Morte di un giovane


Introduzione

Nella seconda parte dell’Eneide, dove campeggia il tema della guerra, non sono infrequenti le morti di giovani eroi quali Eurialo, Pallante, Lauso e Camilla. Gli episodi loro dedicati presentano un’alta drammaticità: in essi il poeta, attraverso il tono commosso e la compassione; esprime la propria concezione esistenziale. Queste morti, pur inevitabili nell’evolversi della storia, restano degne di pianto e di profondo rispetto. Osserva Antonio La Penna : "Virgilio ha voluto rivendicare la gloria degli eroi caduti indipendentemente dal successo delle loro imprese: l’imprudenza non toglie alla nobiltà delle loro intenzioni, alla grandezza del loro valore e delle loro obnegazioni (...).Virgilio pensava che al sacrificio di quei giovani, fosse stato o no strategicamente utile, la gloria era dovuta; e il suo tributo di poeta che garantisce la fama fino all’età lontane, si presenta qui, consapevolmente come un atto di giustizia ".

 


La morte di Eurialo

Miniatura di Guglielmo Giraldi, 1458

Eneide, IX, 384 ss

LUOGO: Nell’ accampamento troiano e in quello latino.

VICENDA: Enea è lontano dall’ accampamento troiano; i due amici Eurialo e Niso decidono di raggiungere Enea, nottetempo, ma per farlo devono oltrepassare il campo nemico.

Attraversando l’accampamento latino non resistono alla tentazione di raccogliere trofei.

Eurialo, con la sua giovanile avventatezza, muore sotto la spada di Volcente; Niso compie un estremo tentativo per salvarlo, ma può solo privare della vita Volcente, quindi cade anch’egli trafitto dai nemici.

Ostacolano Eurialo le tenebre dei rami e la pesante preda,
o il timore lo trae in inganno con la direzione delle vie.
Niso s’allontana. (...)
quando si ferma e si volge inutilmente all’amico scomparso:
"Eurialo, infelice dove mai ti ho lasciato?
E per dove seguirti?(...)
non passa lungo tempo, quando gli giunge agli orecchi
un clamore, e vede Eurialo; già tutta la torma,
con improvviso tumulto impetuoso, trascina lui oppresso dall’inganno
della notte e del luogo, lui che tenta invano ogni difesa. (...)
Infuria atroce Volcente, e non scorge nessun luogo
l’autore del colpo, né dove possa scagliarsi rabbioso.
"Ma tu intanto mi pagherai con caldo sangue
la pena di entrambi" disse; e snudando la spada,
si gettò su Eurialo. (...)
(...) la spada vibrata con violenza
trafisse il costato e ruppe il candido petto.
Eurialo cade riverso nella morte, il sangue scorre
per le belle membra, e il capo si adagia reclino sulla spalla:
come un fiore purpureo quando, reciso dall’aratro,
languisce morendo, o come i papaveri che chinano il capo
sul collo stanco, quando la pioggia li opprime. (...)
Niso (...) trafitto, si gettò sull’amico esanime,
e alfine riposò in una placida morte.
Fortunati entrambi! Se possono qualcosa i miei versi,
mai nessun giorno vi sottrarrà alla memoria del tempo,
finchè la casa di Enea abiti l’immobile rupe
del Campidoglio, e il padre romano abbia l’impero.


La morte di Pallante

Miniatura di un codice del Roman d'Enéas, metà del XII secolo

Eneide, X, 441 ss

LUOGO: Alle foci del Tevere, vicino all’accampamento dei Troiani.

VICENDA: Pallante è il giovane figlio del re Evandro (che un tempo aveva ospitato Ercole nella sua reggia), alleato di Enea contro Turno.Questi sfida a duello Pallante, il quale proclama fieramente all’avversario che, in caso di morte o di vittoria, sarà ugualmente ricoperto di gloria.

Dopo un aspro duello, Turno sconfigge Pallante, provocandone la morte.

