Struttura del teatro romano di Bologna

Il teatro è un edificio per spettacolo dove avviene la rappresentazione di prosa od opere liriche.

Il teatro moderno è formato dal palcoscenico, dalla platea, dai vari camerini e in alcuni casi, tra palcoscenico e platea vi è lo spazio per l’orchestra.

Nel 1980 in via de Carbonesi è stata scoperta la cavea del teatro romano, collocato al confine tra il centro cittadino e il suburbio meridionale, che si estende sotto gli edifici dell’isolato fra la stessa via de Carbonesi e Piazza dei Celestini.

Sono ancora visibili la cavea semicircolare, la gradinata destinata al pubblico e la parte inferiore in cui sedevano le autorità cittadine.

La statua di Nerone, l’imperatore romano che fece ristrutturare il teatro nel Io secolo d. C.; è stata rinvenuta in piazza dei Celestini nel1513 ed attualmente è conservata nell’atrio del Museo Archeologico della città

Al momento il teatro non è visitabile perché i resti sono situati sotto un negozio che recentemente ha chiuso.

Gli antichi teatri in età repubblicana e in età imperiale erano solitamente all’aperto( le rappresentazioni avvenivano alla luce del sole) ed erano costituiti dall’orchestra, dove sedeva e danzava il coro e si svolgeva la rappresentazione, dietro la quale si trovava la skenè, piccolo edificio dove si conservava il materiale necessario alla rappresentazione e da cui facevano la loro entrata gli attori da tre porte; gli spettatori sedevano su alte gradinate disposte a semicerchio intorno all’orchestra. La capienza variava da alcune centinaia a parecchie migliaia di posti.

Senza alcun dubbio, i teatri sono gli edifici per spettacolo più diffusi nel mondo antico, in quanto erano anche luogo d'assemblee politiche, ma molto diffuso era anche lAnfiteatro.

Talvolta nei teatri erano usate delle macchine teatrali: per esempio l’ekkiklema che era una piattaforma rotante con una struttura al centro (un trono, una tenda o una casa) nella quale si svolgevano i fatti ritenuti inopportuni da essere mostrati al pubblico, il quale poteva però vedere il risultato dell’azione svolta (ad esempio il cadavere dopo un assassinio).

Per le tragedie spesso era utilizzata la mechanè, un gancio legato ad una carrucola messo in alto sulla scena con la quale potevano apparire esseri volanti come spettri o dei; inoltre era rappresentata la scala di Caronte, una botola aperta nell’orchestra che era collegata, tramite un passaggio, con l’esterno della scena nella quale si potevano simulare apparizioni dall’Oltretomba.

 


La statua di Nerone

Fu fatta dagli abitanti di Bologna in onore dell’imperatore, il quale aveva donato un generoso finanziamento pubblico alla città per la ricostruzione dopo l’incendio del 53 d. C. La statua è in marmo e fu eretta intorno al 54-68 d.C. L’imperatore è rappresentato in veste militare, con corazza da parata trionfale, decorata ai lati da Nereidi (figure mitologiche marine) e al centro da una testa di Gorgone; l’abbigliamento è completato da una corta tunica e da un ampio mantello.

Dall’impostazione del torso, privo di braccia e gambe, si può ricostruire l’atteggiamento della statua, la quale sembra sostenere con il braccio sinistro alzato una lunga asta.

La testa fu staccata intenzionalmente dal resto del corpo secondo il procedimento di damnatio memoriae (condanna della memoria) nella quale si mirava a cancellare l’immagine di quei personaggi illustri che erano considerati, dopo morti, nemici dello stato.

Il monumento fu rinvenuto nel 1513 in piazza dei Celestini e fece parte a lungo del museo Universitario.

La statua di Nerone e i ritratti d'Ottavia e Adriano costituiscono le rare testimonianze di scultura dateci dalla città di Roma.

SU


Il teatro di Bologna in età repubblicana

L’edificio era situato in una zona non centrale alla città, in una posizione servita da numerosi collegamenti stradali.

Nella sua prima fase edilizia, risalente al primo ventennio del 1 sec A., la cavea semicircolare destinata ad accogliere le gradinate per gli spettatori era costruita a terrapieno cioè con una massa di terra addossata all’edificio per ripararlo. Dal punto di vista costruttivo il teatro risulta di costruzione semplice: l’altezza complessiva era di circa 6 m, il diametro massimo di 75, quello al limite dell’orchestra di 19. Risulta certa la suddivisione della cavea in due ordini di "gradiationes" con bassi sedili laterzi, ripartite in almeno sei cunei, con accesso da due ingressi laterali e da alcuni corridoi a rampa che stavano sotto le gradinate.

Le scenografie, mobili o fisse variavano secondo il genere di rappresentazione: porticati con edifici templari, case, grotte con giardini e fontane. Il palcoscenico era una striscia lunga e stretta ,perfetto per mimi e pantomimi, mentre per spettacoli di maggiore portata era necessario aggiungere degli adattamenti che garantissero uno spazio più ampio. Gli attori non potevano esibirsi in molti, perché avevano qualche limitazione nei movimenti.

SU


Teatro in età imperiale

Un primo rinnovamento scenico lo vediamo in età augustea, che è costituito da un gran frammento marmoreo di struttura orizzontale sostenuta da colonne, che si ergeva sulla fronte settentrionale dell’edificio, verso l’attuale piazza dei Celestini.

Fra il 53 e il 60 d.C. presumibilmente in seguito ad un intervento neroniano fu attuata una nuova ricostruzione, che prevedeva l’ampliamento della cavea fino al diametro di 93 m, che creò un nuovo prospetto esterno, alto circa 11 m, a duplice ordine di arcate; e l’arricchimento della decorazione architettonica con l’impiego di colonne e rivestimenti in marmi pregiati e con rilievi ornamentali figurati.

SU


Anfiteatro

L’anfiteatro bolognese si trovava a circa 400 m ad est della città romana, in una posizione pienamente favorevole ad un edificio per spettacoli gladiatori, poiché facilmente raggiungibile dalla popolazione urbana, ma tale da non disturbare la vita del centro cittadino.

I combattimenti fra gladiatori furono introdotti dai figli di Bruno Pera, i quali, in occasione dei funerali del padre, fecero combattere tra loro tre coppie di gladiatori. Da allora questi combattimenti erano rappresentati per scopo funerario, fino all’età di Cesare, nella quale venivano introdotti come "spettacoli".

Spesso rimaniamo sconcertati da questi combattimenti perché perdono quella motivazione politica, sociale, religiosa e etica che di solito si consegue quando poni due uomini che combattono in guerra. Nel mondo antico non si dava infatti reale importanza alla vita umana: gli schiavi erano spesso considerati come strumenti di lavoro e i condannati a morte erano alla pari delle belve. D’altro canto però, era talmente radicato il concetto d'uomo "vero", in quando disprezzante della morte, che i combattimenti gladiatori erano considerati educativi, in altre parole in grado di abituare gli uomini a disprezzare la morte. Comunque anche nel mondo antico si odono voci disprezzanti riguardo a questi combattimenti, come i filosofi Seneca e Cicerone o gli imperatori Marco Aurelio e Tiberio che li ridimensionarono senza sopprimerli.

Tali combattimenti furono aboliti nel 325 da Costantino, ma proseguirono in Occidente fino al 406, quando Onorio riuscì a proibirli definitivamente.

SU


Francesca Bendini e Silvia Musi V°A