Romanzo

LE METAMORFOSI

La moglie adultera e il marito gabbato

Il romanzo delle metamorfosi, dello scrittore africano Lucio Apuleio (II sec. d.C.), narra la storia di un giovane che per fortunose vicende si tramuta in un asino e ritorna poi un uomo per intervento della dea Iside. La storia sta a significare la degradazione dell'animo, travolto dalle passioni e dalla sete di avventure, finché la purificazione attraverso prove d'iniziazione lo risolleva al divino.

Nel Romanzo, Amore e Psiche, costituisce una digressione ed è un piccolo gioiello d'arte. E' anch'essa allegorica: l'Anima, rappresentata da Psiche, deve superare infine gli ostacoli prima di congiungersi con Amore, cioè prima di conseguire la felicità e di diventare essa stessa divina e immortale.

"Le metamorfosi" è senz'altro la più famosa e meglio riuscita opera di Apuleio, anche se le novelle che contiene non sono propriamente originali, infatti dovevano essere sulla bocca di tutti come le nostre barzellette, o circolare in libercoli di storielle milesie, così dette da un Aristide di Mileto che fu il primo a pubblicarne una raccolta. Nemmeno la lunga novella di Amore e Psiche, pur distaccandosi da quel tipo dozzinale, ci da prove sufficienti per attribuirne senza dubbio la paternità ad Apuleio. Ma se il contenuto manca d'originalità, originalissima è invece la forma composta in modo eccezionale.

Filesitero e la nobile dama

Una forma artificiosa a cui si può soprattutto rimproverare il repertorio retorico di una morfologia arbitraria e poco in uso, la complessa articolazione del fraseggio, la ridondanza delle espressioni, lo stile diseguale e barocco.

Ma in compenso i critici riconoscono nel romanzo brani descrittivi di grande efficacia, effetti ricercati ma anche ottenuti, con la fantasia quasi orientale del contenuto.

(da: "II Romanzo antico greco e latino" di Quintino Cataudella, ed. Sansoni)

 

 

LUCIANO APULEIO

Di Apuleio si hanno pochissime notizie. Nacque a Madaura verso la fine del regno di Traiano da una famiglia agiata.

Fece i suoi primi studi a Cartagine, poi morto il padre che gli lasciò un discreto patrimonio, andò ad Atene dove si dedicò non solo a studi letterari ma anche alla musica, alla geometria, alla filosofia, dimostrando grande predisposizione intellettuale.

Per soddisfare la sua ardente sete di sapere viaggiò molto, soprattutto in Oriente, dove consumò buona parte del patrimonio ereditato, che riguadagnò prontamente esercitando l'avvocatura a Roma, dove si fermò per qualche tempo.

Ritornato in Africa, ottenne numerosi incarichi importanti, e gli furono attribuiti molti onori. Ma nonostante il suo domicilio fosse ormai a Cartagine, spesso se ne allontanava per brevi soggiorni nelle città vicine, per tenere probabilmente delle conferenze.

Fu durante uno di questi soggiorni che conobbe Pudentilla, madre di un suo vecchio compagno di scuola. Quest'ultima era una signora di buoni costumi, vedova e ricca, non priva di cultura, e forse anche bella, pur nella sua maturità. La ricca vedova e Apuleio si sposarono, nonostante la notevole differenza d'età; ma nel frattempo anche l'amico e figlio di Pudentilla, aveva preso moglie e lui insieme al suocero ordirono una congiura contro Apuleio, per defraudarlo della sua parte di patrimonio, sostenendo che egli aveva usato l'arte della sua eloquenza per irretire la donna ed impossessarsi del patrimonio. Il processo si tenne a Sabata, pur non avendo documenti che lo testimonino ufficialmente, possiamo ritenere che ne uscì indenne, anche perchè i capi d'accusa imputatigli oltre a quello principale, prevedevano la pena di morte.

Tra le sue opere ci resta anche una difesa pronunciata in suo favore: Apologia sive de magia liber, oltre ad una antologia di brani scelti da orazioni dello stesso Apuleio chiamata Florida, e tre scritti filosofici: De Deo Socratis, De Platone et eius dogmate e De mundo. Ma la sua opera più famosa e migliore è le Metamorfosi, che nel Medioevo fu ribattezzata col nome di  L'asino d'oro.

 

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