(...)"E’ tempo di cessare la battaglia;
io solamente assalgo Pallante; a me solamente spetta
Pallante; vorrei che vi fosse suo padre ad assistere".
(... Pallante) contrasta le parole del superbo re con queste parole:
"Avrò la gloria di averti strappato le ricche spoglie,
o d’una nobile morte; il padre accetta entrambe le sorti.
Cessa le minacce".
Quando credette che fosse a tiro di lancia, Pallante
muove per primo, sperando che la sorte aiuti l’audacia
della sua impari forza, e parla così al grande cielo:
"Per l’ospitalità del padre e per la mensa a cui giungesti straniero,
ti prego, Alcide, assistimi nell’ardua impresa.
Mi veda strappargli agonizzante le armi insanguinate,
e gli occhi morentidi Turno sopportino me vincitore". (...)
Allora Turno, vibrando a lungo l’asta
munita di aguzzo ferro, la scaglia contro Pallante, (...)
Pallante strappa invano dalla ferita la calda arma:
per la stessa via sgorgano insieme il sangue e la vita.
Crollò sulla ferita; le armi sopra tuonarono
e morendo percossela terra ostile con il volto insanguinato.
(...) Intanto i compagni con grandi lamenti e con lagrime
riportarono in folla Pallante adagiato sullo scudo.
O tu che tornerai dolore e grande gloria per il padre!
Questo primo giorno ti diede alla guerra, questo
t’invola, mentre comunque lasci folti mucchi di Rutuli.


Morte di Lauso

Lauso (autrice l'alunna Sofia Bonvicini)

Eneide, X 815 ss.

LUOGO: Alle foci del Tevere e nell’accampamento dei Troiani.

VICENDA: Lauso è figlio di Mezenzio, re dei Tirreni, alleato di Turno. Dopo la morte di Pallante divampa la battaglia; Enea si scontra con Mezenzio che, ferito, viene difeso dal figlio Lauso. Mezenzio riesce ad allontanarsi, ma Enea uccide Lauso. Quindi, colto da pietà per una giovane vita prematuramente stroncata, Enea elogia il morente e ne riconsegna il corpo ai compagni.

"...Infatti Enea vibra
la valida spada sul corpo del giovane, e tutta l’affonda.
La punta attraversa lo scudo, leggera arma all’audace,
e la tunica, che la madre aveva tessuto con flessibile oro,
e colma le pieghe di sangue; allora la vita per l’aria
fuggì mesta ai Mani, e abbandonò il corpo.
Ma appena l’Anchisiade vide lo sguardo e il volto
del morente, il volto pallido in mirabile modo,
gemette gravemente, pietoso, e tese la destra
e gli strinse il cuore il pensiero dell’amore paterno.
"Che cosa, o miserando fanciullo, per questa tua gloria,
il pio Enea ti darà, degno di tale cuore?
Le armi di cui ti allietavi, abbile tue. Ti rimando
ai Mani e al cenere degli avi, se di quello ti curi.
Questo tuttavia, o infelice, consolerà la sventurata morte:
cadi per la destra del grande Enea".

 


La morte di Camilla

wpe37.jpg (8176 byte)

Eneide, XI 763 ss.

LUOGO: Campo dei Troiani.

VICENDA: Camilla è figlia di Metabo, re dei Volsci; appena nata parte con il padre

esiliato dalla città di Priverno.Cresce nei boschi ed è nutrita dalle fiere; impara presto ad usare arco e frecce. In età da marito rifiuta di sposarsi per consacrarsi a Diana, che la protegge. Camilla entra in guerra come alleata di Turno, alla testa della cavalleria dei Volsci; Diana se ne dispiace poiché sa che la morte sarà per lei inevitabile. Camilla fa strage dei combattenti Etruschi, ma viene uccisa da Arrunte.

Allora il predestinato Arrunte,
con la lancia e molta maggiore astuzia, insidia la veloce
Camilla e tenta la via più agevole della fortuna. (...)
La vergine cacciatrice sia per appendere al tempio
armi troiane sia per incedere adorna d’oro predato,
inseguiva cieca lui solamente di tutta
la mischia della battaglia, e incauta per tutta la schiera
ardeva di femmineo amore della preda e delle spoglie:
quando infine dall’agguato, colto l’istante,
Arrunte scaglia la lancia (...)
Quella, morente, tenta di strappare la lancia,
ma la punta di ferro sta con profonda ferita tra le ossa
del costato. Cade esangue; cadono fredde di morte
le palpebre; il colore prima purpureo lasciò il volto".

 

greca_pa.jpg (2704 byte)greca_pa.jpg (2704 byte)