SPAGNA:  UNA RIFORMA SCOLASTICA “DIVERSA”.

di Pino Patroncini

 

All’indomani della vittoria elettorale socialista, circa un anno fa, Zapatero fece sospendere l’applicazione della riforma del sistema scolastico, la cosiddetta Ley de Calidad (Loce), che era in corso di avvio col precedente governo Aznar, la quale a sua volta avrebbe modificato profondamente la precedente riforma (socialista) denominata Logse.

 

Sospensione, abrogazione e…..

Non fu una scelta né facile né semplice. Non facile perché, se i settori più radicali della sinistra spingevano per l’abrogazione della Loce, era pur vero che, anche agli occhi dei socialisti, un puro e semplice ritorno alla Logse non sarebbe stato possibile, dal momento che era opinione comune che la Logse dovesse avere un aggiornamento.

Non semplice perché comunque la Loce era partita: alcune cose erano già in via di attuazione, come l’impopolare bocciatura nella scuola media con due sole insufficienze, altre cose una volta fatte non erano facili da ritirare, come la gratuità per la scuola materna, norma naturalmente più popolare ma che implica il finanziamento pubblico delle numerose scuola materne private (le scuole private convenzionate in Spagna sono finanziate dallo stato ma le materne fino ad alcuni anni fa non venivano finanziate con la giustificazione che non erano scuola dell’obbligo).

E infine c’era il problema del rispetto della legge che era già stata votata e che richiedeva di essere applicata. Per fronteggiare quest’ultimo problema procedurale il nuovo ministro dell’educazione Maria Jesus de San Segundo aveva fatto ricorso ad una clausola esistente nella costituzione spagnola che consente di sospendere una legge se in un tempo congruo si è in grado di sostituirla con un’altra diversa o modificata.

Naturalmente tutte queste questioni non mancarono di creare problemi e polemiche sia con la Destra che invocava l’applicazione della legge sia con i settori più radicali della Sinistra che temevano la conservazione del testo voluto da Aznar o la riproposizione di un testo analogo.

La sospensione era dunque sembrata per il momento la soluzione più praticabile: essa lasciava in piedi alcune cose già attuate, ma bloccava tutto ciò che non era ancora attuato come la contestatissima canalizzazione obbligatoria, sulla base dei risultati scolastici, in tre percorsi (preliceale, preprofessionale e di avviamento al lavoro) a 13 anni e la conclusione del percorso liceale con un esame finale (in Spagna non esisteva un corrispettivo del nostro esame di maturità, ma esistono esami di ammissione alle Università), assai impopolare tra gli studenti.

Alla sospensione era seguito anche l’impegno per un dibattito sull’educazione ad imitazione di quello francese, che in qualche modo si è svolto negli ultimi dieci mesi.

 

…nuova riforma

Ma esisteva evidentemente anche un problema di tempi. Ed eccoci oggi alla prima bozza della legge.

Essa elimina nella scuola media (che, ricordiamo, in Spagna è quadriennale e va dai 12 ai 16 anni) la canalizzazione obbligatoria, tacciata di segregazionismo. Il sistema che però prima era organizzato per cicli (prima-seconda, terza-quarta) viene organizzato per corsi, che, pur avendo un’ampia base di discipline comuni in prima seconda e terza, non saranno però identici: soprattutto il quarto anno sarà orientato o al liceo o alla formazione professionale. Non sarà più possibile a 15 anni avere corsi di avviamento al lavoro(il terzo percorso previsto dalla Loce): questi esisteranno solo per coloro che non abbiano raggiunto le licenza media a 16 anni e non abbiano ancora compiuto i 21.

Le discipline, che la Loce prevedeva nel numero di nove (dieci per le regioni bilingui), vengono ridotte a otto (nove nelle regioni bilingui).

Il testo recupera dalla vecchia Logse la possibilità all’ultimo anno della media di formare sottogruppi per gli alunni in difficoltà e la estende anche al penultimo anno.

