Acqua

Acqua

Obiettivo generale:
mantenimento e miglioramento delle risorse idriche

Obiettivi specifici:
- riduzione dei consumi idrici
- riduzione degli elementi di rischio idraulico
- riduzione dell'impatto dei reflui sul sistema naturale
- riqualificazione della valenza naturale dei sistemi idrici

Stato

torna al menu ↑


Le analisi relative alla disponibilità della risorsa idrica, ai prelievi ed alla qualità delle acque superficiali e sotterranee sono stati ricavati a partire dalle elaborazioni condotte dalla Regione Emilia-Romagna nel Piano di tutela delle acque (2000), cui si rimanda per una trattazione più esaustiva di questi temi, e fanno riferimento perlopiù alla scala provinciale, non essendo possibile fare un bilancio alla scala comunale.

Quantità della risorsa idrica
Negli ultimi 20 anni, i prelievi idrici sono aumentati, con un andamento nella provincia di Bologna comune a quello del resto della regione; la netta diminuzione dei prelievi del settore industriale, connessa con l'introduzione di ricircoli e processi produttivi meno esigenti, non è stata tale da compensare l'aumento del prelievi del settore acquedottistico civile e agricolo.

Trend storico dei prelievi nella provincia di BolognaTrend storico dei prelievi nella provincia di Bologna


Nella provincia di Bologna, gli approvvigionamenti idropotabili da falda ammontano a 100 Mm3 all'anno, mentre quelli da acque superficiali ammontano a 180 Mm3 all'anno. Complessivamente, il ricorso alle acque di falda è pari circa al 36%.
Come nel resto del territorio regionale, gli usi più idroesigenti sono quelli agricoli (52%), seguiti da quelli civili (38%), mentre gli usi industriali sono più contenuti.

Ipotesi di fabbisogno idrico futuroIpotesi di fabbisogno idrico futuro

Il deficit di falda, ossia l'eccesso di prelievi di acque sotterranee rispetto alla capacità di ricarica degli acquiferi, è stimato per la provincia di Bologna in 8 Mm3 all'anno, tra i valori maggiori della regione, che porta a valutare, anche se con le dovute cautele, l'ammontare del "prelievo di equilibrio" in 88 Mm3/anno, e quindi la necessità di ridurre i prelievi da falda di una quantità pari al 12%.

In merito ai prelievi da acque superficiali, con riferimento in particolare ai due principali fiumi che interessano il territorio comunale, si osserva una situazione di deficit di portata rispetto al Dmv, che richiederebbe una riduzione dei prelievi media a livello provinciale dell'ordine del 20%.

Prelievi idrici nella provincia di BolognaPrelievi idrici nella provincia di Bologna

Le perdite acquedottistiche nella provincia di Bologna sono dell'ordine del 22%, quindi superiori anche se non di molto all'obiettivo del 20% posto dal Piano di tutela delle acque, pur mantenendosi al di sotto della media regionale, pari al 26%.
Le perdite della rete irrigua sono invece estremamente elevate, essendo stimate nell'ordine del 59%, ben superiore alla media regionale (48%).

Qualità della risorsa idrica

In merito alla qualità dei corsi d'acqua superficiali della regione, si osserva, con riferimento ai principali macrodescrittori, che le concentrazioni medie di Bod5 nei fiumi, pur essendo in diminuzione, si mantengono su valori elevati, e superiori a quelli di altri paesi europei. Le concentrazioni di azoto ammoniacale nei fiumi della regione, ben al di sopra dei valori naturali, sono in aumento, mentre le concentrazioni di nitrati sono stabili anche se superiori a valori considerabili di fondo. Le concentrazioni di fosforo sono al di sopra dei valori di fondo e mostrano un trend in aumento, in controtendenza rispetto agli altri paesi europei.
Con riferimento alla qualità delle acque sotterranee, si osserva che la concentrazione di nitrati e di organoalogenati è in aumento; non si è riscontrata la presenza di pesticidi. Nessuno dei pozzi della rete di monitoraggio a scala regionale raggiunge la classificazione di stato ambientale delle acque sotterranee (Saas) elevato. Per la sola Provincia di Bologna, su oltre quaranta di punti di misura solo tre punti di monitoraggio presentano uno stato ambientale (Saas) buono.

