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Occupazione e sviluppi sociali in Europa: i risultati dell'indagine annuale 2017

E’ stato pubblicato lunedì 17 luglio dalla Commissione Europea l’Indagine annuale sull'occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (ESDE).

Per l’UE i dati emersi sorridono a metà. Da un lato si registra infatti una netta ascesa nella creazione dei posti di lavoro, con un più 10 milioni in Europa a partire dal 2013 e un numero comunitario di lavoratori che si aggira attorno alla cifra storica di 234 milioni. Dall’altro lato si riscontrano invece tendenze negative per i più giovani. Ad un aumento dei posti di lavoro non è corrisposto infatti un miglioramento nell’occupazione giovanile. Questi – riprendendo il comunicato della Commissione Europea - “tendono ad avere più difficoltà a ottenere un posto di lavoro e si trovano più spesso in forme di occupazione atipiche e precarie come i contratti temporanei, che possono comportare una minore copertura previdenziale”, col rischio futuro di pensioni più basse. E’ questo il motivo per cui tutta la preoccupazione dell’indagine si concentra sul tema equità intergenerazionale.

I dati sorridono a metà anche per l’Italia. Se il tasso di disoccupazione fra i 15 e i 24 anni passa infatti dal 40,3% del 2015 al 37,8% del 2016, resta il record negativo di Neet (giovani che non hanno e non cercano un lavoro né sono impegnati in un percorso di studio o di formazione) che si attesta al 19,9%, tra i più alti d’Europa, lontano dalla media continentale dell’11,5%. Lo studio rivela anche altri dati sulla situazione italiana: una percentuale tra le più alte per i lavoratori autonomi (più del 22,6%), una differenza tra uomini e donne che lavorano pari al 20,1% e un tasso di persone che vivono in estrema povertà al 11,9%, aumentato fra il 2015 e il 2016; aumento registrato peraltro solo in Romania ed Estonia. Anche i giovani che trovano occupazione, tuttavia, nel 15% dei casi hanno contratti atipici e sono a rischio precarietà e, se under 30, guadagnano in media meno del 60% di un lavoratore ultrasessantenne. Per i giovani, tante le conseguenze che poi si riversano nel campo demografico e pensionistico: escono dal nido familiare e fanno figli solo fra i 31 e 32 anni; quando entrano nel mondo del lavoro hanno una minore copertura previdenziale e riceveranno “con tutta probabilità” pensioni più basse.

Per approfondimenti consulta l’intera Indagine annuale sull'occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa 2017 o la scheda relativa ai suoi dati principali.

 

Ultimo aggiornamento: giovedì 20 luglio 2017