ACHILLE

 Lo scudo di Achille

Con Omero si attua il passaggio dall’eroe-mago all’eroe-uomo, da un’epopea legata all’azione di forze oscure, irrazionali, inconoscibili, dominabili solo attraverso strumenti magici e poteri divini, ad un mondo epico governato dalla volontà umana. Il clima storico in cui si formano i poemi omerici è caratterizzato dall’emergere del gruppo degli aristoi,"i migliori", prima come consiglio del re, poi come classe dirigente. La nascente aristocrazia, che si fa strada tra le macerie della "civiltà dei palazzi" micenea, sulle orme dell’invasione dorica, trova nella tradizione orale figure emblematiche i modelli di vita e di valori umani, gli eroi.

Gli eroi omerici sono individui eccezionali, vengono normalmente descritti di alta statura fisica e di forte tempra morale dominata dal senso dell’onore, della gloria, del dovere; essi sono belli e buoni secondo l’ideale aristocratico greco, e instaurano un contatto diretto con gli dei, della cui esistenza sono partecipi per rapporti di parentela.

La struttura dell’Iliade si accentra essenzialmente su un’unica azione, l’ira di Achille, intorno alla quale si sviluppano e convergono varie vicende e numerosi personaggi. Infatti nel proemio il poeta invoca la dea, affinché lo aiuti a cantare gli effetti rovinosi provocati dalla collera dell’eroe.

Achille, figlio di Pelèo, da cui il soprannome Pelìde, e della dea marina Teti, fu il più forte guerriero greco a Troia. Nell’Iliade viene presentato come un essere coraggioso, con il senso dell’onore e della gloria, fiero, bello e soprattutto forte, è il prototipo dell’eroe greco, è l’Areth ciò che lo distingue dagli altri. Quando Tetide seppe dell’inizio della guerra di Troia, lo nascose presso il re Scirio, facendolo vestire da donna perché potesse sfuggire alla lotta, ma fu smascherato da Ulisse che si travestì da mercante ed espose sulla spiaggia armi bellissime e stoffe pregiate. Le donne s’interessarono alle stoffe ma Achille fu attratto dalle armi e così smascherato fu obbligato alle armi. Andò dunque a combattere a Troia e molte furono le conquiste dell’eroe, fra queste una gli fu particolarmente cara, Briseide, e proprio a causa di lei scatenò la sua ira contro Agamennone che aveva offeso Apollo con il rapimento di Criseide, figlio del sacerdote Crise. Il dio scatenò una terribile pestilenza tra i Greci e così Achille obbligò Agamennone a rendere Criseide, ma Agamennone per ritorsione contro Achille rapì Briseide, scatenando l’ira del guerriero greco, che si ritirò dalla guerra mettendo in difficoltà il suo esercito.

A riportare Achille sul campo di battaglia fu l’uccisione da parte di Ettore di Patroclo, suo grande amico. Riprese la guerra deciso a uccidere Ettore e portò a termine il suo proposito sotto le mura di Troia. Il suo destino si compì quando fu colpito al tallone, unico punto vulnerabile nel suo corpo, da una freccia di Paride guidata dal dio Apollo. Prima di morire chiese che Polissena, figlia di Priamo, di cui era innamorato, venisse sacrificata sulla sua tomba. Il destino di Achille si era dunque compiuto come egli desiderava: una vita breve e una morte con le armi in pugno sul campo di battaglia

A differenza di Odisseo Achille possiede le caratteristiche dell’eroe tradizionale, cioè la forza fisica, la grandezza morale, lo sprezzo del pericolo, ma soprattutto rispetto alla futura creazione di Omero, egli supera le avversità confidando sul coraggio e sulla forza più che sull’intelligenza.


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