Impatto potenziale da Psc

torna al menu ↑


Quantità della risorsa idrica
Sulla base delle stime condotte nel Pta, sono stati ipotizzati i consumi con riferimento agli orizzonti temporali 2008 e 2016.
Ad oggi, le dotazioni idriche pro-capite domestiche sono stimate pari a 170 l/residente/giorno; complessivamente, la domanda idrica alle utenze è stimata essere pari al 250 l/residente/giorno.
Mantenendo invariate le utenze domestiche e quelle relative a funzioni commerciali, dei servizi, del turismo, delle istituzioni, ecc., ed ipotizzando modesti incrementi alle forniture ad utenze produttive, il Pta stima le dotazioni al 2008 e al 2016 in - assenza di interventi - rispettivamente pari a 254 e 257 l/residente/giorno.
Le previsioni circa la domanda idrica del settore industriale sono state effettuate nel Pta sulla base dei valori attuali e di valutazioni riguardanti l'evoluzione dei volumi produttivi, del numero di addetti e dei possibili consumi specifici per unità di prodotto, ipotizzando un miglioramento dell'efficienza degli usi idrici nei processi industriali.
Per quanto riguarda il settore irriguo, la stima dei consumi alle utenze è stata condotta sulla base dell'evoluzione delle superfici irrigate e delle tecniche irrigue.

Prelievi da acque superficialiPrelievi da acque superficiali


Complessivamente, l'adozione di misure di razionalizzazione, risparmio e riuso delle risorse idriche, con riferimento al Pta, portano a stimare i seguenti risultati:

Settore civile:
Le azioni da mettere in atto devono portare ad una riduzione delle dotazioni pro-capite e ad una maggiore efficienza della rete di adduzione e distribuzione; in particolare si prevede di:
- conseguire dotazioni per i soli usi domestici di 160 l/residente/giorno al 2008 e 150 l/residente/giorno al 2016 e dotazioni di usi domestici e assimilabili di 235 l/residente/giorno al 2008 e 220 l/residente/giorno al 2016;
- ridurre le perdite della rete di adduzione e distribuzione al 20% nel 2008 e al 18% al 2016.

Settore industriale:
L'applicazione di azioni di risparmio portano ad ipotizzare riduzioni dei consumi variabili dall'8% al 19% nel 2008 e pressoché doppie nel 2016.

Settore irriguo:
Le azioni sono numerose e articolate, connesse alla scala dei prelievi (limitazioni al prelievo da falda e da fiume), al riutilizzo di acque reflue trattate, alla modifica dei criteri delle pratiche irrigue.
Si stima che tali azioni porteranno a riduzioni molto significative dei prelievi, in particolare con riferimento agli approvvigionamenti con acque di falda e dai corsi appenninici.

Qualità della risorsa idrica

Relativamente alla qualità delle risorse idriche superficiali, si prevedono trend futuri di lieve riduzione dei carichi totali di Bod5, azoto e fosforo, riconducibili ad una riduzione del contributo agro-zootecnico e dall'applicazione delle Bat per le attività produttive.
Per quanto riguarda la qualità delle risorse idriche sotterranee, la concentrazione di organoalogenati sono in aumento a causa della progressiva infiltrazione d'inquinanti nel sottosuolo, soprattutto in aree vulnerabili di alta pianura.
Con riferimento alla qualità delle risorse idriche superficiali, risulta necessario perseguire la riduzione dei carichi riversati, conseguibile grazie all'adozione di misure di contenimento degli spandimenti, potenziamento della depurazione secondaria, realizzazione di vasche di prima pioggia, riutilizzo delle acque reflue dei depuratori a fini irrigui. L'obiettivo è una riduzione dell'ordine del 30% per il Bod5 e del 35% per azoto e fosforo.
Per ottenere il miglioramento della qualità delle acque sotterranee, è necessario mettere in atto misure di contenimento degli spandimenti, risparmio e razionalizzazione negli usi, e l'applicazione delle Bat nelle industrie che rientrano nell'ambito di applicazione dell'Ippc.

