VALUTAZIONE: PERCHE’ DOBBIAMO RIFIUTARE LE SCHEDE PROPOSTE DAL MINISTERO

La circolare 85 sulla scheda di valutazione conferma la GRANDE RIFORMA, quella cominciata una decina d’anni fa e culminata con la legge Moratti. Impugnando la filosofia dell’autonomia gestionale e coniugandola con l’aziendalismo idealista del profilo educativo e professionale dell’alunno, la circolare affida alle scuole i criteri della certificazione delle competenze, aprendo la strada a una deregulation in cui scuole private e pubbliche rilasceranno pezzi di carta in libertà.

In realtà un’indicazione precisa c’è, anche se, ad una lettura affrettata,  non “troppo” prescrittiva: un modello di scheda che si può scaricare, fotocopiare (o ordinare a stampatori preveggenti, come nel caso dei libri di testo questa primavera) e inserire nel portfolio (che grazie al cielo molte scuole non prendono nemmeno in considerazione). Prima di entrare nel merito di questo modello ministeriale va però ricordato che  le scuole sono richiamate ad alcune “prescrizioni” tra cui, la prima che grida vendetta, alla valutazione del comportamento.

Su questo punto bisogna essere chiari. Il voto di condotta è l’antitesi di quanto è stato costruito faticosamente nella scuola di base in tanti anni. La contestazione, culminata con l’abrogazione, del voto di condotta aveva a che fare con la lotta contro gli svantaggi socioculturali, contro i pregiudizi radicati tra tanti docenti e famiglie. Può darsi che il voto di condotta sia ancora popolare, come dice qualcuno, popolare come l’isola dei famosi o il grande fratello. Se avessimo dovuto tener conto della popolarità forse non avremmo costruito la scuola a tempo pieno, il team docente, la programmazione. Forse saremmo ancora alla maestra unica e al doposcuola per i “poveracci”. Del resto ancora oggi ci allarma, nel raccontare la partecipazione delle bambine e bambini alla vita scolastica, la sensazione  di entrare in una pericolosa zona di confine, con il rischio di esprimere giudizi sulla personalità o sul carattere. Figuriamoci ridurre anche solo questioni come queste (per non parlare del problema della relazione con i compagni e gli adulti) ad una parola in un rettangolino di tre centimetri quadrati.

Già solo per questo le schede personali indicate dal ministero, ragionando molto pacatamente, meriterebbero il rogo… (Il nostro  legale sosterrebbe naturalmente che si tratta di una metafora). Ma c’è dell’altro.

Nella scheda ministeriale si dovrebbe esprimere il giudizio anche sulle attività svolte nelle ore opzionali, mentre noi sosteniamo e pratichiamo, al contrario, il carattere unitario, dal punto di vista pedagogico, didattico ed organizzativo dei modelli educativi delle scuole. Questa valutazione a sé delle ore opzionali è inquietante e pericolosa, anche in considerazione del fatto che il decreto 59/04 apre la strada all’ingresso di agenzie private per la gestione di queste ore. Poi ci sono “aggiustamenti” che paiono solo “nominalistici” (da “Educazione all’Immagine” ad “Arte e immagine”, da “Storia, geografia e studi sociali” a “Storia”, “Geografia”) ma in realtà rimandano fedelmente a quelle “Indicazioni nazionali” che noi abbiamo rifiutato ritenendole, oltre che provvisorie, illegittime e raffazzonate. Ancora, nella scheda ministeriale, non si sa sulla base di quale ragione (se non di tipo propagandistico), si chiede il giudizio anche su “tecnologia ed informatica”, come materia a sé stante, cosa ben diversa da un necessario utilizzo trasversale interdisciplinare dell’uso della tecnologia informatica (come del resto si spiegava in un’apposita circolare lo scorso anno quando fu introdotta obbligatoriamente fin dalla prima). Infine la religione cattolica, che dal 1985 in realtà è l’unica vera materia opzionale, ma che figura da sempre nell’orario obbligatorio, ora, finalmente, scortata dai 9.000  neo assunti dalla curia tramite stato, entra a pieno titolo nella scheda di valutazione e non più come scheda a sé stante.

Ma è il caso di scavare anche più a fondo.

Leggendo attentamente la circolare che accompagna la presentazione delle nuove schede, la cancellazione della collegialità pare perseguita in maniera scientifica, fin quasi maniacale.

