Gelmini: tre canali per la scuola superiore.

 

La consultazione di una bozza clandestina del regolamento sul riordino dei licei rende chiare le linee di intervento Tremonti Gelmini sulle  scuole superiori.

L’impostazione di fondo è quella della L. 53/05 della Moratti, mai abrogata dal Ministro Fioroni, con le correzioni introdotte dal Decreto n. 7/07 del Ministro Bersani, che rilanciava la centralità dell’istruzione tecnica contro la licealizzazione morattiana ed eliminava i licei economico e tecnologico, seguendo l’impostazione industrialista della Confindustria.

Con la bozza Gelmini viene sancita la definitiva separazione fra licei e Istituti tecnico professionali per i quali sono previsti regolamenti differenziati non solo nei contenuti ma nello stesso linguaggio.

L’istruzione liceale è vista come propedeutica per l’accesso agli studi universitari o tecnici superiori, quella tecnico professionale è essenzialmente rivolta a finalizzare gli indirizzi ad uno stretto collegamento con le richieste territoriali delle aziende. Solo per i licei si ventila la riduzione degli studi a 4 anni.

Si ripropone nei fatti il doppio, anzi triplo canale, di memoria morattiana. Triplo perchè la previsione di un assolvimento dell’obbligo a 16 anni nella formazione professionale regionale, che viene strettamente collegata con l’indirizzo professionale, ne fa un canale autonomo.

Si ripropone nei fatti la canalizzazione precoce: la mancata previsione di un biennio unitario costringerà gli studenti alla scelta superiore a 13 anni fra indirizzi molto diversi fra loro.   

Comune a tutti gli indirizzi liceali e tecnico professionali è l’ulteriore riduzione di orario (circa 2 ore per i licei, almeno 4 per i tecnici e professionali).

Quella professionale sviluppa competenze in “determinati ambiti settoriali, caratterizzati da filiere economiche specifiche”. L’attività si svilupperà attraverso tirocini, stage, alternanza scuola lavoro. Essa deve collegarsi strettamente alla formazione professionale regionale, che consente l’assolvimento dell’obbligo di istruzione dopo due anni.

L’istruzione professionale resta riservata ai figli degli immigrati (oggi il 40% del totale degli iscritti) e ai ragazzi diversamente abili (il 60% di tutti accede proprio a questo ordine di studi).

Quella tecnica dovrebbe indirizzarsi per l’acquisizione di competenze in precisi ambiti tecnologici scientifici. Anche nei tecnici si auspica un legame sempre più stretto con le aziende, che entreranno nei Consigli di amministrazione e forniranno docenti e personale (questo almeno nelle intenzioni del documento Confindustria education).

L’eliminazione di ogni forma di flessibilità oraria, che la Legge 53 consentiva in regime di opzionalità di 4 ore su 32, finirà per distruggere le sperimentazioni più qualificate come quella cosiddetta P.N.I., lo scientifico linguistico, il liceo tecnologico, lo scientifico informatico.

Pesante anche la riproposizione del liceo delle scienze umane ovvero le vecchie magistrali  al posto delle scienze sociali e della loro impostazione scientifica.

Tutta l’istruzione tecnico professionale è devastata nella sua impostazione laboratoriale con la previsione della riduzione degli insegnanti tecnico pratici e delle compresenze.

Gli interventi proposti produrranno un’enorme dequalificazione dell’offerta scolastica dall’infanzia alle superiori. La riduzione d’orario d’aula, l’aumento degli studenti per classe, l’eliminazione delle sperimentazioni si inserisce in una visione della scuola come servizio minimo essenziale, che produrrà la fuoriuscita degli studenti proveniente dalle famiglie che investono maggiormente nell’educazione dei figli verso la scuola privata alla quale si apre la strada per diventare scuola d’elite.

L’atra faccia della medaglia è il tentativo di rinchiudere definitivamente gli studenti di condizione economico sociale più arretrata nella formazione professionale.

Una politica di stampo classista tesa a irrigidire definitivamente il mercato del lavoro italiano.

I dati OCSE PISA di cui la Gelmini straparla evidenziano infatti chiaramente le conseguenze delle politiche di canalizzazione precoce.

Nella gran parte dei paesi con una formazione unitaria fino a 16 anni (Finlandia, Canada, Svezia, Danimarca, Australia) gli studenti ottengono risultati sopra la media, le differenze nei risultati fra migliori e peggiori sono basse, la percentuale di ripetenti è irrisoria. Viceversa maggiore è la canalizzazione, maggiori sono le differenze e la percentuale dei ripetenti. Classico esempio quello della Germania, che ha 4 canali, fa una prima selezione a 10 anni e i cui studenti ottengono risultati con una deviazione standard molto superiore alla media OCSE e una percentuale di ripetenti del 20% (Fonte OECD PISA 2003).

Che il problema si esplosivo nel nostro paese è dimostrato dalla differenza di 100 punti nelle competenze matematiche, scientifiche e letterarie fra gli studenti dei licei e dei professionali. Tali differenze sono distribuite in tutto il paese e riguardano tutti gli studenti, non solo quelli immigrati. Non c’è alcun dubbio che il contesto socio-culturale della scuola influenza pesantemente i risultati degli studenti.

La riforma della scuola più urgente per il nostro paese sarebbe l’introduzione di un biennio unitario che completi la formazione di base di tutti gli alunni. La strada dell’autonomia localistica e regionalistica intrapresa negli ultimi anni e rilanciata con forza da questo governo ci porterà verso il disastro e la radicalizzazione delle differenze economico sociali fra i cittadini. D’altra parte la Gelmini straparla di scuola ugualitaria da smantellare.

 

Bruno Moretto

Per i dati OECD PISA si può consultare  http://www.comune.bologna.it/iperbole/coscost/valutazione/valutazione.htm

 

Bologna 20/11/08