Scuola: «Cancelliamo la riforma Moratti»
Presentata ieri, a Roma, una petizione popolare contro la legge di riordino del sistema scolastico
Sindacati, esponenti della cultura e parlamentari di centrosinistra fanno quadrato contro la riforma della scuola. E attaccano i finanziamenti alle private
CINZIA GUBBINI, Il manifesto
ROMA


Scade il 25 gennaio il termine ultimo per mettersi in regola con le preiscrizioni relative al prossimo anno scolastico. Grande agitazione ma nessuna paura: la riforma urla molto ma dice poco. Dalla scuola dell'infanzia al secondo ciclo, le novità sono poche e più che timide le sperimentazioni. E intanto dalle forze che in questi anni hanno animato il movimento contro la legge Moratti è arrivata ieri una proposta che lascia poco spazio ai compromessi: una petizione popolare per chiedere al futuro governo (auspicabilmente di centrosinistra) di abrogare la riforma Moratti entro i primi 100 giorni della futura legislatura. Si tratta di una vera e propria proposta di disegno di legge, lanciata dai comitati toscani che si riconoscono nel coordinamento «Fermiamo la Moratti». Tre gli articoli. Il primo, al comma 1, chiede molto semplicemente l'abrogazione della legge 53. Al terzo comma si chiede che l'obbligo scolastico «si realizzi esclusivamente nelle istituzioni scolastiche» e sia «gradualmente elevato fino ai 18 anni di età». Mentre l'articolo 2 attacca: «Gli oneri derivanti dal precedente articolo sono coperti con la corrispondente riduzione delle spese militari previste nel relativo capitolo di bilancio». Insomma, una proposta che non chiede solo all'Unione di pronunciarsi in modo chiaro sull'abrogazione della legge 53 - polemica che non attanaglia da ora il centrosinistra - ma che dà anche alcune indicazioni precise sulla scuola del futuro e che lega questo tema al quadro politico più generale. La «riduzione delle spese militari» che guarda ovviamente - e prima di tutto - al ritiro delle truppe dall'Iraq.

La petizione ha già raccolto diverse firme tra gli esponenti sindacali, tra quelli della cultura (Valentino Parlato e Ida Dominijanni per il «manifesto») mentre le adesioni crescono in tutta Italia (sta per essere attivato il sito www.abroghiamoleggimoratti.it).

Sul fronte politico e a sinistra tira, per ora, un vento freddino. Ieri alla conferenza stampa di presentazione hanno partecipato i parlamentari Titti De Simone (Prc), Mario Bulgarelli (Verdi) e il responsabile scuola del Pdci, Piergiorgio Bergonzi. Alla petizione, tuttavia, hanno aderito anche singoli parlamentari dei Ds, come Katia Zanotti. «Non neghiamo che ci siano differenze nell'Unione, e anzi, sono tra coloro che lanciano l'allarme sui passi indietro nel programma rispetto al lavoro prezioso svolto dai tavoli. Ma proprio per questo è necessario rilanciare la sfida», ha detto De Simone. Mentre Bulgarelli ha ricordato che «Non dare un segnale forte abrogando la riforma significherebbe sottovalutare che questo governo ha messo in piedi una strategia precisa sin dal principio puntando a smantellare il concetto di pubblico». Sottoscrivono in pieno i Cobas, la cui struttura nazionale ha avviato una petizione popolare parallela: al primo punto l'abrogazione, al secondo l'annullamento di ogni forma di finanziamenti pubblici alle scuole private, al terzo punto l'annullamento di ogni forma di obbligatorietà dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole.