Spagna. Non c’è più religione? Non c’è più religione! Ecco quello che sembra dire il Partido Popular dell’ex primo ministro spagnolo Aznar  di fronte alla riforma scolastica di Zapatero, soprattutto dopo che i socialisti hanno fatto sapere di essere intenzionati a sostenere il diritto dei non avvalentisi a non richiedere nessuna materia alternativa. Il Pp spalleggiato dall’associazione cattolica dei genitori Concapa grida alla discriminazione nei confronti degli alunni che si avvalgono dell’insegnamento della religione: più ore di scuola e il rischio di una materia in più in cui essere giudicati in un sistema che per ora prevede ancora la bocciatura obbligatoria con due insufficienze (norma introdotta dalla destra) e che in futuro la prevederà con quattro (norma introdotta dalla nuova legge socialista).

Ma a detta del quotidiano El Paìs la situazione non mostra molte vie di uscita. La laicizzazione della società spagnola sembra avanzare a passi da gigante.  In quattro anni la quota degli alunni che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica è passata dall’81,9% al 75,6%. Tra quelli che non si avvalgono c’è la gran parte di alunni  immigrati o figli di immigrati che costituisce il 7,2% della popolazione scolastica spagnola.  E il nuovo disegno di legge prevede che siano gli accordi tra stato e confessioni religiose (non solo la cattolica ma anche quella evangelica, ebraica e mussulmana) a definire per ciascuna confessione la scelta da adottare e da inserire nel regio decreto che dovrà regolare la cosa. Ma, tenuto conto che vi sono anche altre religioni che non hanno accordi con lo stato spagnolo,  per ben che vada, resta comunque aperta la questione per i non credenti.

Sotto il franchismo la religione cattolica era insegnamento obbligatorio ( e valutato) per tutti.

Negli anni dal 1977 al 1980 ci fu una certa tolleranza ma non una norma specifica in merito e quindi ci fu un periodo in cui non c’era nessuna disciplina alternativa alla religione.

Nel 1979 il concordato con la Santa Sede stabilì che Religione dovesse essere insegnata in tutte le scuole, senza essere obbligatoria,  e che gli insegnanti fossero pagati dallo stato, sebbene scelti dai vescovi.

Nel 1980 con la Legge organica sullo statuto dei centri scolastici per chi non si avvaleva dell’Irc si individuò l’alternativa in una disciplina di Etica, inserita nel percorso secondario superiore. Gli insegnanti venivano assunti con incarichi annuali.

Dieci anni dopo la Logse varata dai governi socialisti previde l’insegnamento della religione dai 6 ai 17 anni, valutabile per fare la media dei voti. Per chi non partecipava erano previste discipline alternative svariate ma che non “facevano media”. Questa è la norma di fatto attualmente ancora in vigore, che però ha assunto un altro senso da quando, con la legge varata due anni fa dalla destra, con sole due insufficienze si viene bocciati.

La stessa legge prevedeva l’arruolamento degli insegnanti di religione nei ruoli pubblici e, come sola alternativa all’insegnamento confessionale della religione cattolica, un insegnamento laico del “fatto religioso”. Ma entrambe  le cose non hanno fatto in tempo ad andare in vigore e nel frattempo il Consiglio di Stato si è anche pronunciato per un insegnamento della religione fuori dall’orario scolastico.

E Zapatero vuol ritornare anche ad un rapporto di tipo contrattuale e non funzionariale con gli insegnati di religione.