Città del Reno

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Le aree lungo il Reno si presentano come un mosaico di spazi aperti e verdi di diverso aspetto e diversamente sistemati.
Nella parte settentrionale prevalgono ampie zone a valenza ecologica e naturalistica, in particolare al confine con i comuni di Calderara di Reno e Castel Maggiore dove, infatti, si trova l’area di riequilibrio ecologico San Vitale di Reno. A queste aree, che rappresentano dei serbatoi di naturalità, si affiancano spazi verdi attrezzati per l’uso pubblico e altri occupati da orti, cave attive o dismesse. Tra questi ultimi figurano aree già di proprietà pubblica e destinate a verde sportivo (centri sportivi Barca, Casteldebole, di via Aretusi) o verde pubblico (i giardini Bambù a Casteldebole, dei Noci in via del Greto, della porta sul Reno in via Speranza, Gennaro Fabbri al Pontelungo e altri minori), aree in alcuni casi pubbliche ma solo in parte allestite: a nord del centro sportivo Barca e a nord della via Emilia oltre il ponte ferroviario, si trovano l’Impianto Ponte Romano, la cava Santa Maria, Traghetto, ecc.
Alcuni settori, dunque, risultano più o meno strutturati e sono regolarmente fruiti, altri non sono risolti e presentano problemi legati agli accessi, al collegamento con gli ambienti circostanti, alla presenza di degrado. L’obiettivo perseguito dal progetto del Psc è la realizzazione del disegno unitario che investe l’intera asta fluviale con l’acquisizione (o accordi per l’utilizzazione) delle porzioni indispensabili, e la definizione di una corretta gestione degli spazi verdi, proprio in ragione della loro diversità. Alcune delle aree che si intende acquisire assumeranno il ruolo di vere e proprie “porte” al fiume (l’area di via Buonarroti nei pressi del centro sportivo Barca, l’area di Casa Baldi in via Bertocchi, e nei pressi di Ponte Romano): luoghi di incontro con la città e il territorio, attrezzate con parcheggi e punti ristoro, raggiunte dai percorsi ciclopedonali.
Tra le verifiche da mettere in atto con il progetto del Reno è importante la valutazione della compatibilità paesaggistica e funzionale tra infrastrutture (Aeroporto, infrastrutture ferroviarie e stradali), impianti produttivi e di lavorazione degli inerti, in modo da poter mettere in atto con opportune mitigazioni una strategia di complessiva ricomposizione paesaggistica dell’ambito fluviale.
E’ importante sottolineare che il tratto bolognese del fiume, dal punto di vista ecologico, è uno dei più critici e fragili a causa delle notevoli pressioni e costrizioni a cui è sottoposto. Nel progetto complessivo del parco risulta pertanto necessario conservare e potenziare la valenza ecologica, che oggi conta sulla presenza di lembi di bosco igrofilo, pratelli aridi, prati seminaturali e zone di greto frequentate dall’avifauna, prevedendo una gestione d’impronta naturalistica di tutti gli spazi per questo adatti, compresi quelli derivanti da cave dismesse. Gestione da differenziare in maniera significativa da quella riservata a centri sportivi, giardini e altri spazi attrezzati.
La fruizione del parco è oggi affidata a tracciati variamente sistemati (vialetti ciclabili, sterrate, sentieri, argini) che consentono di percorrere il lungo fiume per quasi tutto il suo sviluppo su entrambe le sponde, ma che hanno diversi punti critici, soprattutto in corrispondenza dei sottopassi dei ponti stradali e ferroviari. Il successo del parco, potenzialmente il più esteso della città, dipende dalla sua permeabilità. Per questo il progetto implica un’attenta ridefinizione della rete dei percorsi, che raggiunga tutte le parti del parco, con soluzioni anche innovative e un’adeguata segnaletica per facilitare l’orientamento e l’apprezzamento dei luoghi.
Al recupero e alla sistemazione delle aree occorre affiancare un progetto di manutenzione e gestione che, ancora una volta, può trovare un punto di forza nei quartieri cittadini e nelle relazioni che questi intrattengono con le Associazioni attive sul territorio.

Mappa sette città

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