Misure per la sostenibilità

torna al menu ↑


Dato che il sistema idrico e l'interazione con le dinamiche antropiche risulta assai complesso, nel testo seguente si articolano le indicazioni per la sostenibilità delle trasformazioni secondo il seguente schema:
A. Riduzione dei consumi idrici;
B. Riduzione degli elementi di rischio idraulico;
C. Riduzione dell'impatto dei reflui sul sistema naturale;
D. Riqualificazione della valenza naturale dei sistemi idrici;
E. Elementi di integrazione delle azioni sopra riportate.


A. Riduzione dei consumi idrici
Il tema del risparmio idrico deve essere preso in massima considerazione nello sviluppo urbano nei prossimi anni. Principalmente per tali tematiche gli strumenti per mettere in campo politiche di risparmio idrico sono di valenza sovracomunale, in particolare per gli aspetti infrastrutturali, e prevedono il coinvolgimento e l'azione sinergica di molti soggetti deputati in materia.
Prima di entrare nel dettaglio delle azioni di risparmio idrico, si segnala che la tematica connessa ad eventuali opere infrastrutturali, atte alla crescita dell'offerta acquedottistica, si ritiene non attinente alle dinamiche del Psc, sia per la scala sovracomunale di tali interventi, sia per la coerenza con il Piano di tutela delle acque recentemente approvato dalla Regione, che non prevede al momento opere in tal senso.
In tale contesto, il Comune deve trovarsi pronto a recepire le iniziative contenute nei piani sovraordinati e, al contempo, promuovere iniziative di coordinamento territoriale e di adeguato recepimento a scala locale.

A1. Ampliamento/separazione di reti di adduzione per il risparmio idrico
Negli Ambiti specializzati per le attività produttive e nei poli funzionali, nell'ambito di accordi finalizzati al loro sviluppo e riqualificazione, devono essere analizzate l'entità e le caratteristiche dei consumi idrici e devono essere valutate le opportunità di risparmio, riciclo e riuso in uscita per usi qualitativamente meno esigenti.
Particolare attenzione deve essere dedicata ad eventuali opportunità di realizzazione di reti idriche dedicate, di uso industriale, in capo a progetti di enti locali sovraordinati.
In particolare, ai sensi del Pta, le espansioni di aree produttive o la valorizzazione/ristrutturazione di aree esistenti devono essere subordinate alla realizzazione di tali reti duali di adduzione per l'utilizzo di acque meno pregiate, tranne nel caso in cui non si verifichi la possibilità di realizzazione di idonee fonti alternative, caso in cui si dovranno attuare le tecnologie disponibili per la riduzione dei consumi.
Anche per le aree direzionali sono necessarie disposizioni normative che richiedano la realizzazione delle tecnologie accennate (requisiti volontari/raccomandati), la realizzazione di reti duali di adduzione, in attesa di futuri allacciamenti a risorse idriche alternative (meno pregiate), per usi idonei quali gli sciacquoni (allontanamento dei reflui). La progettazione di tali reti deve essere attivata di concerto con enti locali sovraordinati, per il necessario coordinamento delle iniziative.
Per il contesto residenziale tali iniziative possono limitarsi alla predisposizione delle infrastrutture idriche separate (tra usi wc e altri usi) internamente all'involucro edilizio, per un eventuale allacciamento a future reti separate.
Gli Ambiti da assoggettare a tali interventi dovranno essere individuati in riferimento alle condizioni di maggiore efficacia e fattibilità.
Il Comune si impegna a definire congiuntamente con Ato5, Provincia e gestore le ipotesi tecnologiche e gli elementi di pianificazione e gestione, demandando a sede successiva la definizione di eventuali requisiti di qualità da applicare nella realizzazione degli interventi.