Oltre al tutor, al portfolio e quant’altro ad esempio, alla faccia del tanto sbandierato inglese, il gruppo docente di classe viene rinominato “équipe”, forse perché “team” avrebbe echi e rimandi pedagogici pericolosi…

Di più, si butta lì che “l’Agenda di classe non è più obbligatoria”. Attenzione, non lasciamoci tentare da quella che vorrebbero farci apparire come una facilitazione o uno sgravio burocratico; è la conferma che si vuole togliere qualsiasi strumento, pratica, simbolo e fin traccia di collegialità per rimettere il destino delle bambine e bambini tutto e solo nelle mani del tutor. 

Ma soprattutto, “a fornire la quadra”, nella circolare si dispone che la bocciatura sarà di competenza del solo gruppo docente della classe senza passare attraverso il consiglio di interclasse. Una garanzia fondamentale della persona bambina o bambino, e una responsabilizzazione della scuola in quanto tale nel percorso educativo di ciascuno, viene seppellito con due battute di tastiera su una circolare! Non possiamo come Collegi non esprimere una netta contrarietà a questo oscuro ritorno al passato.

 

Si dirà che non si possono tenere dieci fronti aperti, che siamo stremati e che in fondo la si può risolvere all’italiana, lasciando alcuni spazi bianchi in qua e là. Si dirà che la vecchia scheda di valutazione non è il massimo e certamente validi tentativi di superamento e di messa in discussione della valutazione “oggettiva” erano in atto, da sponde opposte a quelle della buropedagogia dominante. Si dirà anche che bisognerebbe finirla di dare dignità pedagogica a tutto quanto esce dal ministero mettendosi a contestare i contenuti di una riforma il cui contenuto vero è quello di tagliare le spese, come dimostra l’incredibile vicenda del risparmio sull’insegnamento dell’inglese, si dirà che bisogna (com’è giusto) concentrarsi sulla lotta per gli organici.

Invece noi crediamo sia assolutamente necessario respingere al mittente anche nel merito l’operazione ideologica rappresentata dalla circolare sulla valutazione.

 

I Collegi dei Docenti non possono accettare che venga mortificato il loro lavoro accettando di adottare la soluzione “comoda ed economica” prospettata dal ministero. In colpevole assenza di quanto previsto dalla legge (un unico strumento certificativo-legale per tutto il territorio nazionale) è ora nelle mani dei Collegi il potere di deliberare quale strumento di certificazione scegliere. Non era quello che chiedevamo, ma a questo punto possiamo avvalerci del potere che ci viene riconosciuto per mandare un altro messaggio contro lo spregiudicato tentativo di liquidazione della scuola pubblica, confermando la vecchia scheda di valutazione per le seguenti ragioni:

 

1)        Essa ha rappresentato comunque un modello nazionale di certificazione degli apprendimenti ed è fondamentale che le scuole adottino modelli uniformi, unico deterrente alla deriva di titoli/pezzi di carta rilasciati da scuole pubblica private e fuori controllo. Dati i tempi (non volutamente a caso ristrettissimi), la “riadozione” della “vecchia” scheda è l’unica possibilità di avere un modello dignitoso generalizzato.

2)        La sua scelta (o al contrario la scelta dei modelli morattiani) ha un valore statistico. Accanto alle rilevazioni che vengono fatte su altri aspetti della riforma (nomina dei tutor, scelta delle ore opzionali etc.) indica lo “stato di salute” della riforma, che noi ci auguriamo sia pessimo.

3)        La vecchia scheda si colloca al di fuori delle indicazioni nazionali e del profilo e fa riferimento  a programmi, aree disciplinari e curricoli certamente oggetto di dibattito ma che rappresentano un’idea  qualificata di scuola della Repubblica che la devoluzione  morattiana vuole disgregare.

4)        Nella vecchia scheda nella relazione intermedia e finale c’è spazio per le osservazioni sulla partecipazione all’attività scolastica e sulle relazioni con gli adulti e coetanei, mentre nella scheda ministeriale c’è il GIUDIZIO sul comportamento.

 

Il ministero ci invita a scaricare la sua nuova scheda? Beh, una volta tanto è una buona idea: scarichiamola proprio…

Giovanni Cocchi     Mirco Pieralisi