L’acquedotto di Bononia

Attorno al27 a.c.,quando si rese necessario dotare Bononia di un approvvigionamento idrico adeguato alla sua accresciuta importanza venne costruito il Cunicolo Romano.Interamente scavato in sotterraneo e originariamente lungo quasi 20 chilometri,con una pendenza dell’1%,era l’acquedotto augusteo di Bononia ,il cui bacino di captazione era situato sulla sponda destra del Setta poco prima della sua confluenza nel Reno.Per lunga parte del suo tragitto l’acquedotto era senza rivestimento,fatta eccezione di quei tratti,che a causa di una non sufficiente compattezza del terreno attraversato,erano consolidati con il parziale nella volta o nelle pareti. Maggior fortuna dell’acquedotto di Ravenna,ha avuto quello di Bononia,noto come "l’acquedotto del Reno" o "del Setta".

Mantenutosi in eccezionali condizioni di conservazione,costituisce una vera e propria miniera di informazioni sulle tecniche romane di approvvigionamento idrico su lunga distanza.Gli usi potabili erano così assicurati a Bononia da questo acquedotto tramite serbatoi di ripartizione (castella),tubazioni interrate(le fistole in piombo),e pubbliche fontane,come attestano diversi ritrovamenti I documenti più numerosi relativi all’acquedotto cittadino sono ovviamente le fistole in piombo;da un esame ei rinvenimenti,si nota che esse sono state ricuperate in varie zone della città,dando un contributo notevole alla conoscenza della sua topografia.

Consistente è il nucleo che proviene dagli scavi effettuati per la costruzione del sottopassaggio pedonale in corrispondenza dall’incrocio Rizzoli,Ugo Bassi,Indipendenza negli anni tra il 1958 ed il 1960;queste fistolae risultarono tutte derivate da un condotto centrale,come dimostra la loro inclinazione di 45° rispetto all’asse stradale.Un considerevole numero di fistulae è stato rivenuto anche nella zona di via Carbonesi come pure in via Indipendenza. Quasi tutti i tratti delle fistolae finora rivenuti,a rilievo,recano nomi di questores(magistrati che controllavano la portata delle varie utenze e ne computavano i canoni da versare alle casse municipali) e di vilici palombari(personale subalterno,solitamente di condizione servile,che materialmente eseguiva i lavori).

L’acqua non utilizzata nelle fontane pubbliche e nelle terme,assieme ai rivi locali alimentava installazioni artigianali,come le fulloniche (le lavanderie), le concerie ed altri impianti:questo del resto era quanto accadeva nei suburbi di ogni città romana. Per la realizzazione dei circa 30 chilometri di percorso del cunicolo si suppone siano stati necessari almeno dodici anni di lavoro ed un impegno tecnico organizzativo di altissimo livello.

Andato in crisi per la mancanza di costante manutenzione già forse nella tarda antichità,il cunicolo fu riattivato,con qualche variante di percorso, nell’ultimo quarto dell’Ottocento ed è utilizzato ancor oggi.

Nelle città romane le fontane erano di solito numerose. L’acqua non raggiungeva infatti i piani alti delle case ,ma sgorgava da fontane pubbliche posti in genere agli incroci delle strade.

Sbologna è stata ritrovata una piccola statua acefala di ninfa in marmo nella zona fra via Orefici e via Rizzoli, a 7 metri di profondità,in occasione delle demolizioni per la costruzione di palazzo Ronzani nel 1912.La ninfa adagiata sul fianco sinistro, si appoggia col braccio ad una vaso da quale sgorgava l’acqua.Si tratta di un elemento di fontana,databile al secolo d.C.