A2. Iniziative di risparmio a scala edilizia
Gli interventi edilizi residenziali dovranno essere subordinati, ai sensi dell'art. 63 del Pta, all'impiego di tecnologie per il risparmio idrico quali, ad esempio, i dispositivi per ridurre i consumi delle apparecchiature idrosanitarie ed irrigue (es.: frangigetto, riduttori di flusso, rubinetteria a risparmio, cassette di risciacquo e flusso differenziato, vaso wc a risparmio, etc.).
Il Comune si impegna a definire congiuntamente con il gestore e Ato5 le ipotesi tecnologiche suggerite dal Regolamento edilizio tipo, demandando a sede successiva la definizione di eventuali incentivi di tipo contributivo suggeriti dalla Regione stessa.


B. Riduzione degli elementi di rischio idraulico

B1. Laminazione delle acque
Le acque bianche devono essere laminate secondo i parametri prescritti dall'Autorità di Bacino al fine del contenimento del rischio idraulico. Potranno essere previste vasche o sistemi analoghi di laminazione, in accordo con l'Autorità idraulica competente, ad uso di una o più zone da urbanizzare. Per il loro posizionamento si devono privilegiare aree che non prevedano il consumo di suolo adatto ad altri usi, incentivando invece una sovrapposizione tra usi non pregiati e suolo vincolato, oppure tramite la collocazione all'interno delle fasce di rispetto di infrastrutture che non prevedano permanenza di persone (fasce di pertinenza fluviale, fasce di rispetto elettrodotti, etc.).
Negli Ambiti di riqualificazione un elemento di valutazione per l'ubicazione degli interventi di laminazione è connesso alla capacità idraulica del sistema fognario.
I volumi da laminare sono indicati in 500 mc per ettaro da urbanizzare per gli Ambiti di nuovo insediamento, mentre si può far riferimento a volumetrie minori - da definire in sede di Poc - per Ambiti di riqualificazione, se l’intervento insiste su area già urbanizzata e in riferimento al rischio idraulico a valle e allo stato dei luoghi.

B2. Riduzione del rischio idraulico
Nelle porzioni di territorio segnalate nel Quadro conoscitivo del Documento preliminare dove sussistono criticità idrauliche del reticolo idrografico, i nuovi interventi dovranno prevedere la successiva riduzione/rimozione delle cause; pertanto dovrà essere prevista la realizzazione di sistemi di difesa da rischio idraulico, oltre che la riduzione al minimo indispensabile dell'impermeabilizzazione dei suoli nelle aree poste a monte.


C. Riduzione dell’impatto dei reflui sul sistema naturale

C1. Reti fognarie separate
Nei comparti oggetto di trasformazioni, occorre provvedere a una separazione delle acque meteoriche di dilavamento (o "acque bianche") dalle acque reflue di scarico, tramite una rete di deflusso separata. Le finalità sono molteplici:
- poter eseguire una agevole laminazione delle acque bianche;
- poter attuare politiche di riutilizzo, ad uso agricolo e irriguo;
- non incrementare gli apporti d'acqua meteorica di dilavamento al sistema di trattamento dei reflui e quindi permettere al depuratore - non sovraccaricato dall'apporto delle acque bianche - un più continuo funzionamento.

