Il mito nel genere epico

ENEA

Nel poema virgiliano dell’"Eneide" emerge la figura del protagonista Enea, inteso come "eroe e pio". Questo concetto tramandatoci dalla classicità romana sembra entrare in crisi se si prende in considerazione Enea nelle vicende che affronta nel Lazio. L’assurdo è costituito dal fatto che all’eroe ed al pio - proprio perché sia tale - è chiesto di annullare i valori dell’eroismo e della pietà umana sostituendoli con un’inflessibile devozione al Fato.

Il Lazio è per Enea la terra del Fato, ma una volta raggiunto, egli si trova costretto ad essere per il Lazio l’uomo di quel Fato, la causa della desolazione per tutti quelli con cui entra in contatto, assolutamente al di là e contro la sua scelta personale.

Enea, il vecchio Anchise ed il piccolo Ascanio fuggono da Troia

Enea accetta di essere il genero atteso da Latino. Questo lo rende responsabile di tutte le stragi che avverranno e dello sconvolgimento della casa di Latino.

Enea rappresenta anche un nuovo tipo di eroe: egli opera diverse scelte, grazie alle quali si trasforma dall’antico eroe che lotta in armi anche di fronte ad un inevitabile scacco, al "nuovo" eroe che sceglie la fuga, senza più sentirla come una viltà, ma come una dolorosa necessità imposta dal Fato.

Tuttavia la decisione di fuggire costa all’eroe un faticoso passaggio dall’etica tradizionale ad un ruolo voluto esplicitamente dagli dei. Sono infatti i prodigi che lo costringono a convincere Anchise alla partenza e quindi a farlo desistere dal ritornare in battaglia: la fuga, l’esilio, l’assunzione del nuovo ruolo coincidono con il volere degli dei. Il nuovo eroe osserva scrupolosamente il volere divino, proprio in nome di quella che sarà la sua caratteristica dominante, "la pietas".

Venere informa Enea della fondazione di Cartagine, Pietro da Cortona verso il 1635

Nel momento in cui Enea veste i panni del naufrago e del viaggiatore, sua peculiarità non è la capacità di attendere, di riflettere, la métis", insomma, ma la pietas, che porta ad un successo meno solitario e, nello stesso tempo, più faticoso e doloroso.

Inoltre Enea ricopre il ruolo di un personaggio sdoppiato: questo è un aspetto significativo e consiste nella frattura fra voce e punto di vista personale e funzione di "profeta" del progetto del Fato. Questo sdoppiamento è la chiave che consente di percepire gli aspetti discordanti del personaggio: i suoi sentimenti privati e la sua capacità di rinunciare ad essi in nome di una più urgente esigenza.

Enea è personaggio e non-personaggio: la sua posizione semantica nel testo è per certi aspetti relativa, per altri assoluta ed è solo questa faccia di verità assoluta e oggettiva che egli cerca di opporre ai punti di vista relativi degli altri personaggi.

 

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"MÉTIS" , caratteristica di odisseo, è la sapiente capacità di aspettare il momento favorevole per agire a proprio vantaggio o per la propria salvezza.