Gruppo 2

 

FARE GLI INSEGNANTI DELLA SCUOLA PUBBLICA

 

IL QUADRO

 

Insegnare nella scuola pubblica è diventata un’attività che, pur mantenendo un grande fascino, soprattutto per il suo carattere di sfida, comporta un disagio crescente. Da troppo tempo questo lavoro così delicato ed importante è sotto attacco, e lo è proprio in quanto garante della scuola pubblica, alla quale la politica liberista vuole sottrarre la funzione di ente fondamentale della formazione della persona. Gli ultimi provvedimenti della Moratti, spingono a fondo tale processo, con la frantumazione del profilo professionale e la corporativizzazione dei docenti, rafforzati dalla deriva dell’autonomia verso la privatizzazione.

 

LA RESISTENZA

 

In questo quadro negativo si inserisce però una resistenza messa in atto soprattutto nelle pratiche quotidiane, in modo particolare nella scuola di base, meno diffusamente nella scuola superiore.

Ciò non è casuale, perché la scuola superiore è la meno difendibile e la più bisognosa di cambiamenti.

La scuola di base, infatti, riformata negli anni ’60 per rispondere al dettato costituzionale, ha come motore il lavoro cooperativo, che ha formato i docenti più di qualsiasi corso di aggiornamento, che pure i maestri hanno seguito in gran numero, con una consapevolezza diffusa del valore della propria professione.

Anche se la relazione affettiva, trattandosi di bambini, può aver favorito l’assunzione delle responsabilità sociale della funzione docente, il ruolo decisivo è stato giocato dalla collegialità e dall’organizzazione cooperativa del lavoro.

 

LA PROSPETTIVA

 

Mettere al centro del lavoro docente “la relazione”, è indispensabile per la costruzione del sapere sociale, che deve prevedere una partecipazione attiva da parte degli allievi, affinché il processo di apprendimento sia efficace. In sostanza il lavoro dei docenti e quello degli allievi dovrebbe essere fondato sulla organizzazione e sulla valorizzazione della relazione.

Per questo il modello della scuola di base, del tempo pieno in particolare, dovrebbe essere esteso agli altri segmenti scolastici.

Il rilievo della formazione dei docenti dovrebbe essere finalmente assunto in tutta la sua complessità, così verrebbero sciolti molti nodi del reclutamento. La formazione universitaria dovrebbe avere un carattere specifico ed unitario, ma per questo richiede una nuova riforma  dell’università, impostata oggi sulla frantumazione, l’esclusione e meccanismi di selezione inaccettabili.

Per quanto riguarda il da farsi immediato, sia per continuare ad ampliare la resistenza, sia per tracciare possibili scenari futuri, è necessario valorizzare il lavoro ordinario e gli organismi collegiali, come il collegio docenti, anche per controbilanciare il peso crescente dei dirigenti scolastici.

 

Loredana Fraleone