A tal proposito, anche a seguito della Valsat del Ptcp, l'obiettivo del Psc di separazione delle reti su tutto il territorio di effettiva nuova urbanizzazione si pone come l'azione determinante per provvedere ad una tutela quali-quantitativa. Si assume un obiettivo di riferimento pari al 15% e un obiettivo di qualità pari al 20%, nel rapporto tra la percentuale di aree servite da rete di acque meteoriche (aree senza commistione con le acque reflue) sul totale delle aree urbanizzate.
Nella fattispecie la raccolta delle acque meteoriche di dilavamento e il successivo rilascio in corpo idrico superficiale dovrà portare alla raccolta dei seguenti valori minimi :
- dal 95% al 75% dell'acqua meteorica di dilavamento in caso di Ambiti di nuovo insediamento;
- dal 75% al 50% dell'acqua meteorica di dilavamento in caso di Ambiti di riqualificazione.
Il range indicato dipende dalle modalità tecniche di collegamento con i corpi idrici ricettori (difficile collegamento dovuto ad infrastrutture di rilievo come ferrovie, autostrade, etc.) e dalle opportunità di riutilizzo indagate per il comparto; tale computo va comunque determinato sulle aree di effettivo intervento delimitate in sede di Poc.
Inoltre, la rete bianca deve essere dimensionata anche in funzione di futuri ampliamenti, per l'eventuale raccolta delle acque meteoriche provenienti da aree contermini, in quanto è realmente plausibile un futuro ampliamento di tali reti. Tale soluzione deve essere praticata in particolare in adiacenza ad aree agricole, ad uso a verde, ad uso produttivo, in adiacenza ad altri interventi urbanistici di trasformazione ove è già stata realizzata una rete separata (ai sensi dell'art. 5.5 del Ptcp), in corrispondenza di assi infrastrutturali di cui è previsto il rifacimento. L'effettivo allacciamento di tali aree adiacenti alla rete separata può essere prescritto come obbligatorio per i soggetti attuatori in caso in cui si verifichino criticità degli scaricatori di piena, così come evidenziato dal Piano di indirizzo (si veda il punto successivo).
L'eliminazione delle interferenze tra il sistema fognario e il sistema idrico di superficie risulta elemento determinante, da applicare anche per tutti i tratti in cui i canali e le reti di scolo/irrigue vengono captate dal sistema fognario.
Infine, il Rue dovrà prevedere - anche per i progressivi interventi di rete nel consolidato urbano - la progressiva separazione delle reti (reflue e meteoriche) che afferiscono alla rete fognaria, con il temporaneo allacciamento di queste alla attuale rete mista; in tal modo gli interventi di separazione delle reti - che progressivamente sarà pianificata e attuata - si potranno interfacciare con gli allacciamenti.

C2. Gestione della prima pioggia
Gli interventi urbanistici nelle nuove aree a destinazione produttiva/commerciale devono rispondere agli indirizzi previsti dalla Dgr 286/05 e s.m.i., per la gestione delle acque meteoriche di dilavamento e delle acque di prima pioggia.
A tal proposito, il Pta, all’art. 28, prescrive che vadano predisposti sistemi di gestione di tali acque che consentano una riduzione del carico inquinante del 25% al 2008 e non inferiore al 50% al 2016, tramite interventi, opere infrastrutturali o modalità di gestione delle infrastrutture viarie.
Nelle aree di nuova urbanizzazione a destinazione esclusivamente residenziale, tali interventi risultano regolati dalle disposizioni specifiche, in particolare nel caso in cui ciò sia richiesto dalle esigenze di tutela dei corpi idrici superficiali.
Nelle aree di riqualificazione può esservi la presenza di scaricatori di piena di particolare impatto sul sistema idrico di superficie; tale impatto può essere determinato da strumenti di analisi da implementare o dal futuro Piano di indirizzo della Provincia (elaborato ai sensi della Dgr 286/05 e s.m.i.), in base alla qualità e tipologia del sistema fognario afferente l'Ambito in oggetto.
Nel caso in cui vi siano elevate criticità, che verranno evidenziate da studi successivi, il Comune potrà richiedere agli attuatori la realizzazione di interventi sulla rete fognaria esistente, con particolare riferimento ad interventi positivi per la diminuzione degli apporti di acque meteoriche di dilavamento in fognatura, con interventi anche nel territorio urbano consolidato, così come indicato nel punto C1.

