Il mito nel genere epico

Elena

Figlia di Zeus e di Leda, sposa di Menelao re di Sparta e poi di Paride figlio di Priamo, re di Troia. Il nome non è greco e forse in origine fu quello di una dea, associata agli uccelli e agli alberi.

Nei poemi omerici viene descritta come una donna mortale dotata di una bellezza straordinaria e di un grande fascino donatole da Afrodite perché avesse il potere di sedurre qualsiasi uomo. Secondo un’altra versione della sua nascita Elena era figlia di Zeus e della dea Nemesi. Nemesi per sfuggire alle attenzione di Zeus, si trasformò in un oca, ma Zeus, sotto forma di cigno, riuscì a sedurla. A Sparta Nemesi depositò l’uovo che venne trovato da alcuni pastori che lo portarono a Leda, sposa del re Tindareo. Da questo uovo nacque Elena che leda allevò come se fosse sua figlia. Ma la versione più diffusa racconta che fu la stessa Leda a essere sedotta da Zeus.

Elena era la sorella di Castore e Polluce, i Dioscuri, e di Clitemnestra sposa di Agamennone. Secondo alcuni autori Castore e Clitemnestra erano figli di Tindareo, e perciò erano mortali, mentre Polluce ed Elena ,in quanto figli di Zeus, erano immortali. Secondo altri Leda aveva due uova, una contenente una coppia la coppia mortale e l’altra la coppia immortale.Il ratto di Elena, metà del quattrocento, Benozzo Gozzoli

All’età di dodici anni venne rapita da Teseo che la portò a Efidne in Attica da sua madre Etra mentre aiutava l’amico Piritoo a cercarsi un’altra figlia di Zeus. Sfortunatamente Piritoo scelse Persefone e quando scese nel Tartaro per rapirla vennero imprigionanti da Ade sulle sedie del Oblio. Nel frattempo Elena era stata liberata dai Dioscuri e riportata a Sparta insieme alla madre di Teseo.

Quando Elena raggiunse l’età da marito, si presentarono tutti i più nobili principi della Grecia ad affollare la corte di Tindareo, il quale cominciava a temere che qualunque scelta avesse fatto, ne sarebbero seguiti dei disordini tra i pretendenti. Odisseo, presente tra i pretendenti, gli consigliò di farli giurare solennemente che avrebbero protetto la vita e i diritti di chiunque fosse diventato lo sposo di Elena. I nobili principi greci acconsentirono e giurarono solennemente davanti a un cavallo sacrificale. Elena scelse Menelao, forse a causa dei ricchi doni che aveva portato, mentre la sorella di Elena, Clitemnestra , era già andata i sposa a suo fratello, Agamennone, re di Micene.

Elena diede alla luce Ermione, figlia di Menelao, e forse anche Nicostrato (se Menelao non giacque con una schiava. Stesicoro sostiene che Elena diede alla luce anche Ifigenia e la affidò alla sorella Clitemnestra perché la allevasse . Ma la maggior parte degli autori ritiene che Clitemnestra fosse la legittima madre di Ifigenia.

Qualche anno dopo questi eventi, il figlio maggiore di Priamo, re di Troia, Paride, si recò in visita a Sparta, e poiché Afrodite, ricevendo la famosa mela d’oro premio di bellezza per la più bella dell'Olimpo, gli aveva promesso la donna più bella del mondo , Paride, quando vide Elena, decise che la voleva. Vittima dei poteri di Afrodite Elena si innamorò subito di Paride e quando Menelao partì per Creta per assistere ai funerali del nonno Catreo fuggi con il troiano portando con sé anche parte del ricco tesoro di Menelao. In tre giorni di facile navigazione raggiunsero Troia, o secondo diverse versioni del mito, persero la rotta e toccarono le coste di Cipro, Sidone e persino dell’Egitto. Quando giunsero a Troia comunque i due amanti vennero ufficialmente uniti in matrimonio nonostante il parere contrario di molti Troiani, tra cui Ettore.

Quando, dopo il funerale del nonno, Menelao tornò a Sparta e scoprì che Elena era fuggita, chiese ad Agamennone a tutti i principi greci che avevano prestato giuramento davanti al cavallo sacrificale alla corte di Tindareo, di aiutarlo a riconquistare la sposa. Menelao e Odisseo tentarono con la diplomazia di convincere i Troiani a restituire Elena, ma loro rifiutarono. Allora un grande esercito composto da tutte le forze greche si riunì, deciso a conquistare la città di Troia.

