UNO SGUARDO ALLA SCUOLA ITALIANA: COMMENTO AI RECENTI DATI OCDE

di Bruno Moretto e Giorgio Tassinari, Segreteria del Comitato Scuola e Costituzione di Bologna

dicembre 2002.

1. Da più parti si avverte che le decisioni essenziali che riguardano il futuro dell’intero pianeta, le prospettive economiche, sociali e civili sono determinate dalle condizioni e dalla possibilità della scuola. Di fronte a tante situazioni che sembrano richiedere risposte di tipo culturale, politici, imprenditori, intellettuali invocano la scuola, avvertono che il superamento degli attuali limiti e impedimenti può dipendere in primo luogo dalla scuola: e che quindi su di essa bisogna concentrare gli sforzi di progettazione e di intervento (Ferroni, 1997).

Tuttavia, l’attuale attenzione per la scuola sembra rivolgersi a due linee guida diverse e per larga parte divergenti. Da una parte c'è una prospettiva di tipo economicistico, secondo cui la scuola avrebbe una funzione essenziale entro le nuove richieste dell’economia mondiale, basata sempre di più sul "capitale umano" (Checchi, 1997, Ardeni 1995).

Dall’altra c’è una prospettiva di tipo "civile", che affida alla scuola la formazione della coscienza, della razionalità di base, della capacità critica, della partecipazione a valori condivisi e insieme della tolleranza verso l’"altro" e il "diverso". Questa prospettiva vede nella scuola il luogo morale per il rilancio dei grandi valori che sostengono la coesione sociale. E nei nuovi scenari dell’immigrazione e di un tessuto sociale che sarà multietnico (e multireligioso) questa funzione civile si proietta sia verso i "giovani italiani", per condurli ad un incontro positivo con gli immigrati, sia verso questi ultimi, per dar luogo ad un’integrazione positiva nel paese che li accoglie.

2. Tali prospettive sono così complesse, e la posta in gioco, per quanto abbiamo appena ricordato, così importante, che un dibattito "serio" sulla scuola italiana deve necessariamente fondarsi su evidenze di fatto attendibili. Soccorre in questo compito l’esame degli indicatori elaborati dall’OCDE e recentemente pubblicati nell’edizione 2002 di Education at a glance.

Esprimere in astratto un giudizio sulla scuola italiana è una pratica ideologica; tale giudizio (da cui dovrebbe prendere le mosse un percorso di azione) deve al contrario essere commisurato agli obiettivi che l'ordinamento repubblicano alla scuola affida. Sotto questo profilo, il fondamento dell’azione repubblicana in ambito scolastico va ricercato nell’art. 3 della Costituzione:

"… E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del paese…"

Ebbene, nelle pagine che seguono cercheremo di dimostrare che, sotto il profilo sostanziale, la scuola italiana è stata sin qui capace, pur con alcune manchevolezze non lievi, di assolvere ai compiti ad essa affidati dalla Costituzione.

La prima indicazione che si trae dai dati OCDE riguarda il livello di diffusione dell’istruzione media superiore nei paesi industrializzati, distinto per classi d’età.

Tabella 1. Popolazione che ha ottenuto almeno il diploma di scuola secondaria superiore per classe d’età (2001) dati in percentuale

Classe d’età

25-64

25-34

35-44

45-54

55-64

Paesi

Francia

64

78

67

58

46

Germania

83

85

86

83

76

Gran Bretagna

63

68

65

61

55

Italia

43

57

49

39

22

Spagna

40

57

45

29

17

USA

88

88

89

89

83

Media OCDE

64

74

68

60

49

Dall’esame della tabella si traggono due ordini di considerazioni:

  1. nel complesso, il livello di diffusione dell’istruzione superiore nella popolazione italiana è di gran lunga inferiore sia alla media OCDE che a quello dei paesi leader a livello mondiale; di poco superiore a quello della Spagna. Anche con riferimento alla coorte di età 25-34 anni, il gap continua ad essere impressionante. Se ne trae una prima indicazione, assai netta: è necessario porre in atto politiche attive (specificamente scolastiche, come l’innalzamento dell’obbligo scolastico, ma anche sociali in senso ampio, quali il sostegno al reddito delle famiglie, con misure quali il reddito minimo garantito) per innalzare il livello d’istruzione della popolazione italiana;
  2. questo gap è il frutto di una condizione generale di arretratezza della società italiana che è una sua caratteristica di lunga durata. Ma non si può non sottolineare che nell’arco di trent’anni il sistema scolastico italiano (cioè la scuola di Stato) è riuscita a far aumentare di oltre trenta punti la percentuale di diplomati (dal 22% della generazione in età 55-64 al 57% della generazione in età 25-64). Nello stesso arco tempo, la percentuale di diplomati francesi è aumentata del 22%, quella tedesca del 7% e quella media dei paesi OCDE del 15%.