C3. Gestione dei reflui non collettati
Il sistema di gestione dei reflui per le aree non servite da rete fognaria è soggetto alle indicazioni regionali (Dgr 1053/03 e s.m.i.) in materia.
In particolare, nelle aree consolidate extraurbane, in presenza di un sufficiente livello di concentrazione della popolazione e delle attività economiche, la mancata qualificazione del nuovo nucleo abitato come "agglomerato" e quindi la mancata presa in carico della rete fognaria da parte del gestore del servizio idrico integrato deve avere come riferimento i seguenti criteri di valutazione:
- tecnico-economico, attraverso una valutazione della fattibilità tecnica ed economica tramite l'analisi costi-benefici;
- ambientale, mediante valutazioni sul conseguimento di analoghi benefici ambientali per l'area oggetto dell'intervento. Le valutazioni di efficacia avranno a riferimento il raggiungimento/mantenimento degli obiettivi di qualità ambientali e di specifica destinazione funzionale dei corpi idrici, la salvaguardia e la tutela di aree di particolare interesse e pregio, la prevenzione di inconvenienti di carattere ambientale ed igienico sanitario legate alla modalità di scarico prescelta.
Pertanto, nelle successive fasi pianificatorie inerenti porzioni di territorio che coinvolgono nuclei abitati con oltre 50 Ae (aree consolidate agricole e di collina), occorre avere a riferimento i sopraccitati elementi per la valutazione di sostenibilità ambientale dei nuovi insediamenti, con l'obiettivo di verifica e razionalizzazione del collettamento dei reflui sparsi.

C4. Valorizzazione dei tratti di rete fognaria bianca
I tratti di rete bianca esistenti devono essere salvaguardati nella loro funzione, non prevedendo l'allacciamento di acque reflue civili o industriali, ma permettendo solo l'allacciamento di acque meteoriche.
Tali tratti possono costituire un prodromo di rete, per un più efficace progressivo sviluppo nel territorio cittadino di una rete di acque meteoriche.


D. Riqualificazione della valenza naturale dei sistemi idrici

D1. Aree lungofiume
Le aree lungofiume devono essere riqualificate e rinaturalizzate, al fine di recuperare la valenza ambientale connessa sia agli aspetti vegetazionali e legati alla naturalità dell'alveo, che agli aspetti di fruibilità ed accessibilità delle aree. La riqualificazione fluviale deve essere perseguita con una logica multiobiettivo che coniughi il miglioramento dell'ecosistema fluviale e delle dinamiche geomorfologiche, migliori la qualità delle acque, renda più sostenibile le eventuali derivazioni esistenti, migliori la sicurezza idraulica e promuova la fruizione del fiume.

D2. Tutela dei corsi d'acqua della rete minore
Il reticolo idrografico minore presenta uno stato generalizzato di sofferenza del sistema di scolo, legato soprattutto alla progressiva urbanizzazione ed impermeabilizzazione del territorio, che concentra i deflussi in un minore lasso di tempo. Tale reticolo deve essere valorizzato e potenziato, aumentando la capacità d'invaso ed evitando - in linea generale - il tombinamento, anche se finalizzato ad interventi di allargamento della sede stradale. Pertanto sono necessari interventi di riqualificazione e rinaturalizzazione come, ove possibile, la rimozione di tratti tombati, riportando a cielo aperto il corso dei canali e facendo riacquistare loro, laddove possibile, un percorso naturale, una officiosità idraulica e una capacità di invasare volumi per compiere le funzioni di laminazione.
Il recupero dei maceri esistenti nelle aree agricole di pianura e la loro salvaguardia risulta un altro importante intervento finalizzato non solo alla tutela paesaggistica e alla valorizzazione della rete ecologica, ma anche al potenziamento di una rete di acque superficiali utilizzabile anche per contribuire a laminare eventi di piena in contesto rurale.
Occorre ridare massima funzionalità idraulica al reticolo idrografico minore e minuto, pertanto le nuove urbanizzazioni dovranno prevedere interventi strutturali sul sistema di scolo che, laddove possibile, ne aumentino la capacità d'invaso, migliorando così l'efficienza dello smaltimento delle acque meteoriche e conseguentemente anche l'efficienza della depurazione.