Prevede che nella scuola secondaria inferiore la bocciatura scatti obbligatoriamente non con due ma con quattro insufficienze, mentre con tre la questione viene rimessa alla decisione del “consiglio di classe”.

Il percorso liceale (bachillerato) sarà costituito da tre indirizzi (artistico, umanistico-sociale, scientifico-tecnologico) anziché quattro, come è attualmente, e le discipline sono divise in tre aree: area comune (della quale entra a far parte Scienze per il Mondo Contemporaneo), area di indirizzo e area opzionale.

Viene abolito l’esame terminale (revàlida) del percorso liceale e si stabilisce che l’esame di ammissione (selectividad) alle università, che diventerà una prova unica a livello nazionale e verificherà le conoscenze dell’ultimo anno di liceo, funzioni sia come valutazione finale della preparazione liceale che come selezione per l’accesso al numero chiuso.

La bozza mantiene invece della Loce alcune cose: oltre alla già citata gratuità della scuola materna con relativi finanziamenti per la materna privata, la possibilità di respingere gli alunni anche in prima media (la vecchia Logse prevedeva che le bocciature potessero iniziare solo in seconda) e la partecipazione dell’Amministrazione alla elezione dei capi di istituto (in Spagna il preside è elettivo) anche se con un potere minore di quello che aveva attribuito la destra, vale a dire con una parità di poteri tra Amministrazione, consigli di istituto e collegi dei docenti.

Non mancheranno dunque anche su ciò le polemiche.

Ma la cosa cui la polemica sarà più viva resta sicuramente la questione dell’insegnamento della religione, obbligatorio per le scuole e volontario per gli alunni, sottoposto agli accordi tra  stato spagnolo da una parte e chiesa cattolica, comunità ebraica, chiesa evangelica e comunità islamica dall’altro. Probabilmente sarà valutabile nella media ma non nella secondaria superiore. Resta rinviato ad un decreto reale la definizione della materia alternativa e della sua gestione. Sarà comunque introdotta in un anno dell’elementare e in due della secondaria la disciplina di educazione civica ( educaciòn a la ciudadanìa) col compito di coprire un’area di etica individuale e sociale.

Il governo conta di approvare il tutto entro il 2005. I primi cambiamenti si applicheranno a partire dal 2006-2007 e riguarderanno le bocciature e l’elezione dei capi di istituto. Mentre i cambiamenti ai programmi nazionali, la definizione delle quote curricolari di competenza delle singole regioni (45% per le regioni bilingui e 35% per le altre è la quota probabile) saranno attuate nel 2007-2008 per le prime e le terze medie e l’anno successivo per le seconde  e le quarte.

Il testo conterrà anche norme sulla valutazione di sistema  da tenersi in riferimento alla quarta elementare e alla seconda media e l’impegno del governo a un resoconto annuo davanti al parlamento delle valutazioni sull’andamento del sistema scolastico.

 

 

Un’area di intenso intervento legislativo

Dalla caduta del franchismo in poi la scuola spagnola è stata oggetto di numerosi interventi legislativi. Nel 1985 è stata varata una Ley Organica del Derecho a la Educacion ( Lode). Nel  1990 è stata la volta della Ley de Ordenaciòn General del Sistema Educativo (Logse) varata dal governo socialista, che prevedeva il decentramento regionale delle competenze, l’istruzione secondaria obbligatoria ( Eso) e unica fino a 16 anni e un unico percorso liceale fino all’università, affiancato da un percorso di formazione professionale. Il tutto però  è arrivato a regime intorno al 2000. Nel 1995 è stata varata una Ley Organica de la Partecipaciòn, la Evaluaciòn y el Gobierno de los centros escolasres (Lopeg). Nel 2002 la destra al potere ha avviato la Ley Organica de Calidad de la Educaciòn (Loce), vissuta come una vera controriforma: estendeva la scuola materna dal livello prescolar (3-5 anni) al livello asitencial (0-3 anni), introduceva finanziando le scuole private, prevedeva a 14 anni la canalizzazione forzata degli alunni su tre percorsi ( preliceale, preprofessionale, prelavorativo) in base ai risultati scolastici, prevedeva la bocciatura obbligatoria con due sole insufficienze, introduceva un esame finale nel percorso liceale senza togliere gli esami di ammissione all’università.

