L' ANFITRIONE DI PLAUTO

 

Mentre Anfitrione fa guerra ai Teleboi, Giove sotto le sue sembianze giace con la sua sposa, Alcmena. La tragicommedia inizia con Sosia che in piena notte, per ordine di Anfitrione che è appena tornato con lui, deve andare a dare il resoconto della guerra alla moglie Alcmena, ma per strada incontra Mercurio, che per ordine di Giove ha assunto le sue sembianze, e non deve farlo arrivare da lui. Per farlo, Mercurio, convince Sosia con la violenza che è il vero Sosia è lui e così lo schiavo torna indietro dal padrone. Poco dopo Zeus esce dalla casa di Alcmena giustificando la partenza dicendo che deve tornare a combattere e le dà una coppa d'oro che Anfitrione aveva vinto in guerra. Sorge il giorno dopo una notte che era stata più lunga del consueto affinchè Zeus potesse concepire Eracle con Alcmena. Sosia va a riferire ad Anfitrione quello che gli era successo che incredulo ed arrabiato lo definisce un pendaglio da forca, ed arrabiato va dalla moglie che vede sulla porta di casa e le corre incontro chiedendole se aveva sentito la sua mancanza.

Francois Lemoyne, Eracle ed Onfale

Dal canto suo Alcmena lo accoglie in modo aggressivo e gli dice che si prendeva gioco di lei, poiché l'aveva lasciato poco prima. Qui segue un acceso dibattito su chi dei due aveva detto la verità; Alcmena come prova prende la coppa d'oro e la fa vedere al suo sposo, che per far vedere che la coppa l'ha lui, prende il cofano sigillato in cui l'aveva riposta e lo apre e vede che è vuoto. Alcmena gli racconta la serata che aveva passato con lui ma che in realtà aveva passato con Giove. Anfitrione dice ad Alcmena che l'ha tradita anche se lei continua a dire che l'ha passata con lui. Anfitrione per concludere la faccenda dice che va a cercare Naucrate, parente di Alcmena e che se Naucrate avesse confermato che non era stato con lei ma sulla nave l'avrebbe ripudiata. Alcmena accetta, Giove considerando l'accaduto torna con le sembianze di Anfitrione da Alcmena dice che era una burla e si fa perdonare.

Moneta di Crotone (circa 350 a.C.), Eracle strozza i due serpenti

Anfitrione dopo aver cercato a lungo Naucrate senza averlo trovato, torna a casa per cercare di scoprire con chi la moglie lo aveva tradito gli apre Mercurio - qui la scena non è chiara perché nel tempo sono stati persi circa trecento versi - la scena finisce con Anfitrione e Giove sotto le sembianze di Anfitrione azzuffati e nessuno sa distinguerli. Giove rientra in casa perché Alcmena sta partorendo due gemelli, intanto Anfitrione che è fuori dalla porta è stato folgorato. Dopo viene soccorso dalla ancella Bromia che gli racconta la nascita dei due gemelli: e gli dice che uno è talmente grosso e forte che non è riuscito nemmeno a fasciarlo, poi gli dice che mentre erano nella culla, compaiono due enormi serpenti, e appena quel fanciullo fortissimo li vede scende dalla culla e li strangola. Mentre accade questo Giove confessa ad Alcmena di avere giaciuto con lei sotto le sembianze di Anfitrione. Quest'ultimo è contento di aver diviso la sposa con Giove ed ordina di offrirgli dei sacrifici. Giove infine dice ad Anfitrione di non punire Alcmena poiché è stata costretta dal suo potere gli dice che suo figlio gli darà eterna fama; Anfitrione è contento e dice che farà come vuole Zeus e lo prega di mantenere la sua promessa.

 


 

VITA DI PLAUTO - (Riflessioni)

Plauto nacque nel 250 a.C. a Sarsina da famiglia molto povera, e morì nel 184 a.C.

All'inizio Plauto lavorò in una compagnia di giro, il denaro che risparmiò qui lo investì male e per vivere si mise a girare una macina, nel poco tempo libero che gli rimaneva, scrisse tre commedie che lo portarono al successo. Come attore di Plauto, non sappiamo nulla,ma sappiamo che fu un fecondissimo autore ed ebbe un successo assoluto.

L'Anfitrione è una tragicommedia teatrale, che gioca sull'equivoco, facendo addirittura incontrare i personaggi con le loro copie, ma poichè le copie sono Giove e Mercurio, comandano con la violenza fisica e psicologica i veri personaggi: Anfitrione e il suo schiavo Sosia, che cercano di ribellarsi, senza successo, al loro potere di dei. Nel testo i dialoghi tra i personaggi sono molto vivaci, e le scene sono molto coinvolgenti, anche se a volte un po' troppo complicate: infatti nel primo atto Mercurio è costretto a dare un breve riassunto della vicenda. Pur troppo di questa tragicommedia sono stati persi circa trecento versi alla fine del IV atto, e dai frammenti arrivati fino a noi si vede che era una scena molto divertente e movimentata.