D3. Tutela dei fossi di scolo adiacenti agli assi stradali
Le infrastrutture generalmente dispongono di fossi bordostrada atti allo smaltimento delle acque di dilavamento. In caso di esigenze di riassetto della sede stradale, avviene comunemente il tombinamento di tali fossi e l'eliminazione della vegetazione corrispondente. Si ritiene invece necessario prevedere il mantenimento dei fossi, in quanto tali elementi rappresentano vettori di elevata capacità idraulica, agevole manutenzione ed efficacia nello smaltimento delle acque meteoriche; rappresentano da un punto di vista idraulico degli importanti vettori di acque bianche e pertanto forniscono la possibilità di avere l'area circostante già attrezzata con reti separate. Essi rappresentano anche un luogo di potenziale crescita di vegetazione spontanea, in particolare in contesto periurbano.


E. Elementi di integrazione tra azioni e obiettivi sopra riportati

L'unicità del ciclo di risorse idriche rende necessaria l'adozione di politiche che convergano e che trovino elementi unificanti nella gestione delle risorse.

E1. Interventi di sostegno del Deflusso minimo vitale (Dmv) per la tutela quantitativa
Al fine della tutela delle risorse idriche superficiali, per il rispetto del Dmv e per un uso più sostenibile della risorsa, occorre promuovere studi e attuare specifici accordi con Provincia, Regione e l'Autorità idraulica competente, volti alla realizzazione di bacini idrici ad uso plurimo, con riferimento alla laminazione delle piene, al sostegno delle portate di magra, all'alimentazione di reti idrauliche ad uso non potabile. Tali iniziative si basano sul dettato del Pta, con riferimento all'art. 68, e art. 5.2 del Ptcp.

E2. Localizzazione unitaria degli interventi di laminazione delle acque
Nel caso in cui non vi siano gli spazi sufficienti per realizzare infrastrutture di laminazione nel territorio urbano, è inoltre possibile valutare la possibilità di collocare tali vasche anche in modo da laminare volumi equivalenti di acque meteoriche, ad esempio in aree lungo fiume; le acque oggetto di laminazione possono essere in questo caso differenti rispetto a quelle che afferiscono alle aree di un singolo comparto. Occorre inoltre prioritariamente ricercare gli elementi di compatibilità con le valenze vegetazionali/faunistiche in essere.
Il rilascio in corpo idrico superficiale, in particolare se appartenente al reticolo minore, può prevedere tempi di rilascio delle acque consoni a un adeguato riutilizzo.
Si precisa che tali interventi si configurano comunque come vasche di laminazione (ai sensi dell'art. 4.8 del Ptcp) e non come casse di esondazione ai sensi delle disposizioni e dei piani attuativi dell'Autorità di Bacino.

E3. Rilascio in corpo idrico delle acque meteoriche da finalizzare a riutilizzo
I sistemi di raccolta delle acque meteoriche ad uso di una o più zone di espansione dovranno essere localizzati seguendo prioritariamente il criterio del riutilizzo e quindi scegliendo come collettore finale un condotto che ne favorisca il riuso:
- canale di bonifica, previo accordi tra Ato5, il Comune e Consorzi di Bonifica, al fine di un riutilizzo agricolo;
- condotta di adduzione per usi industriali, usi civili non potabili o usi agricoli, previo accordi tra Ato5, il Comune e i progettisti di un'eventuale area produttiva, al fine di un riutilizzo industriale;
- in corso d'acqua superficiale, al fine del sostegno del Dmv e per il miglioramento dello stato ambientale delle acque.
Solo in ultima istanza le acque meteoriche di dilavamento potranno recapitare in fognatura, analizzate e scartate le soluzioni indicate in precedenza.
Pertanto, per ogni Ambito per nuovi insediamenti o di riqualificazione con prevalente sostituzione degli insediamenti, sarà necessario indagare sulle necessità quali-quantitative della risorsa a seconda dei diversi usi previsti e quindi occorrerà individuare soluzioni progettuali idonee alle diverse ipotesi di riutilizzo delle acque meteoriche (realizzazione di reti duali di adduzione).