Non ci sembra che questi dati siano quelli caratteristici di un sistema che funziona male (altrimenti il gap sarebbe ancora quello di trenta anni fa), ma quelli di un sistema che non funziona abbastanza.

3. Il dato sulla diffusione dell’istruzione superiore e sulla sua dinamica temporale ha una valenza eminentemente quantitativa. Che dire, quindi, sulla qualità dell’istruzione? Il problema della sua misurazione è oltremodo complesso, per le evidenti difficoltà che attengono alla misurazione di grandezze non osservabili (vedi Gori e Vittadini). Inoltre, sui risultati scolastici, come è del tutto scontato, influiscono molteplici fattori, ambientali e familiari, per cui le performance scolastiche di un alunno non sono riconducibili esclusivamente all’efficacia del sistema di istruzione in quanto tale. Con questo caveat esaminiamo ora i risultati dell’indagine OCDE (la misurazione della performance è stata ottenuta nell’ambito dell’indagine OCDE nota come PISA, OCDE 2000).

Tabella 2. Performance nella capacità di lettura

dei quindicenni (2000)

Media

Deviazione standard

Francia

505

92

Germania

484

111

Gran Bretagna

523

100

Italia

487

91

USA

500

91

Media OCDE

499

100

Dall’esame della Tabella 2 emerge in primo luogo che la capacità di lettura dei quindicenni italiani è lievemente inferiore alla media OCDE; tuttavia anche altri grandi paesi avanzati quali la Germania sono su livelli medi sostanzialmente analoghi al nostro. Tuttavia, se guardiamo alla seconda colonna della tabella, in cui sono riportati gli indicatori sintetici di variabilità, si nota con chiarezza che la magnitudine della disuguaglianza tra i livelli di capacità di lettura degli alunni in Italia è sostanzialmente inferiore a quella della media OCDE e di gran lunga inferiore a quella della Germania, che appunto ha una media analoga alla nostra. La scuola italiana, in sostanza, pur in presenza di un livello di istruzione dei genitori di gran lunga più basso di quello della media OCDE (vedi la tabella 1) è riuscita a fornire risultati decorosi, e soprattutto a contenere la dispersione degli stessi, limitando di fatto la disuguaglianza tra i cittadini, come appunto prescrive l’art. 3 della Costituzione. I dati che riguardano la performance in campo scientifico (Tabella 3) confermano in linea di massima quanto già detto.

 

 

Tabella 3. Performance nella capacità scientifiche dei quindicenni (2000)

Media

Francia

500

Germania

487

Gran Bretagna

532

Italia

478

USA

499

Media OCDE

500

Invece, dove la performance del sistema scolastico italiano (naturalmente congiunto ad altri fattori) si posiziona su livelli di grande soddisfazione è nel campo che potremmo definire del "sentimento civile". Riproduciamo, nella Tabella 4, i dati riportati dall’OCDE sulle opinioni dei ragazzi quindicenni a proposito dell’impegno civile e politico.

Tabella 4. Atteggiamento e impegno civico dei quattordicenni(1999)

Percentage of students who say that they are very likely or likely to vote in national elections and percentage of students who believe that it is very important or important that a good citizen participates in selected civic activities

Percentuale di studenti che afferma che molto probabilmente voterà alle prossime elezioni

.Percentuale di studenti che afferma che è molto importante che un buon cittadino...

Voti in ogni elezione

Si iscriva a un partito politico

Si impegni in discussioni politiche

Partecipi ad attività benefiche

Partecipi ad attività di salvaguardia dell’ambiente

Media

S.E.

Media

S.E.

Media

S.E.

Media

S.E.

Media

S.E.

Media

S.E.

