FRANCIA: QUALCOSA DI PIU’ CHE SCIOPERI E MANIFESTAZIONI.

Lo sciopero della scuola francese di martedì 27 maggio ha rappresentato un altro successo per gli organizzatori e per il movimento di lotta: oltre il 50% del personale ha aderito, nonostante si trattasse del 9° sciopero nell’arco di un anno, in una sequenza di iniziative tale da sfiancare la più combattiva delle categorie. Ma questo non sembra il caso degli insegnanti francesi. A Parigi hanno sfilato 50.000 persone, ma la manifestazione più grossa si è avuta a Marsiglia con oltre 200.000 persone in piazza, secondo gli organizzatori. Altre manifestazioni consistenti e appariscenti si sono svolte nelle principali città. Molte scuole continuano ad essere bloccate da almeno 15 giorni. In Provenza ci sono scuole elementari e materne autogestite dai genitori in attesa del rientro degli insegnanti in sciopero. Chi ha visto in queste serate i tg francesi ha avuto modo di vedere persino scuole barricate.

La tensione continua ad essere alta, l’agitazione continua ad occupare le prime pagine dei giornali e il Ministero dell’educazione minaccia ritorsioni se il movimento dovesse sfociare nel boicottaggio degli esami nazionali ( il corrispettivo dei nostri esami di stato).

La giornata di martedì scorso, che ha avuto al centro più i temi scolastici che quello intercategoriale delle pensioni, ha visto il ricompattamento del fronte sindacale: oltre a Cgt, Fsu, Unsa e Fo anche la Cfdt, assente dalla manifestazione di domenica scorsa, aveva indetto lo sciopero.

La piattaforma comunque riguarda l’opposizione alla decentralisation (la regionalizzazione contestata di 110.000 non docenti), all’ampliamento dell’autonomia universitaria ( che prevede la chiusura delle piccole università), alla riforma delle pensioni (che poterebbe il minimo da 37 anni e mezzo a 40), al blocco del reclutamento (Ferry ha sospeso il piano pluriennale di Lang), al licenziamento dei sorveglianti e degli aiutoeducatori ( circa 25.000 precari paradocenti verrebbero sostituiti da 16.000 ultraprecari).

Il Ministero, che a parole non rifiuta il confronto, rimane irremovibile. Per questo un’altra giornata di lotta è indetta per il 3 giugno da parte di Cgt, Fsu, Unsa e Fo, che promettono "un rendez-vous majeur de gréves et de manifestations".