CONTINUA LA MOBILITAZIONE DEGLI STUDENTI FRANCESI CONTRO LA PRECARIETA’. Lo sgombero della Sorbona, occupata per la prima volta dopo il maggio 1968, ha messo in luce agli occhi di tutto il profondo disagio che pervade il mondo studentesco ed educativo francese. Da quando è al governo la destra è la terza volta in quattro anni che la primavera francese è caratterizzata da consistenti movimenti di protesta.

Nel 2003 a provocare le proteste fu il decentramento scolastico e la riforma delle pensioni, nel 2005 fu la riforma della scuola, oggi è il cosiddetto CPE, il contratto di primo impiego, che fino all’età di 26 anni permette al padronato di licenziare i giovani lavoratori senza giustificato motivo.

Si tratta dell’ennesima misura neoliberista che dovrebbe sbloccare il mercato del lavoro, ma che in realtà aumenta la gamma dei lavori precari a cui sono destinati i giovani francesi all’uscita da scuole e università. Dello stesso pacchetto di misure inoltre fa parte la possibilità di inviare in apprendistato precoce a 14 anni ( prima della scadenza dell’obbligo scolastico e della scuola media che in Francia terminano rispettivamente a 16 e 15 anni).

Con simili misure il governo voleva disinnescare le cause che in novembre avevano portato ai tumulti nelle periferie, ma sembra avere ottenuto l’effetto esattamente contrario. Già il 7 febbraio 400.000 persone erano scese in manifestazione in tutte le città della Francia. La cosa si è ripetuta esattamente un mese dopo con più intensità: il 7 marzo, nel quadro di una settimana di lotta, da mezzo milione ad un milione di manifestanti, per la metà studenti, sono scesi in piazza. Nel corso di queste agitazioni a Parigi hanno sfilato 200.000 persone. E’ stato al termine di queste manifestazioni che gli universitari hanno deciso di occupare la Sorbona..

Anche altre università sono in agitazione. A Lione è stato occupato l’anfiteatro della locale università. Sono in sciopero altre tre università parigine, le due di Aix-Marsiglia, le due di Rennes, quelle di Nantes, Angers, Brest, Le Havre, Rouen, Reims e Tolosa II. I corsi sono bloccati nelle tre università di Lilla, nelle due di Grenoble e in quelle di Clermont-Ferrand, Digione, Arras, Amiens, Tours, Poitiers, La Rochelle. In tutto sono 44 su un’ottantina le università ferme.

Il rettore dell’università di Nantes ha chiesto il ritiro della legge. Anche alcuni deputati della destra, oltre naturalmente a quelli della sinistra, hanno chiesto il ritiro della legge: temono di perdere le elezioni presidenziali. Infatti secondo i sondaggi il 55% dei francesi è contrario alla legge e solo il 26% è favorevole, tra i giovani la contrarietà sale all’80%, nell’elettorato comunista è all’81%, in quello socialista al 77%, ma anche un buon terzo dell’elettorato della destra non l’approva.

Il fronte dell’opposizione sociale costituito dai sindacati CGT, CFDT, FSU, UNSA, Solidaires e persino dalla cattolica CFTC e dalle organizzazioni studentesche UNEF, UNL, FIDL e Confederation Etudiante, ha indetto una nuova manifestazione per sabato 18 marzo, ma è probabile che già il 16 ci sia una manifestazione delle organizzazioni studenetesche.


CHE COSA E’ IL CPE. L’acronimo CPE sta per Contrat Première Embauche, un nuovo contratto di lavoro cavallo di battaglia del primo ministro francese De Villepin che pensa così di aumentare l’occupazione aumentando la libertà di licenziare i neoassunti se le aziende ritengono. Esso costituisce un adattamento ai minori di 26 anni del cosiddetto Contrat Nouvelle Embauche, varato nel 2005 e contestato dalla sinistra, con il medesimo periodo di prova di due anni.

Il CPE è formalmente un contratto tempo indeterminato ma in realtà può trasformarsi in un contratto di fatto biennale: il licenziamento nei primi due anni non ha bisogno di giustificazioni né di preavviso. La differenza con gli altri lavoratori si ha sul diritto alla giusta causa, sul tempo di preavviso, sulla durata del periodo di prova, e sull’indennità di licenziamento ( quantità., durata, contributi). Per attenuare la portata di queste differenze alcuni benefici sono concessi calcolando come prova i periodi di stage e di formazione in alternanza ( apprendistato) o concedendo subito dopo un mese il diritto alla formazione individuale.

In Francia esistono altri tre contratti: quello a tempo indeterminato (CDI) garantito dal licenziamento solo con giusta causa e da un’indennità di licenziamento pari al 10% dello stipendio mensile moltiplicato per il numero degli anni di servizio; il contratto a tempo determinato (CDD) che non può eccedere i 18 mesi, il contratto di nuova assunzione (CNE), simile al CPE, ma che si applica solo nelle piccole aziende fino a 20 dipendenti.

IL CPE si muove su una linea di precarizzazione del lavoro che ha investito in questi anni tutta l’Europa. In Germania sono aumentati contratti a tempo determinato, il cui limite di tempo è stato soppresso nel 2004 e nelle piccole aziende fino a 15 dipendenti il periodo di prova può essere prolungato a piacere. In Austria nel 2003 sono scomparse le indennità di licenziamento che erano pari a un mese di anzianità per ogni anno di servizio e sono state sostituite da un preleievo dell’1,5% sul salario che costituisce un conto di sicurezza: i lavoratori licenziati possono o prelevare da questo conto o indebitarsi sulla pensione. In Spagna è stato semplificato io licenziamento e nel 2003 è stato abolito il maximum per licenziamento abusivo. In Olanda nel 1993 il tempo determinato è stato portato fino a 5 anni mentre per i licenziamenti ci sono due vie: o un accordo amministrativo pubblico o attraverso la verifica di un tribunale che determina anche l’ammontare dell’indennità. Nel Regno Unito l’arrivo dei laburisti ha prodotto piccoli miglioramenti: i contratti a tempo determinato non sono più sine die, ma limitati a 4 anni e il periodo di prova è stato portato da 2 a 1 anno, ma il regime resta sempre molto flessibile.