte a casa e portarcele farebbe felici i nostri ospiti, che sono tutti molto golosi.

Progetti per il futuro?

Il buon rapporto con i Servizi sociali e con le Caritas parrocchiali ci assicura che non resteremo anche in futuro senza clienti, e poi ci sono le persone in difficoltà di passaggio, che per principio noi non mandiamo mai via senza mangiare. Abbiamo ancora un po’ di spazio per crescere come utenza, ma vorremmo soprattutto coltivare le opportunità offerte da una città che sa essere anche molto generosa per offrire qualcosa in più oltre al “pane quotidiano”: socialità, stimoli culturali, amicizia.

 

Ultimo aggiornamento: giovedì 02 maggio 2019