LA FIGURA DI ULISSE IN DANTE

 

Nella “Divina Commedia” Dante Alighieri immagina di compiere un viaggio nell’aldilà, attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso. Nell’Inferno le anime sono disposte in nove cerchi e la gravità delle loro pene aumenta man mano che si scende nell’abisso infernale.

Tra i personaggi da lui incontrati c’è anche Ulisse, nel girone dei “consiglieri fraudolenti”, condannato ad essere avvolto nelle fiamme assieme al compagno Diomede, per aver ordito l’inganno del cavallo di Troia ed aver costretto Achille a partecipare alla guerra.

Il corno della fiamma ove geme Ulisse è maggiore perché Diomede, pur essendogli stato compagno in molte imprese, partecipò solamente ad alcune di quelle.

Inferno,XXVI vv.112-119

“O frati”, dissi ” che per cento milia
perigli siete giunti all’occidente,
a questa tanto piccola vigilia
de’ nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo senza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
.

Le colpe che qui si puniscono sono il cattivo uso dell’ingegno, adoperato per conseguire con frode il trionfo del singolo, l’astuzia e l’abuso dell’intelligenza in contrasto con le norme morali e religiose.

Ulisse narra a Dante non le colpe e gli inganni a causa dei quali è punito con Diomede nell’inferno, ma la storia del suo estremo ed inconsapevole errore: da vecchio, desideroso di sempre nuove esperienze si cimentò, con pochi compagni, a varcare le colonne d’Ercole, lanciandosi nell’oceano aperto, alla ricerca di terre sconosciute, per poi venir travolto dalle onde.

È senza dubbio ammirevole la sete di conoscenza per cui l’uomo si distingue dal ‘bruto’, sennonché l’impresa era di quelle a cui non bastava il soccorso dell’umana ragione e a compierla si richiedeva l’aiuto della Grazia. La tragedia dell’eroe greco è rievocata quindi in uno spirito di religiosa perplessità.

(Gamberini Regina, 5^S2)