Australia

85

(1,0)

89

(0,8)

17

(1,0)

34

(1,1)

80

(1,0)

74

(1,1)

Belgium (Fr.)1

69

(2,0)

82

(1,4)

24

(1,0)

39

(1,4)

54

(2,0)

71

(1,7)

Czech Republic

65

(1,7)

66

(1,1)

18

(1,0)

29

(1,4)

78

(0,9)

84

(1,0)

Denmark1

91

(0,7)

60

(1,0)

17

(0,8)

44

(0,9)

86

(0,8)

83

(0,7)

England2

80

(1,0)

76

(1,1)

20

(0,9)

42

(1,3)

78

(1,0)

76

(1,1)

Finland

87

(0,7)

59

(1,2)

13

(0,8)

23

(1,1)

60

(1,0)

74

(1,0)

Germany3

67

(1,1)

69

(0,9)

18

(0,7)

43

(1,2)

85

(0,9)

72

(1,2)

Greece

86

(0,9)

94

(0,6)

49

(1,0)

59

(1,0)

90

(0,7)

89

(0,7)

Hungary

91

(0,7)

81

(0,9)

29

(0,9)

21

(0,8)

89

(0,6)

77

(1,0)

Italy

80

(1,1)

84

(0,7)

32

(1,0)

49

(1,0)

82

(0,7)

79

(0,8)

Norway1

87

(0,7)

71

(0,9)

21

(0,8)

37

(1,0)

83

(0,8)

91

(0,6)

Poland

88

(1,2)

91

(0,8)

35

(1,2)

53

(1,4)

90

(0,8)

77

(0,8)

Portugal

88

(0,8)

71

(0,9)

36

(1,1)

40

(1,0)

94

(0,6)

92

(0,6)

Slovak Republic

93

(0,6)

91

(0,7)

23

(1,3)

51

(1,0)

87

(0,8)

87

(0,8)

Sweden2

75

(1,4)

78

(1,0)

21

(0,9)

37

(1,5)

83

(1,2)

81

(1,3)

Switzerland

55

(1,3)

68

(1,2)

23

(1,1)

42

(1,2)

76

(0,9)

70

(1,2)

United States2

85

(1,0)

83

(0,9)

48

(1,4)

58

(1,1)

88

(0,8)

83

(0,8)

Naturalmente questi scarni dati non sono sufficienti per poter affermare che la scuola italiana forma dei buoni cittadini, ma pare, a questo riguardo, che funzioni anche meglio delle istituzioni scolastiche di molti altri paesi avanzati.

4. Vogliamo tornare ora, sulla questione della disuguaglianza nelle performances scolastiche degli allievi. Queste, come è del tutto ragionevole ritenere, sono governate da tre grandi ordini di fattori:

  1. il talento individuale e l’impegno di ciascun allievo;
  2. l’efficacia del sistema scolastico;
  3. il contesto ambientale e familiare.

Ovviamente, il fattore a) dovrebbe risultare uniformente distribuito across countries, quindi le differenze nei risultati scolastici riferiti ad un intero sistema-paese dovrebbero essere attribuiti all’agire congiunto dei fattori b) e c). Nella tavola seguente (tabella 5) riportiamo i punteggi medi degli allievi secondo l’ordinamento della famiglia di provenienza secondo il livello socio economico (le media aritmetiche per paese sono riportate nella tabella 1).

Tabella 5. Performance letteraria dello studente status socio-economico della famiglia (2000)

Primo quartile

Secondo quartile

Terzo quartile

Ultimo quartile

Francia

469

496

520

552

Germania

427

471

513

541

Gran Bretagna

481

513

543

579

Italia

457

481

494

525

Spagna

461

482

507

529

USA

466

507

528

556

MEDIA OECD

463

491

515

545

Risulta con chiarezza che l’indice di performance letteraria varia concordemente all’accrescimento dello status socio economico della famiglia; e ciò si riscontra uniformemente in tutti i paesi. Tuttavia, per quanto attiene al nostro paese, va messo in evidenza che il campo di variazione dell’indice (68 punti) è di molto più contenuto rispetto alla media OCDE (82 punti) e agli altri grandi paesi avanzati.