La nuova legge in fieri denominata semplicemente Ley Organica de Educacion (Loe) cerca di mettere riparo ai provvedimenti più impopolari della Loce, producendo una sintesi delle tre leggi precedenti e lasciando intatta solo la Lode del 1985.

 

 

 

Le critiche del Pp

Passato all’opposizione il Partito Popolare di Aznar si trova ora a esercitare il suo diritto di critica sul nuovo disegno di legge, che drasticamente giudica niente meno che un ritorno alla vecchia Logse. Le sue motivazioni ricalcano naturalmente le misure recentemente contenute nella Ley de Calidad.

Sulla prima infanzia sostiene il ruolo di comunità locali e aziende nella istituzione di asili infantili, mentre per il periodo da 3 a 6 anni insiste sugli aspetti di preparazione prescolare. Nell’educazione primaria sostiene la necessità di due valutazioni nazionali esterne, una alla fine dei primi tre anni  e una al termine dei secondi tre. Per l’educazione secondaria pur mantenendo i tre percorsi sostiene che però il titolo finale potrebbe essere comune, manterrebbe la bocciatura con solo due insufficienze,  ma attenuata da “esami di riparazione” a giugno e a settembre e insiste sill’esame finale del percorso liceale. Insiste anche sull’insegnamento obbligatorio della religione riservando la possibilità di scelta a un’opzione tra insegnamento confessionale e insegnamento non confessionale.   Sulla crriera professionale vorrebbe approfondirne la portata, riconoscere il lavoro di tutoraggio e ridurre le ore di lezione ai docenti con più di 55 anni. Pur proclamandosi favorevole ad una gestione collegiale degli istituti scolastici, ritiene però che i capi di istituto non debbano essere più eletti, ma nominati dall’amministrazione.

 

 

 

Le reazioni dei sindacati e dell’associazionismo.

Quali sono state le prime reazioni al nuovo progetto di legge sulla scuola spagnola?

La Federazione degli insegnanti delle Comisiones Obreras l’ha qualificata “una legge di tutti” ma ha messo l’accento sugli aspetti finanziari e sulle condizioni di lavoro.

Anche la Fete-Ugt ha lamentato la mancanza di concretezza sugli aspetti lavorativi, sebbene abbia considerato la legge positiva dal punto di vista delle misure educative.

Il sindacato Uso considera invece che il “contro-progetto” abbia finalità più politiche che educative.

L’Anpe, sindacato di destra, ha chiesto un periodo  di riflessione per confezionare una legge  in grado di durare nel tempo.

Anche l’altro sindacato conservatore, Csi-Csif,  ha espresso critiche: in particolare sul fatto che si avalli la possibilità di bocciare con tre insufficienze. Ha però condiviso l’ipotesi di un miglioramento di carriera per i cattedratici ( personale docente con un alto livello di anzianità).

Soddisfatta la confederazione laica dei genitori Ceapa, la quale però chiede che l’insegnamento della religione venga collocato al di fuori dell’orario scolastico.

Al contrario la cattolica Concapa considera il progetto molto mediocre e non in grado di risolvere il problema dell’insuccesso scolastico.

Sulla stessa linea  la Federazione dei Religiosi dell’Insegnamento (Fere) che ha espresso la preoccupazione per passaggi che rappresenterebbero un grave arretramento per le garanzie di libertà dell’insegnamento.

Radicalmente critico anche il Sindacato degli Studenti, che chiede che il governo elabori un nuovo progetto perché la Loe non corrisponderebbe alle esigenze degli alunni.