Moneta raffigurante Elena

L’atteggiamento di Elena durante la guerra e l’assedio è ambiguo; a volte, trovando la sua posizione sconveniente, rimpiange la sua debolezza, e quando Odisseo entra a Troia per spiare i nemici, non lo tradisce nemmeno vedendo che uccide molti nobili troiani. Ma quando i comandanti greci si nascosero dentro il cavallo di legno, in contraddizione al comportamento precedente, Elena si recò con Deifobo davanti al cavallo e imitando le voci delle mogli dei condottieri cercò di spingerli a tradirsi. Più tardi però, contraddicendosi ancora, aiuta Menelao a uccidere Deifobo.

Il rapporto tra Menelao ed Elena dopo la caduta di Troia è descritto sia nell’Odissea sia ne Le Troiane di Euripide. Secondo Omero, Menelao, tornando a Sparta dall’Egitto durante un viaggio che durò sette anni , si riconciliò completamente con Elena mentre secondo Euripide nutriva molta diffidenza verso la donna e quando Ecuba gli disse che aveva tradito tutti e meritava solo la morte, egli promise di ucciderla non appena giunti a Sparta.

Stesicoro invece racconta di una storia completamente nuova sulle avventure di Elena. Si dice che dopo aver scritto un poema in cui denunciava l’adulterio della donna, egli divenisse cieco. Più tardi un generale di Crotone, di nome Leonimo, chiese all’oracolo delfico come fare per guarire da una ferita, e gli venne risposto di recarsi nell’isola di Leuca nel Mar Nero dove Aiace figlio di Oileo l’avrebbe curato. SI recò dunque in quell’isola e ne tornò raccontando che gli eroi della guerra troiana avevano preso dimora a Leuca e che Elena, ora sposa di Achille, gli aveva detto che Stesicoro avrebbe riottenuto il dono della vista se si fosse deciso a raccontare la verità sul suo conto. E così il poeta scrisse una Palinode (ritrattazione) in cui dichiarava che Elena non aveva mai toccato il suolo di Troia.

Euripide nella sua Elena sviluppa questa versione e narra che soltanto un fantasma della donna, creato da Era, venne portato a Troia da Paride poiché Zeus aveva ordinato a Ermete di condurre la vera Elena in Egitto, dove il re Proteo la sorvegliò durante tutti gli anni della guerra. Un’altra versione ancora è quella data da Erodoto il quale narra ciò che dice di aver sentito in Egitto. Paride, mentre tornava in patria si fermò in un porto Egiziano e venne tradito dai suoi marinai che svelarono al re del luogo, Proteo, che Elena era stata rapita da Paride a Menelao. Il re indignato trattenne Elena e allontanò Paride. Quando i Greci assediarono Troia, non credettero che Elena si trovasse altrove e soltanto dopo il saccheggio della città che Menelao accettò la verità e partì per l’Egitto a cercarla. Secondo Omero Menelao ed Elena furono spinti verso le coste dell’Egitto mentre insieme tornavano da Troia perché Menelao non aveva eseguito i sacrifici a Zeus nel modo corretto. Sull’isola di Faro, Idotea, figlia della dea marina Proteo, gli consigliò di catturare suo padre nel sonno e costringerlo a farsi dire come tornare a Sparta visto che lui era esperto nella divinazione, ma era un po’ restio a raccontare ciò che vedeva. Menelao obbedì e grazie a Proteo, che gli spiegò come tornare a Sparta e come compiere i sacrifici.

Il giorno del loro ritorno in Grecia, ad Argo Oreste veniva condannato per l’assassinio di Egisto e Clitemnestra. Euripide racconta che Menelao, benché fosse zio di Oreste, si rifiutò di difenderlo e il giovane, insieme a Pilade, decise di rapire Elena. Stavano per ucciderla ma ella svanì dalla loro vista. Ma questa è una versione piuttosto insolita del mito, perché solitamente si ritiene che Elena sia vissuta a lungo e felicemente con il consorte a Sparta. Quando Telemaco giunse a Sparta alla ricerca di notizie sul padre nel loro palazzo, Elena lo intrattenne. Secondo questa tradizione Elena sopravvisse a Menelao, ma alla sua morte il figlio Nicostrato la portò a Rodi dove Polinisso, vedova di Tlepolemo, dapprima la ricevette con gentilezza ma poi, per vendicare la morte del marito che era morto nella guerra di Troia, ordinò alle sue ancelle di travestirsi da Erinni e di impiccare la causa della guerra e della morte del marito. Ecco perché Elena fu venerata a Rodi con il titolo di "dentritis", "dell’albero"

 


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