D’altra parte, le performance complessiva del sistema scolastico è inevitabilmente influenzata, come abbiamo appena ricordato, dalla qualità dell’ambiente familiare. Sempre nel rapporto Education at a glance l’OCDE calcola il rapporto tra la probabilità che uno studente estratto a caso dalla popolazione risulti appartenere al primo quartile della distribuzione delle famiglie secondo lo status socio-economico (ovvero dalle famiglie di estrazione più bassa) e che lo stesso studente sia nel primo quartile della distribuzione secondo il punteggio che misura la performance letteraria secondo la metodologia PISA. Tali rapporti di probabilità (likelihood ratios) sono i seguenti:

Tabella 6. Rapporti di probabilità

Francia

2,2

Germania

2,6

Gran Bretagna

2,1

Italia

1,8

Spagna

1,9

USA

2,1

MEDIA OECD

2,0

La lettura della tabella è semplice: ad esempio ci dice che nella media dei paesi OCDE, uno studente povero ha il doppio della probabilità, rispetto allo studente standard, di essere anvche uno studente che ha basse performance. E’ con qualche orgoglio che riscontraimo che, per l’Italia, tale rapporto di probabilità (seppur significativamente maggiore di uno) è più basso della media OCDE, anzi il pìù basso tra tutti i paesi che abbiamo incluso nel nostro panel.

La scuola italiana sembra aver fin svolto un ruolo dterminante nello spezzare il circolo vizioso che collega bassa capacità culturale a bassa produttività e quindi a basso reddito. Che questo sia stato il ruolo della scuola (ovvero della scuola pubblica) nella storia repubblicana è dimostrato, a nostro parere, dalla tabella 7, anch’essa tratta dal lavoro OCDE citato.

Tabella 7. Decomposizione delle variazioni del tasso di crescita media annua del PIL procapite (1980-1997)

Variazione della crescita del PIL pro capite in %

Contributi da:

Investmenti

Capitale umano

Crescita della popolazione

Variabilità dell’inflazione

Ampiezza del settore pubblico

Apertura al commercio internazionale

Australia

0,80

-0,16

0,17

0,46

0,05

0,03

0,57

Austria

-0,23

0,37

0,31

-0,07

0,12

-0,02

0,37

Belgium

0,37

0,37

0,45

0,17

0,26

0,06

0,24

Canada

-0,60

0,24

0,19

-0,10

0,01

-0,02

0,60

Denmark

0,34

0,10

0,20

0,03

0,07

0,01

0,22

Finland

-0,90

-0,91

0,44

-0,03

0,05

-0,13

0,33

France

0,04

0,01

0,35

0,27

0,23

-0,02

0,42

Greece

-0,06

n

0,57

0,09

-0,12

-0,05

0,54

Ireland

1,21

-0,17

0,54

-0,75

0,35

0,13

0,46

Italy

-0,06

0,05

0,84

0,36

0,18

-0,01

0,49

Netherlands

0,97

-0,04

0,43

0,32

0,07

0,10

0,25

New Zealand

-0,26

0,33

0,21

-0,47

0,68

0,06

0,44

Norway

0,61

-0,21

0,27

0,15

0,14

-0,41

0,30

Portugal

-0,15

0,25

0,32

0,02

0,42

-0,20

0,53

Spain

0,46

0,33

0,90

0,46

0,25

-0,12

0,67

Sweden

-0,64

-0,19

0,42

-0,05

-0,20

0,02

0,33

Switzerland

-0,58

0,02

0,26

0,09

-0,09

-0,07

0,14

United Kingdom

0,01

0,08

0,44

0,05

n

0,03

0,25

United States

-0,19

0,19

0,07

-0,06

0,13

0,07

0,65

Secondo questi dati, è inequivocabile che il motore principale della crescita economica dell’Italia negli ultimi anni sia stato l’investimento in capitale umano (in pratica l’istruzione).

Le due prospettive, quella economica e quella civile, sembrano quindi riconciliarsi; non si contrappongono, anzi, si completano. D’altra parte, un sistema pubblico come quello italiano ha l’obiettivo (come scrive Gaetano Salvemini, 1907) di propugnare la diffusione di una razionalità energica e di una ricerca libera. E tutto questo non è certamente in contrasto con l’obiettivo di rafforzare la crescita economica, anzi ne costituisce (come ricorda Max Weber nell’Etica protestante e lo spirito del capitalismo) il motore principale.

Riferimenti bibliografici

Ardeni P.G. (1995), Teorie della crescita endogena, Giappichelli, Torino.

Checchi D. (1997), La disuguaglianza. Istruzione e mercato del lavoro, Laterza, Roma-Bari.

Ferroni G. (1997), La scuola sospesa. Istruzione, cultura e illusioni della riforma, Einaudi, Torino.

OECD (2000), PISA Technical Report, Paris

OECD (2002), Education at a glance, Paris.

Salvemini G. (1907), Che cos’è la laicità, in Opere, V, Scritti sulla scuola, a cura di L. Borghi e B. Finoccchiaro, Feltrinelli, Milano, 1966.